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venerdì 27 maggio 2011

La strage di via dei Georgofili

Il 27 maggio di diciotto anni fa, quasi duecento chili di tritolo esplosero da un'auto parcheggiata in Via dei Georgofili all'angolo con Via Lambertesca. Cinque persone vi furono uccise, tra cui una neonata e una bambina di nove anni. Il bersaglio dell'attentato era la Galleria degli Uffizi e il Corridoio Vasariano, che non ebbero danni gravissimi. La strage venne inquadrata nell'ambito della feroce risposta del clan mafioso dei Corleonesi di Totò Riina all'applicazione dell'articolo 41bis che prevedeva il carcere duro e l'isolamento per i mafiosi. Oggi le tracce dell'attentato in via dei Georgofili sono visibili nei palazzi ricostruiti, dove sono stati lasciati dei segni che identificano della parte riedificata. A ricordo della strage è stato posto un "Olivo della pace" e una lapide che riporta la profetica poesia della piccola Nadia Nencioni. Questo racconto è dedicato alla sua memoria.

Ultimo tramonto

“Firenze, ore 00:59.

Sei ancóra sveglia, piccolina?
È tardi per una bambina di nove anni, o forse è terribilmente presto. Troppo presto.
Domani, come tutte le altre mattine, c’è la scuola e ti devi svegliare alle sette. Li hai fatti i cómpiti? Brava. È importante studiare, sai? Dormi passerotto, rifúgiati nei tuoi sogni di bambina, perché domani non sarà un giorno come gli altri. Io lo so, lo sento. Di brutte storie nella mia esistenza ne ho viste tante: sono vecchia. Quello che ho annusato stanotte nell’aria, tuttavia, non mi piace per nulla.
A Firenze il maggio è profumato e nell’aria si sente una fragranza di fiori che non riesco a riconoscere. Mi piace immaginare che arrivi dalla Primavera e dal suo Giardino delle Esperidi, dipinto dal maestro Botticelli. Non lo hai mai visto, eh? Sei troppo piccola, ma presto la maestra ti porterà agli Uffizi e lí resterai senza fiato, affascinata da tutte quelle opere d’arte.

Firenze, ore 01:00.

A volte sbircio tra i tuoi sogni o forse, senza rendermene conto, sbircio in uno degli innumerevoli futuri che ti attendono. Ti vedo studiare e ballare nel piccolo teatro della parrocchia, ti vedo andare al liceo e per pudore mi vòlto da un’altra parte mentre baci il tuo primo fidanzatino. Sbircio ancóra un po’ e ti ammiro laurearti a pieni vòti. Vedo la tua famiglia orgogliosa di te, e poi leggo la tristezza nei tuoi occhi perché il ragazzo di cui sei innamorata ti ha presa in giro. Non preoccuparti piccolina: ti sembrerà di non poter andare avanti, crederai di morire di dolore, ma sarà solo una lezione di vita. Perché la vita è una maestra severa. Troppo severa. Poi vedo una nuova luce che si accende, ti guardo partorire e crescere una bambina come sei tu adesso, ti vedo regalarle l’affetto che hai ricevuto dai tuoi genitori: un eterno passaggio d’amore. Finalmente ti vedo felice piccola mia. Una donna raggiante. Ma so che si tratta solo di un maledetto sogno.

Firenze, ore 01:01.

Il male che c’è nell’aria puzza.
Puzza di odio per la gente, puzza di sopraffazione e di violenza. Il male corrompe lo spirito e cerca di mangiarsi le anime di quelli che non sono come lui.
Di male, in queste stradine del centro di Firenze, ne ho sentito tanto. Le pietre grige di cui è fatta questa città ne sono sature. Litri di sangue versato per saziare i demoni che vivono nella pancia dell’uomo. Demoni orrendi, spiriti che indossano un corpo umano e che per i propri interessi non esitano a falciare la vita di chi attraversa, anche inconsapevolmente, la loro strada. Uomini dal cuore di demone che se ne stanno a centinaia di chilometri di distanza e che questa notte hanno deciso di squarciare il mio petto.
Non ho paura di morire, perché per certi versi non sono mai nata, ma per la prima volta nella mia esistenza mi sono sentita madre. Vorrei esserlo fino in fondo, perché una madre non esita a dare la vita per i propri figli. Perché lo fa? Lo fa è basta. Lo fa perché è giusto.
Vorrei proteggerti, piccolina e ce la metterò tutta.
Se li avessi, vorrei chiudere gli occhi e stringere i denti. Farmi piú forte che mai e resistere all’urto. Vorrei essere uno scudo inattaccabile che protegge il tuo sonno e la tua vita., ma so che non ci riuscirò. So anche che il mio grido si sentirà in tutta Firenze. In tutto il mondo.
Non lontano da qui, ci sono dei ragazzi seduti sulle scale di una chiesa. Per loro sarà una notte indimenticabile, una notte d’estate da segnare sul calendario con un pennarello rosso sangue.
Una notte d’amore e di morte.

Firenze, ore 01:02.

Hai chiuso gli occhi, bambina mia.
Non ti accorgerai di nulla, dicono che sia la fine piú bella: si passa dal sonno alla morte e non ci si accorge di niente. Dal sogno all’oblio in un attimo eterno.
Sul comodino tieni il diario dove raccogli le tue fantasie. Un diario dalla copertina azzurra come il cielo che hai disegnato tante volte. Anche tu hai sentito nell’aria qualcosa di strano, vero? I bambini sono piú sensibili dei grandi, lo so, l’ho imparato in tutti questi secoli. I cuccioli d’uomo percepiscono la realtà alternativa che ci circonda e vedono al di là della soglia, dove tutto è scritto e dove quello che sarà è già stato.
Piccola mia, hai visto per un attimo cosa succederà questa notte? Io prego il vostro Dio che non sia vero, che ti abbia lasciata inconsapevole di ciò che ti aspetta. Che la paura non abbia attraversato il tuo cuore di bambina e che questo schifoso mondo non abbia infettato i tuoi sogni.
Loro, quella gente, potranno prendersi il tuo corpo, ma non il tuo cuore: quello lo difenderò io e quando tutto sarà finito farò in modo che nessuno scordi mai piú ciò che sta per succedere.

Firenze, ore 01:03.

È ora piccina.
Il tuo respiro è calmo e profumi di buono.
Sul tuo lenzuolo c’è dipinta una luna in un cielo stellato. Tra poco, quando le nuvole di fumo si saranno diradate, dallo squarcio sul mio petto entrerà un raggio di luna. Sali su quel raggio e guadagna le stelle, diventa una di loro, la piú lucente: la stella di una bambina alla quale è stato impedito di crescere.

Firenze, ore 01:04.

Il boato è piú grande di quanto mi aspettassi.
Il fiorino bianco parcheggiato davanti a me si è trasformato in una palla di luce e fuoco. Ho sentito il mio petto aprirsi, ed è stato come essere violata. Non ho sentito male, ma dolore per le persone che sono dentro di me. Le mie schegge le hanno colpite, le pietre di cui sono fatta le hanno uccise. Mi sono trasformata da baluardo in assassina.
Piango, ma non è colpa mia.
Un ragazzo, ridotto ad una torcia umana si contorce per strada. Vorrei aiutarlo, ma posso solo invocare vendetta e giustizia per i suoi carnefici. Voglio che le fiamme che lo avvolgono, brucino i corpi dei suoi assassini in eterno.
La mia bambina e i suoi genitori non ci sono piú. È stato come un parto, un parto doloroso: il mio corpo si è aperto e loro sono volati via.
Mi sento inutile: non sono riuscita a proteggerti, passerotto. E mi odio per questo. Vorrei crollare ed esserti tomba per l’eternità. Abbracciare il tuo piccolo corpo e lasciarlo dormire per sempre. Invece no, io non avrò pace, mi ricostruiranno e vivrò altri mille anni, perché sono una madre di pietra, un utero inaccessibile, una tana, un rifugio.
Il frastuono dell’esplosione è passato, ora il silenzio è interrotto solo dalle sirene della polizia e dalle loro luci azzurre. Spettri alieni e irreali in questa stretta e buia Via De’ Georgofili.
Mi chiamano Torre del Pulci, e sono solo una casa in questa notte di morte.
La notte in cui mi hanno portato via la mia bambina e la sua famiglia”.

Nella notte fra il 26 e il 27 maggio del 1993, una bomba nascosta in una Fiat Fiorino squarciò la storica Torre dei Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili. In quell’attentato mafioso morirono cinque persone: Dario Capolicchio, Angela Fiume, Fabrizio Nencioni, Caterina Nencioni e la sorella di nove anni, Nadia. Sull’ultima pagina del suo quaderno aveva scritto una poesia, bella e piena di presagi che leggiamo oggi incisa su una lapide. La poesia si intitola “Il tramonto” e recitarla ci aiuta a non dimenticare.

Il pomeriggio se ne va.
Il tramonto si avvicina
in un momento stupendo.
Il sole sta andando via (a letto).
È già sera, tutto è finito.
(Nadia Nencioni)


3 commenti:

  1. un racconto dolcissimo per una tragedia terribilissma

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  2. Post stupendo... quando successe avevo compiuto da poco 13 anni e quel che ricordo di questo attentato è poco e niente... ho invece nitido i 2 giorni delle stragi di Falcone e Borsellino nonostante siano successi un anno prima

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  3. Qualunque cosa scriva mi sembra troppo stupida rispetto a tutto questo.
    Inutile aggiungere altre parole.
    Grazie per l'emozione che hai saputo trasmettere.
    Danny

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