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mercoledì 23 settembre 2020

A proposito dell'indagine MeFu sullo stato economico e professionale dei creatori di fumetto

 Sta circolando da qualche giorno questo interessante questionario organizzato dai ragazzi del MeFu. L'iniziativa è meritoria e spero vada avanti. 

Intanto si spreca l'indignazione in rete perché appare chiaro che gli autori di fumetto vengano pagati poco e solo alcuni "privilegiati" possano davvero considerarlo un lavoro.

Vorrei fare un paio di considerazioni sulla faccenda da i miei 26 anni di "carriera".

Per prima cosa, pure essendo un disegnatore ormai datato ma piuttosto attivo in rete, devo dire che non sapevo nulla del questionario. Questo mi fa sospettare che, se non lo sapevo io, che cerco di fare il superggggiovane ad ogni costo, molti della mia generazione e più attempatelli, non sapessero nulla e, come me, non l'abbiano compilato. E' anche molto probabile che quegli autori appartengano al fumetto "popolare" da edicola e siano quindi autori che vivono del loro lavoro, da anni. La loro (nostra) presenza avrebbe cambiato le torte delle percentuali, forse dipingendo una situazione meno catastrofica. Ho quindi l'impressione che il sondaggio sia circolato prevalentemente tra i giovani emergenti e che lavorano per ambienti autoriali. 

EDIT: in effetti, i dati del grafico dell'età di chi ha risposto, parla chiaro. E  sono chiare le conseguenze che la stragrande maggioranza degli autori che guadagnano di più sono nati negli anni 60-70.

Riflettevo. Anche io ho iniziato a considerare il fumetto un "lavoro" intorno ai trent'anni, in concomitanza con l'ingresso in Diabolik e con le pubblicazioni in Francia. Era il 2002. Avevo 31 anni, ovvero la fascia di età più rappresentata nel grafico. Questo mi fa venire il dubbio che la maturazione di un fumettista, con relativa stabilizzazione economica, avvenga dopo i trent'anni. Forse, allora, non è così anomalo il quadro che si è dipinto.

Gli "ambienti" del fumetto sono l'altro grosso problema. Non siamo un corpo unico, ma siamo una miriade di individui raggruppati in circolini che non sanno cosa fanno gli altri e non li leggono. Magari si leggono tra loro, tra gli amichetti, ma il resto del mondo fumettoso è nebuloso. Sono circolini, cene, gruppetti e che di solito sparlano degli altri. Ditemi pure che non è vero, ma vi sottolineo i 26 anni di frequentazione.

Prima di arrabbiarsi perché gli editori cattivi pagano poco, iniziamo a far fronte comune e non a guardare nel proprio fighissimo orticello. 

In seconda battuta, è bene ricordare che se lo si chiama "lavoro" non ci si può relazionare come se fosse un hobby. Non è che l'editore X è obbligato a coprirmi di dobloni d'oro se io pretendo di pubblicare le storie della mia adolescenza disegnate bendato e tenendo la penna piantata nel naso. Certo, se le mie copie vanno a ruba sarà ben lieto di farlo. Ma se non vendo un calippo, allora devo stare zittino e pubblicarmi quella storia sul blog. Pensate che negli anni 80 potevamo diffondere le nostre storie alternative solo sulle fotocopie spillate fuori dal liceo. 

Se volete i big (!) money avete tre strade (oltre quella sempre consigliata di imparare a fare l'idraulico o il meccanico): la prima è quella di diventare davvero bravi e proporvi a editori mainstream, la seconda è quella di avere idee davvero sconvolgenti e vendere migliaia di copie con la vostra graphic novel e la terza è sbattervi come un tappeto ed autoprodurvi.

E leggiamo le cose degli altri! Non serve spendere milioni in libreria. Scambiamoci i pdf!

Comunque, bravi ragazzi del MeFu. E' un buon inizio. Non perdete l'entusiasmo. Chissà che finalmente gli autori di fumetto possano far fronte comune.







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