Entro in banca.
"Buongiorno, sono venuto per aggiornare i dati sull'antiriciclaggio..."
"Oh, sì. Un attimo solo (accede al database) Ecco, mancano alcune voci. Favorisca un documento."
"Eccolo..."
"Che lavoro fai?"
"Ehm... illustratore."
"Come?"
"Disegnatore di fumetti."
"..."
"...Diabolik."
"Nooooo! Il mio mito! Ce li ho tutti! I miei figli ne vanno pazzi!
Ehm, grazie. Certo che parlare di Diabolik in una banca fa strano.
Ehi! Venite! C'è il disegnatore di Diabolik!"
"#°________°#"
"Senti... che me lo faresti un disegno?"
Questa è la cronaca, un po' romanzata, di quello che mi è capitato oggi pomeriggio e che, naturalmente, mi ha fatto molto, molto, molto piacere. Ma non è stata la prima volta: su un Eurostar, il barista fan diaboliko, mi ha offerto il caffè, e ho anche strappato qualche sconto al ristorante. In un'altra occasione mi hanno riconosciuto in una falegnameria, ma c'era il trucco, visto che il tipo era il fidanzato della figlia del proprietario della fumetteria del mio paesello.
Ma, tornando alle cose serie, come ha fatto, Diabolik, a ottenere tutto questo successo?
Le storie? La forza del personaggio? I disegni? Il formato? Pensate che c'è ancora qualche editore che crede sia sufficiente imitare il formato di Diabolik per avere successo. Sciocchezze.
Diabolik è certamente fatto con grande attenzione e cura, ma è ancora qui, dopo cinquantanni, soprattutto perché la casa editrice ha un grande rispetto dei lettori. Quando Luciana Giussani, dopo la morte della sorella, si rese conto che, per la troppa mole di lavoro non riusciva più a sfornare storie mensili all'altezza, trasformò Diabolik in bimestrale, fino a che, cinque anni dopo, forze nuove arrivarono in soccorso della redazione di via Boccaccio. Rispetto e affetto nei confronti dei lettori, che passano dallo status di semplici clienti, a quello di amici, amici che condividono l'affetto per un personaggio profondamente amato dalle sue creatrici e da chi oggi ne cura le avventure.
Mai un disguido, un ritardo nelle uscite, mai una balla raccontata ai lettori, mai una mancanza di rispetto per chi, da cinquant'anni, mensilmente va a cercarlo in edicola.
Ecco. Il rispetto per i lettori è l'elemento che noi fumettari dobbiamo avere profondamente impresso nel DNA. Dobbiamo dare il massimo, sia nei disegni che nelle sceneggiature. Magari non saremo eccelsi artisti della matita, ma se saremo veri, i lettori se ne accorgeranno, verremo premiati e le nostre pubblicazioni sopravviveranno nel tempo. Altrimenti...
Praticamente cura del prodotto e del destinatario, che include coerenza, coscienza e stile. Tutte quelle cose che servono sempre, in tutto. E che al governo mancano. Del tutto!!
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