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venerdì 15 febbraio 2013

Di LAW che termina e delle miniserie acquistate in blocco dopo la conclusione

Molti lettori mi dicono questa cosa: "Sai, quando esce una miniserie, non compro gli albi in edicola, ma aspetto che sia finita e la compro tutta insieme. Non voglio rischiare che, per scarse vendite, la pubblicazione venga interrotta prima del finale"
Li capisco bene.
E' già brutto quando viene interrotta una serie ongoing, dove non è previsto un finale vero e proprio, figuriamoci quando a essere troncata è una serie che prevede un epilogo. 
Eppure a volte capita. Di solito quando le vendite sono così basse da non solo non guadagnare, ma addirittura da creare buchi che potrebbero trascinare nel baratro anche le pubblicazioni più solide. Consci di questo, come abbiamo visto, molti lettori aspettano la conclusione della miniserie e poi l'acquistano in fumetteria oppure addirittura usata. Se per il consumatore questa è una saggia pratica, allo stesso tempo è assai pericolosa per la serie stessa, perché se, paradossalmente, tutti facessero così, nessuna miniserie arriverebbe a conclusione.
Ecco, mi rivolgo specialmente a tutti coloro che praticano questo particolare tipo di acquisto paziente. Questo mese LAW, la miniserie di Cacie  Salati, termina. 
E termina col botto. 
Quindi, andate nella vostra fumetteria, recuperate i sei volumi (576 pagine per 17,40€ è un buon prezzo) e concedetevi una pausa dal logorio della vita moderna, leggendo le avventure  dello studio Cussler&Brandise. Non ve ne pentirete. Anzi, vi pentirete di non averlo acquistato con regolarità in edicola. Malfidati.   

Addendum.
Una nota di merito per la bravuta e la professionalità dei disegnatori Paola Camoriano e Salvatore Coppola alle matite e Paolo Antiga e Enza Fontana alle chine. 

Comunicato

Siamo giunti al termine di LAW, la coinvolgente mini serie legal thriller di Davide G. G. Caci e Giorgio Salati, pubblicata da Star Comics a partire dal mese di Aprile 2012.
Dal prossimo 14 Febbraio 2013 arriva in edicola e fumetteria l’ultimo numero: LAW 6 – OBIEZIONE!


 

Siamo alla resa dei conti finale e lo studio Cussler&Brandise è sull’orlo dell’autodistruzione.
Gwen è a processo con l’accusa di aver ucciso suo marito e insiste ad auto-difendersi, ma non lo fa in maniera efficace. Nat, Donnie e Chris sono convinti della sua colpevolezza. Chris persiste nel far uso di cocaina e ha la mente annebbiata. Donnie e Rachel hanno interrotto la loro relazione e Donnie si è sentito male. Rachel è l’unica che non si dà per vinta e continua a lottare. Lo studio sembra quindi andare a pezzi e solo un miracolo potrebbe salvare la vita a Gwen, che si avvicina sempre di più all’iniezione letale. I nostri avvocati venderanno cara la pelle, fuori e dentro il tribunale!
Non perdete questo ultimo episodio di LAW e ricordate che tutti gli arretrati della serie sono disponibili e acquistabili in fumetteria e nello acquista on-line del sito www.starcomics.com.

Info serie: LAW 6 - OBIEZIONE! di Davide G. G. Caci, Giorgio Salati, disegni: Salvatore Coppola, Paola Camoriano e Paolo Antiga, 16x26, B, 96pp, b/n,€ 2,70.
In edicola e fumetteria dal 14 Febbraio 2013! 

 

mercoledì 13 febbraio 2013

Di Davvero, Ortolani e dei fumetti stranieri ristampati nel formato bonelliano


In edicola trovate "Scherzare col fuoco", il terzo numero di DAVVERO, il fumetto di Paola Barbato e illustrato dal bravo Damjan Stanich.
Vi ricordo che da questo numero, DAVVERO è diventato bimestrale, malgrado che, per un disguido, non sia stato comunicato sull'albo precedente.
Sul blog del sommo Leo Ortolani, leggo un bel post dedicato a DAVVERO, ed è il secondo.
Leo scrive: "Se posso anche solo lontanamente spendere due parole dal gradino su cui sono seduto nel mondo del fumetto, secondo me, DAVVERO è una gran bella serie. Ed è italiana."
Eh, sì...
Un fumetto italiano, fatto da italiani nel formato italiano. Non francese o americano adattato al formato popolare nostrano (cosa che mi fa la stessa impressione di vedere una squadra di calcio italiana composta solo da stranieri). Chiariamo, non è una colpa quella di pubblicare fumetti stranieri nel formato italiano, anzi, complimenti per l'operazione commerciale che crea utili e magari permette di investire anche sul territorio, ma quando c'è una casa editrice come la Star Comics che investe sui cervelli indigeni, credo sia da sottolineare e applaudire.
Potete, anzi, dovete, leggere tutto il post di Ortolani QUI.
Grazie, Leo. Grazie di cuore!

E ricordatevi che se avete perso il primo numero di DAVVERO potete farvelo spedire a CASA (anche se abusiva) al prezzo di copertina (2,90€) senza spese di spedizione. Per ordinarlo andate QUI.

martedì 6 settembre 2011

Come in "Misery non deve morire"

Mi ricollego ad una discussione e ad un post scritto qualche giorno fa, dove sostenevo che, a mio (inutile) parere, forse è venuto il tempo di porre un freno alle miniserie a fumetti di 4, 8, 12 numeri. Una forma narrativa interessante, che ho sposato per scelta e necessità, ma che impedisce di cogliere e fidelizzare nuovi lettori.
Ora che sta terminando "The Secret" ricevo continuamente la richiesta dei lettori di una seconda serie, ipotesi che malgrado il progetto sia andato bene non è stata prevista fin dall'inizio. Come detto anche pubblicamente, per una scelta narrativa che vi apparirà chiara nell'ultimo episodio, non è possibile andare avanti.
A testimonianza del fatto che il lettore "occasionale", quello che dobbiamo catturare e affascinare se ci preme sia il lavoro che la sopravvivenza del fumetto, non capisce proprio l'idea della miniserie, pubblico una mail che mi è recentemente arrivata.

L'amico mi scrive:
"Scusa se ti faccio queste domande e se vuoi, ovviamente, puoi non rispondermi... ma voi o tu cosa fai per lavoro? Non fate fumetti ? The Secret è stata una cosa fatta così per fare e basta?
Dico questo perchè sia a me che a mia moglie sono piaciuti molto i fumetti vostri, e sarebbe bello continuare a leggerli. Perciò dicevo se ci sarà un'altra serie o un qualcosa di simile (...) Cmq veramente complimenti ancora e spero che quello che volevate ottenere l'avete ottenuto. Un affettuoso saluto."


Come la mettiamo?
Amici dal palato fine, dovete rassegnarvi all'evidenza: siete una nicchia, rispettabilissima, ma nicchia.
E io amo ancora il fumetto popolare.



Comunque, nel dubbio, dovessi trovarmi in panne con l'auto, mi guarderò bene dal rivelare a chi mi soccorre, la mia professione.

martedì 1 marzo 2011

Anteprima "Il fattore cigno nero" e autodafé di Di Bernardo



Giuseppe Di Bernardo si alza e guarda negli occhi la giuria popolare.

“Signor giudice, mi dichiaro colpevole. Vede, è tutta colpa mia...”
“Aspetti un attimo, Signor Di Bernardo, riassumiamo l'accaduto per i signori della corte. Che cosa è successo?”
“Ecco... io sono lo sceneggiatore e il curatore di una nuova serie a fumetti della Star Comics in uscita a fine marzo. Si intitola 'The Secret' e parla di argomenti che mi appassionano da sempre, come l'ufologia, il complottismo e i rapimenti alieni.”
“Queste passioni non depongono a suo favore, sa?”
“Sì, mi rendo conto, signore, ma mi lasci spiegare... Raccontare questa storia, per me, non è stato un lavoro. L'avrei fatto gratis. Lo farei gratis, come molte cose che scrivo. In fondo a me bastano i soldi per pagare le bollette e, ogni tanto, portare fuori a cena quella meravigliosa creatura che mi vive a fianco. Le ho mai parlato di quanto è deliziosa la mia ragazza?”
“Non divaghiamo.”
“Certo, Vostro Onore.”
“Vada avanti, Di Bernardo.”
“Insomma, i primi di agosto ho consegnato la sceneggiatura a Michela Da Sacco, la bravissima disegnatrice padovana che mi aveva accompagnato in tre episodi de 'L'Insonne'. Un'amica, autrice di grande talento, che avrebbe garantito un inizio 'col botto' alla serie a cui tanto tenevo...”
“Avrebbe?”
“Sì, perché il 5 gennaio 2011, a quaranta giorni dalla stampa del primo numero, Michela mi ha telefonato 'rinunciando al lavoro' e spiegandomi i gravi motivi di natura personale. Così, appariva chiaro che purtroppo non c'era possibilità che terminasse il bellissimo lavoro che stava facendo. Spero che ci sarà un'altra occasione, magari più serena, di lavorare insieme. Il grosso problema è che aveva fatto soltanto 40 tavole delle 96 che doveva produrre. Mi sono così trovato a dover far realizzare 56 tavole a matita in 40 giorni, mentre tutte le 96 tavole andavano inchiostrate nuovamente per uniformare lo stile. Abbiamo chiesto a molti disegnatori di aiutarci e tanti hanno risposto picche. Non volevano rovinarsi la reputazione disegnando un episodio non al massimo delle loro possibilità. Per la serie: 'stai affogando, ma non ti aiuto perché mi sporco il vestito buono'. Legittimo, ma se l'affogante non affoga, poi magari se la lega al dito. Alla fine, finalmente, due kamikaze, avvezzi alle imprese impossibili hanno accettato di aiutarci...”
“I nomi, per favore.”
Daniele Statella e Fabio Piacentini. Il primo alle matite e il secondo agli inchiostri.”
“Quindi avete risolto?”
“'nsomma... Realizzare tutte queste tavole in così poco tempo ed improvvisamente, non è facile. Ci sono impegni pregressi, casini personali e poi questa storia era davvero difficile. Difficile come tutte le storie di 'The Secret', d'altra parte. Mica è un fumetto d'atmosfera e pippe mentali! Qui tutto è collegato e dovrebbe funzionare come un preciso meccanismo ad orologeria. Oltretutto io sono un 'rompicoglioni patentato'. Purtroppo per i miei autori, sono anche un disegnatore e insisto che il disegno sia bello, narrativamente corretto e preciso. Ad aiutarci sono quindi intervenuti Beniamino Del Vecchio, Jenny Della Schiava e Jacopo Brandi. Hanno lavorato nell'ombra per sistemare le tavole, e senza di loro questo episodio non avrebbe visto la luce. Io stesso sto personalmente facendo ancora delle correzioni.”
“Ma scusi, Di Bernardo, perché non avete rinviato l'uscita?”
“Non era possibile per precise pianificazioni editoriali. Cose a cui i disegnatori, chini sul loro tavolino, non pensano mai. 'Posso slittare la consegna di qualche giorno?' Mi dicono. No! Ci sono contratti da rispettare con i distributori e un sacco di beghe burocratiche. Là fuori, nel mondo reale, non nel Matrix del fumetto, la gente va in tribunale e paga penali. E in tribunale ho rischiato di finirci anch'io come responsabile di questa testata. Per questo mi dichiaro colpevole. Voglio il massimo della pena. Io dovevo verificare che Michela realizzasse un numero mensile di tavole sufficienti. Non mi dovevo fidare delle rassicurazioni e dei vari 'recupererò'. Il responsabile di una pubblicazione deve essere spietato. Ne va del suo progetto e dei tanti soldi che un editore investe. Amici miei, ogni lancio di nuova testata sono migliaia di euro investiti. Cifre a cinque zeri. Serve professionalità, oltre che a un contratto o ad una lettera d'incarico per voi. Serve anche che un editore si tuteli, iniziando la lavorazione del prodotto con largo anticipo.”
“In conclusione?”
“L'albo è finito nei tempi. Spero che il lettore lo apprezzi comunque, malgrado le vicissitudini che l'hanno accompagnato. Per i prossimi albi non succederà. Sono tutti molto avanti nella realizzazione. Rosario Raho, Walter Trono, Massimiliano Bergamo e Fabrizio Galliccia stanno facendo un ottimo lavoro e, almeno loro, rispettano i tempi.”

Entra la corte e Giuseppe Di Bernardo abbassa la testa aspettando il verdetto.

“Nel nome del popolo sovrano dei lettori di fumetto, questa corte giudica Giuseppe Di Bernardo...”








giovedì 24 febbraio 2011

Storia di fumettisti, leoni e di mosche...

Prendo spunto dalle parole dell'amica Manuela Soriani che ha commentato un mio precedente post. Manuela è un'ottima disegnatrice, una persona che si è davvero rotta la schiena per fare fumetto. Ora si è allontanata dal nostro “piccolo mondo antico”, ma credo che prima o poi troverà l'occasione di rientrare nel giro, anche se non è detto che sia la sua strada.

Inizia tutto con questa mia chiosa: "E tenete presente una cosa... una cosa che dentro non volete sentir dire: quelli bravi davvero li prendono subito."

Manuela: Non soltanto, Giuseppe. Lavorano anche quelli che hanno le amicizie giuste.

Giuseppe: Forse va detto che anche sapersi coltivare le “amicizie giuste” potrebbe essere considerato un merito, se l'autore in questione vale davvero.

M: E che i giovani esordienti non pensino che la buona volontà venga premiata.

G: No. Serve anche il talento. La buona volontà aiuta, come aiuta essere dei professionisti veri.

M: Quelli che lavorano sodo e con dedizione finiscono in mezzo alla strada come tutti gli altri, e senza nemmeno un "ciao".

G: Posso dissentire? Io, di autori validi "scaricati" ne vedo pochi. Dovremmo farla finita di comportarci da vittime. Dovremmo essere padroni della nostra vita e smetterla di considerare un nemico l'editore che ci pubblica. Nella mia ultima esperienza, che sto proprio vivendo in questi giorni con la realizzazione di “The Secret”, ho avuto una percezione molto diversa della faccenda. Tantissimi disegnatori mi hanno detto di “no”. Altri hanno chiesto se avevo una storia e quando gli ho detto sì, hanno cambiato opinione. Altri hanno affrontato l'impegno con superficialità, non rispettando la sceneggiatura, le indicazioni e la documentazione. Altri invece, hanno dato molto di più di quello che mi aspettavo. E la sai la cosa curiosa? Che a “tradire” sono stati proprio i “professionisti”, mentre gli esordienti al primo lavoro sono stati bravissimi e umili. Forse perché ancora non hanno capito come stanno le cose? Può darsi, ma sono certo che un paio di loro, tra qualche tempo saranno a lavorare per editori davvero grossi, mentre gli altri staranno ancora a barcamenarsi in qualche modo. Perdonami, ma quello che ci è successo (e che non rivelo per amicizia) avrebbe troncato le gambe a tutti, avrebbe fatto gridare allo scandalo su tutti i blog e i forum e poteva finire in tribunale. Invece io sono qui, insieme a colleghi disponibili e di valore a ritoccare le vignette fatte male e a cercare di salvare una barca che rischiava di affondare prima del varo.
Non sto incolpando nessuno.
Capisco che certe cose possano capitare e sto al gioco, ma d'ora in poi ascolterò con molta più sufficienza le lamentele degli autori verso gli “editori cattivi”. Non sempre a “finire in mezzo a una strada” sono gli autori.

M: E molto spesso non hanno nemmeno il tempo per migliorare nel corso degli anni, visti i tempi medi di consegna che vengono richiesti.

G: Dissento di nuovo. Guarda che disegnando tanto si migliora comunque. Se si smette di "crescere" è solo colpa nostra. Io capisco, e ci sono passato, che se c'è da pagare un mutuo siamo costretti a "trottare" con le consegne, ma non ce l'ha prescritto il dottore.
Si fanno delle scelte.
Alcuni preferiscono aspettare il "treno buono" e magari un giorno passa, altri, come il sottoscritto, fanno qualsiasi lavoro per andare avanti, perché altrimenti "si deve fare un lavoro serio e abbandonare i propri sogni".

M: Questo li danneggia ulteriormente, perché quando cercano di proporsi altrove si ritrovano con portfoli scarni e di qualità medio bassa.

G: E allora, se si vuole fare il "salto di qualità", o meglio, se si vuol provare a farlo, ci si prende tre mesi, sapendo che non si guadagnerà un euro, e si lavora ad un portfolio dignitoso. Ora stai a vedere che se i portfoli sono scarsi è colpa degli editori che ci pubblicano.

M: Ci sono davvero un sacco di buoni motivi per non fare fumetto.

G: Su questo sono profondamente d'accordo. Non facciamolo. Facciamo altro! Io è una vita che voglio darmi all'imbiancatura. Se domani mi chiuderanno tutte le porte in faccia, farò altro, e non è detto che continui a disegnare o scrivere. Cambiare è sempre fonte di crescita.

M: E solo chi osserva dalla distanza, avendo cambiato settore, può capire quanto questo mercato sia ristretto e limitato.

G: Anche dall'interno appare ristretto, ma sono le dinamiche umane che ci fregano.
I fumettisti sono persone che riflettono nel lavoro la loro personalità. Se un autore ha una crisi lo si vede nel lavoro che fa. Il fumettista non è tutelato, non ha pensione, non ha malattia, viene pagato spesso pochissimo, viene sfruttato, viene vessato, ma è libero. Libero anche di non consegnare la storia che aveva preso l'impegno di realizzare a 40 giorni dall'andata in stampa. Libero di cambiare lavoro e libero di fare altro. Le regole sono sbagliate e spesso non ci sono? Fare altro, cambiare settore è l'unica cosa da fare. Se un posto non mi soddisfa posso andarmene o cercare di cambiarlo dall'interno.
La sapete la leggenda curda della mosca e del leone?

"Un giorno la mosca ritrovandosi collocata sulla pancia di un leone, decise di diventarne amica e per fare questo tentò di attirare l'attenzione del re degli animali. Non riuscendo nell'impresa si avvicinò all'orecchio del leone invitandolo a stringere un patto di amicizia, ma il re non prese in considerazione la proposta, derise la mosca e la scacciò in malo modo. Quest'ultima meditò una vendetta e si infilò in fondo alle narici del leone disturbandolo notevolmente al punto da costringerlo a dare una serie di musate su una roccia finendo così con l'insanguinarsi il naso; a causa della presenza della mosca, il leone piano piano impazzì e si gettò da una rupe e morì. Appena un attimo prima la mosca uscì dalle narici per chiedere nuovamente al leone se voleva fare la pace e stringere una amicizia."
(Ringrazio Francesco Matteuzzi di avermela raccontata)
Capita la metafora?

M: E quanto danneggi le potenzialità stesse dell'artista.

G: Ma siamo artisti o artigiani? Io propendo per la seconda definizione, anche se vedo molti modesti artigiani comportarsi come "artisti", ma nella accezione negativa del termine: meteoropatici, non professionali, raffazzonati, primedonne mancate etc. Ci manca che devastino le camere d'albergo, poi siamo a posto.

Poi "Max" interviene:
Concordo pienamente con la brava Manuela Soriani. Del resto sono le stesse sensazioni che provo io leggendo le cose che escono in edicola

G: Un bel gatto che si morde la coda. E' sempre colpa del gatto. Forse la situazione è tale perché i lettori diminuiscono a vista d'occhio, oppure i lettori diminuiscono perché si fanno prodotti approssimativi e senza professionalità e amore? Anche in questo caso, nessun dottore prescrive l'acquisto di fumetti.

Grazie a Manuela e Max per il loro prezioso intervento.

mercoledì 23 febbraio 2011

E' un mondo difficile...



Mi capita di ricevere continuamente le lamentele da parte di fumettisti in cerca di prima occupazione.
Questi autori scrivono o contattano gli Editori per cui lavoro e si propongono con tavole di prova.
Spesso capita che non ricevono risposta e allora scrivono a me per una lamentela-intercessione.


"XXX non mi ha mai risposto, ho provato a riscrivergli ma niente. Cosa devo fare? ...una domanda in carta bollata?"


Oppure

"A Lucca mi aveva detto che i miei disegni gli piacevano, gli ho scritto ma non mi ha mai risposto. Puoi fare qualcosa? Puoi darmi la mail dell'Editore?"


Amici miei, sapeste in quanti neppure rispondono a me.

Siete tanti.
Una marea.
Tutti ansiosi di cominciare, ma non c'è posto per tutti.
Viene fatta una selezione, giusta o meno. Rassegnatevi.

Prima di iniziare a lavorare per L'Astorina, Jacopo Brandi e io, abbiamo fatto 40 tavole di prova per Bonelli. Credete che ci abbiano mai risposto ufficialmente?
No.
Ed è comprensibile.

Mettetevelo in testa: se non vi rispondono equivale ad un "Per ora non ci interessa, grazie."
All'autore non resta che continuare a provare e a insistere, con umiltà e pazienza.
E tenete presente una cosa... una cosa che dentro non volete sentir dire: quelli bravi davvero li prendono subito.

venerdì 20 agosto 2010

Il fumetto in mutande?



Ci risiamo, torniamo a parlare della crisi, vera o presunta, dei comics made in Italy.
Non riassumerò la faccenda, ma la questione parte da in post dell'amico (e mio editore) Mario Taccolini delle Edizioni Arcadia.
Ecco qui l'intervento di Taccolini che nel Blog di RRobe viene ripreso con la promessa di venir riesaminato a settembre.

Dico in due parole la mia posizione.

Certo, la crisi ha colpito anche il fumetto, certo, fare il disegnatore/autore in Italia e viverci, è un privilegio per pochissimi. Certo, le vendite vanno male, male in edicola, malissimo (per quello che so) in fumetteria.
I motivi sono tantissimi, dalla distruibuzione, alla poca visibilità, al calo di interesse dei lettori.
Ma su una cosa io continuo a puntare l'indice: secondo il mio modestissimo parere noi fumettisti facciamo fumetti solo per noi, e rappresentano solo noi.
Dovremmo uscire dalle camerette in cui siamo (troppo) cresciuti, fatti e strafatti (nel senso della droga) di telefilm, fumetti, e ricordi d'infanzia. Dovremmo essere più aggressivi (e non solo sui forum e sui blog), ma raccontare la vita vera, quella là fuori, invece ci ostiniamo (io per primo, sia ben chiaro), a riproporre i soliti personaggi dal solito vetusto linguaggio. Lo facciamo un po' per colpa nostra, un po' per colpa degli Editori ed Editor che non osano rischiare.
Evoluzione è la parola chiave.
Credo che, editorialmente parlando, ci aspetti un "cigno nero", un evento imprevedibile che manderà tutte le nostre abitudini a farsi benedire. Solo che avrà fatto scelte corggiose e diverse potrà sopravvivere.