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martedì 3 luglio 2012

Storie di cantastorie

A Fumettoville, i cantastorie si sprecavano.
Spesso un po' saputelli, vivevano ancora della gioia di quando la maestra gli metteva 7 + al tema libero del lunedì mattina. Fermamente convinti di avere il baule pieno racconti a cui mancava solo un editore illuminato che sapesse cogliere il quid che albergava dentro di loro, ma che non aveva l'opportunità di esprimersi per colpa della lobby dei Confratelli della gran loggia del pennino o di chi era semplicemente troppo stupido per apprezzarli.
A Fumettoville, però, i cantastorie facevano una grande fatica a trovare un parthner che illustrasse le proprie fantasie. I pittori del buffo paesino erano sospettosi, restii a prestare l'opera al primo venuto. Le cassette postali di questi artisti erano satolle di richieste di amicizia e collaborazione. "Ciao, sono un idraulico con una grande passione per i fumetti! Ho realizzato un innovativo adattamento di "Guerra e pace" di solo 2000 tavole. Che ne diresti di illustrarlo? Gratis. Tanto ti diverti, no?"
E ancora. "Ho avuto una idea geniale per una graphic novel (si dice così, vero? Scusa, ma non sono molto esperto di termini fumettistici. Io lavoro in ditta da mio padre, ma alle 17 stacco. Tanto a scrivere storielle che ci vuole?) Si tratta della storia di un koala velocissimo e l'ho chiamato Speedy Koala. Originale, no?" Così, gli artisti locali, sempre che di artisti si potesse comunque parlare, iniziarono ad anteporre comprensibilmente il loro lavoro, alla giusta retribuzione in denaro. In qualche caso bastava almeno uno scambio in natura, due salami per una tavola, una scamorza per una copertina e così via.
Anche a Fumettoville imperversava la crisi.
Ma un giorno, uno dei cantastorie più conosciuti del paese, chiese ai suoi compaesani di partecipare ad uno strano progetto no-profit. Si trattava di illustrare qualche pagina di una storia giudicata troppo rischiosa dai grandi produttori di carretti per cantastorie. Una storia che puntava ad un pubblico diverso, che mai era stato preso in considerazione dagli altri, tutti presi a raccontarsi addosso le solite robe. Questo cantastorie non offriva denaro, ma i consigli provenienti da una esperienza maturata sul campo delle storie disegnate. Chi avesse lavorato con lui avrebbe potuto fare un viaggio accanto ad un capitano di lungo corso, un pilota prestigioso, uno di quelli che ti fa sembrare il lavoro una vacanza.
Fu così, che i pittori risposero in massa.
Chi per calcolo, chi per la speranza di mettersi in luce, chi per puro divertimento, illustrarono le vicende narrate dal cantastorie e le regalarono al pubblico. Ma gli altri cantastorie, quelli che non avevano nessuno che volesse rappresentare i loro sogni, iniziarono a vomitare veleno.
Sui muri di tutta Fumettoville, scrissero che quella iniziativa era un raggiro, uno scandalo, una bieca truffa, che il cantastorie aveva usato poteri magici per circuire i pittori, e che questi mentecatti andavano interdetti. Iniziarono a travisare la realtà, forse neppure consapevolmente, ma accecati dalla delusione di chi si vede escluso a causa di un meccanismo crudele.

Scuotendo la testa, il vecchio saggio leggeva triste le ingiurie scritte sui muri dello strambo paesello. Non entrava nel merito della storia. Non la giudicava, ci avrebbero pensato i posteri, ma lui, che abitava lì da sempre, non capiva più i suoi concittadini. Un tempo, ricordava, quel posto era affollato e i cantastorie si esibivano sempre di fronte ad un pubblico strabordante.
 Poi era iniziata l'emorragia.
Il paesello si era svuotato e ad ascoltare i cantastorie orbitavano poche anime sempre più distratte. Ormai era chiaro: c'erano più aspiranti cantastore che banali ma onesti spettatori. "E' quella la causa di tanto astio", pensò il vecchio saggio. Quando diminuisce il cibo, le bestie lottano tra di loro per accaparrarsi l'ultimo boccone. Gli spettatori a Fumettoville stavano svanendo, e la violenza, anche solo quella verbale, era diventata la regola.
Eppure c'era posto per tutti e non servivano raccomandazioni, ma soltanto pazienza e talento. "Quello serve, sì", pensò il vecchio saggio.
Non serve solo la tecnica, ma anche il cuore.
 E il cuore di quel paesino, sembrava ormai pieno solo di sangue rappreso.  


Disclaimer: "Strane storie" sono solo dei vaneggiamenti il più delle volte dovuti al caldo. Se credete di riconoscerci questa o quella vicenda realmente accaduta, è solo un vostro problema percettivo.

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