Che Diabolik fosse una star del jet set
italiano, malgrado fosse fatto di carta e china e non di carne e
sangue, mi è stato chiaro fin dal primo istante in cui la mia matita
lo ha incrociato.
Quando dieci anni fa, il Re del Terrore
compiva quarant'anni, io sono entrato in forza alla casa editrice
Astorina, ma per uno strano scherzo del destino, quel giorno
Diabolik, il pericoloso criminale, mi ha salvato la vita.
La storia che state per leggere l'ho
raccontata tante volte agli incontri sul personaggio creato dalle
sorelle Giussani, ma non credo di averla mai messa per iscritto e
oggi mi sembra proprio arrivato il momento.
La mia avventura con il re dei ladri
inizia proprio con un furto.
Era il 2002 e, mentre guidavo verso
casa a notte fonda, passai davanti ad un edicola dove faceva bella
mostra di sé un cartone raffigurante un bacio tra Eva e Diabolik.
Era uno di quei cartoni pubblicitari per una ristampa del Re del
terrore, credo ad opera della Mondadori. Quel disegno aveva attratto
la mia attenzione e pensai che sarebbe stato benissimo nel mio
piccolo studio di fumettista. Così decisi di prenderlo. Aprii il
portellone dell'auto, sfilai il cartone dal fil di ferro che lo
bloccava e lo caricai in macchina, proprio mentre qualcuno,
probabilmente l'edicolante, mi gridava contro da una finestra aperta.
Mi spiace, amico mio, se leggi questo blog, sappi che è tutto
passato in prescrizione. Comunque, dopo pochi giorni da quando
posizionai il cartone nel mio studio accadde il miracolo.
Ma facciamo un passo indietro.
Disegnavo fumetti dal 1994. Nel mio
curriculum c'erano state pubblicazioni importanti, un Mister No,
Lazarus Ledd, la mia adorata Insonne, ma malgrado ben quaranta, dico
quaranta tavole di prova spedite alla Sergio Bonelli editore,
realizzate con Jacopo Brandi, non ero riuscito a convincere la
redazione di via Buonarroti a darci una possibilità. Le tavole erano
belle, dicevano, ma non c'era posto.
Io, che mi occupavo soprattutto di
pubblicità, per spot dedicati ai bambini, sia come storyborder che
copywriter, mi ero davvero stancato di un precariato fumettistico
senza speranza e avevo deciso di abbandonare i fumetti per dedicarmi
totalmente alla pubblicità. Una scelta dolorosa ma che appariva
l'unica soluzione ma non potevo sapere che l'Universo stava già
cospirando alle mie spalle per cambiarmi la vita.
Avevo avuto la telefonata di una
persona che mi chiedeva di mandargli qualche mia tavola per un non
ben precisato progetto a fumetti. Accettai con malavoglia di
spedirgli qualche tavola, e riempii la busta con le fotocopie che
affollavano il mio tavolo da disegno laccato nero (sì, giovani
colleghi, parlo di fotocopie. Nel 2001 la mail non era così
diffusa... e non c'era neppure Google, SketchUp, la possibilità di
fare i fermo immagine dai film, la cintiq e tutte quelle cosettine
che vi semplificano il lavoro). Comunque, dicevo, raccolsi tutte le
fotocopie che c'erano sul mio tavolo, più con l'idea di far pulito,
piuttosto che preparare un book di presentazione. Ero sfiduciato e
anche parecchio incazzato. Ero bravo. Lo sapevo. Avevo una lunga
esperienza, le prove bonelliane che avevamo fatto sono a tutt'oggi
alcune le cose migliori che abbiamo sfornato. Eppure sembrava che non
fosse proprio possibile essere presi in considerazione in un ambiente
in cui sembravano svilupparsi dinamiche che non comprendevo e da cui
ero escluso.
Io credo nella sincronicità, l'ho
scritto tante volte su questo blog, e quello che stava per accadere
ne è una prova evidente.
Ma cosa c'entra il cartone
rappresentante il bacio tra Eva e Diabolik?
C'entra, perché pochi giorni dopo "il
furto", mi chiamò la persona che mi aveva chiesto le fotocopie
perché un suo amico, Giorgio Montorio, inchiostratore di Diabolik,
le aveva viste e le considerava adatte alla serie. Avrebbe voluto
inchiostrami e mi proponeva di fare delle prove. Capite? Se io non
avessi messo nella busta anche delle matite, Giorgio non le avrebbe
viste e non avrebbe potuto pensare che il mio modo di disegnare era
compatibile col suo, e certamente non mi avrebbe proposto di fare
delle tavole di prova ufficiale per Diabolik. Tavole di prova che
andarono bene e che mi permisero, poco tempo dopo il furto di quel
cartone pubblicitario, di lavorare per uno dei più importanti
editori italiani e per l'eroe dei fumetti, forse più conosciuto.
E non solo.
L'astorina era ed è una famiglia
eccezionale, fatta di persone splendide. Davvero rare, non solo nel
mondo dei fumetti. I fan diabolici erano una forza, e Diabolik stava
sempre di più trasformandosi da personaggio dei comics a brand. Il
suo marchio si poteva trovare nell'abbigliamento, nei gadget, nei
videogiochi, nei cartoni animati e chi più ne ha più ne metta.
Diabolik stava trasfigurando.
E questo venerdì sera lo ho pensato ancora, quando, all'inaugurazione di una mostra dedicata ai cinquant'anni del re del terrore, è stato proiettato il trailer della serie di telefilm prodotta da sky che lo vedrà come protagonista.
E questo venerdì sera lo ho pensato ancora, quando, all'inaugurazione di una mostra dedicata ai cinquant'anni del re del terrore, è stato proiettato il trailer della serie di telefilm prodotta da sky che lo vedrà come protagonista.
Del film o del telefilm dedicato al
ladro di Clerville, sentivo parlare dal mio primo giorno come
disegnatore, dieci anni fa. Sembrava proprio che il diavolo, appunto,
ci mettesse la coda per impedirne la realizzazione, ma quando venerdì
sera l'ho visto finalmente proiettato, ammetto che avevo la pelle
d'oca. Tra tantissimi amici e colleghi, provenienti da tutta Italia,
ho avuto la precisa sensazione di far parte della storia di un
personaggio così importante del mondo del fumetto italiano e anche
la consapevolezza di essere un ingranaggio che contribuisce a farlo
continuare a vivere come volevano Angela e Luciana Giussani.
Anche per questo, Diabolik merita una
grande considerazione.
E vorrei dirlo a chi verrà, a chi lo
disegnerà domani, magari dopo di me. Attenti: state maneggiando un
pezzo di storia della cultura e del costume italiano, ma non solo.
Questo personaggio ha rappresentato, per le sue creatrici, qualcosa
che va ben oltre ad una semplice pubblicazione. E' più simile
all'amore che una madre prova per il figlio.
Diabolik, di madri ne ha avute
addirittura due, e forse è per questo che è ancora qui.
Un bellissimo articolo, una stupenda storia, e anch'io sono orgoglioso di poterla vivere numero dopo numero!
RispondiEliminaMe lo mandi anche a me?
RispondiEliminaChe devo mandarti?
EliminaMarta o Alice....
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