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martedì 19 giugno 2012

L'Insonne in allegato?

Scopriamo le carte.
Qualche settimana fa ho avuto un colloquio presso gli uffici del quotidiano "La Nazione", per l'ipotetica pubblicazione de L'Insonne allegata al noto giornale fiorentino. L'idea era piaciuta molto all'ufficio marketing e per questo avevo nutrito serie speranze di poter vedere Desdemona al pari di fumetti più blasonati ristampati e allegati ai più prestigiosi quotidiani.
Il progetto consisteva nel regalare i fumetti a chi acquistava il quotidiano o al massimo proporli ad un prezzo irrisorio.



Ci avevo creduto davvero.
E invece picche.
L'investimento sarebbe stato "insostenibile", mi han detto, malgrado avessi chiesto per i disegnatori e gli altri sceneggiatori, solo un rimborso "simbolico". Evidentemente la crisi ha denti più affilati del previsto e i soldi per iniziative promozionali sono sempre meno.
Ci sono rimasto male?
No, ci sono abituato.
Mi ero illuso altre mille volte.
Mi sono illuso ogni volta che la serie è ricominciata di aver trovato un editore solido e mi sono illuso quando ci hanno proposto film e serie televisive (giuro, è accaduto almeno quattro volte). Mi sono illuso ogni volta che ho preso un treno per Milano, Roma, Città di Castello, Perugia ecc, ecc. Un commesso viaggiatore con una borsa piena di albi e la testa piena di sogni.
Nel frattempo, però, ho avuto un altro interessamento davvero inaspettato.
Si tratta solo di "una remota ipotesi", ma io, come una verginella sedotta e abbandonata, mi attacco a tutto pur di continuare a sperare.


E penso ai ragazzi delle scuole del fumetto. Tanti. Troppi per quello che il mercato può sopportare.
Li vedo ai loro banchi mentre inventano mondi che probabilmente non vedranno mai concretizzarsi. Io ero uno di loro, perché Desdemona è nata lì, alla Scuola Internazionale di Comics nel lontano 1994. Sono stato fortunato, baciato dalla dea bendata, perché quell'idea è comunque potuta diventare realtà grazie ad un susseguirsi di fortunati eventi. E' stato un caso, ne sono cosciente: una incredibile botta di culo. Se c'è un equilibrio nell'universo, forse oggi L'Insonne paga proprio tutta quella suona sorte iniziale. Il guaio è che il caso non immagina neppure quanto io sia testardo.
Se è vera la teoria sulla "legge dell'attrazione", però, la prossima volta, prima di rivolgermi a nuovi editori, dovrei cominciare a risolvere qualche conflitto che evidentemente si agita dentro di me.

Intanto L'Insonne continua su Verticalismi. QUI trovate un nuovo episodio di Simone Togneri e Luigi Criscuolo, dal titolo "Il primo taglio è il più profondo"!


55 commenti:

  1. Per quello che può servire, sei il mio fantastico "commesso viaggiatore con una borsa piena di albi e la testa piena di sogni".
    <3
    Marisa

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  2. Colgo l'occasione per esprimere un mio
    modesto parere.
    Le scuole di fumetto dovrebbero chiudere all'istante U_U

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    1. le scuole sono anche una opportunità. Viviamo (per ora) in un pase (apparentemente) libero, chiunque può aprire una scuola di qualsiasi tipo e accettare iscritti. Domani posso aprire una scuola di divinazione delle emorroidi, accettare iscritti e vivere sereno.
      Magari discutiamo se le scuole di fumetto sono utili.
      Sono utili?
      Certamente sono troppe. Troppi fumettisti insegnano per sbarcare il lunario, certo, ma se lo studente ha la testa giusta, sono anche utili. Lo sono state per me, per Brandi e per tantissimi altri. Se io non avessi fatto la Comics NON sarei diventato un autore. Vi ho sentito che avete pensato: "magari!" ;)
      Nella maggior parte dei casi, però, servono solo a parcheggiare tantissimi ragazzi in attesa del futuro... e le loro rette servono a mantenere basse quelle degli altri.

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  3. L'opportunità è per gli editori (o finti editori ) che trovano manovalanza a basso prezzo o a costo zero U_U.
    Quando l'hai fatta tu era una cosa ben diversa come ben sai e come lo so io , e anche ai tempi i criteri di scelta erano mooolto discutibili .

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    1. Ma la gente è libera di scegliere.
      Non è che puoi interdire i giovani fumettisti e arrestare gli editori (e i creatori di scuole) per circonvenzione d'incapace.

      Io so che la maggior parte di quelli che bussano alla mia porta per un consiglio o per pubblicare, sono spesso usciti da una scuola del fumetto. Questa gente, piaccia o no, se vale, dopo un breve periodo da editori minori finisce a lavorare per grossi editori.
      Faccio i nomi?

      I criteri di "scelta" non sono discutibili. In pratica la scuola è aperta a tutti.
      E' una scuola privata dove si fa un "colloqui di ammissione", mica un "esame".
      Non credo che l'esame all'Accademia di belle arti sia molto diverso.

      E' giusto?
      Non lo so.
      Io, che faccio solo 2 mesi l'anno alla Comics (e non lo faccio per arrotondare) preferirei 5-6 allievi bravi e motivati da introdurre al mondo del laboro, ma in quel caso la scuola costerebbe uno sproposito.

      Quandio l'ho fatta io eravamo in un garage. Ed era una specie di "bottega" dove in pratica avevamo solo l'opportunità di stare a contatto con i professionisti. Non ricordo delle lezioni vere e proprie come ci sono ora.

      Le scuole sono utili?
      Credo che diano qualcosa in più. Non possono garantire di diventare bravi autori.
      Quello dipende dalle palle.

      Ovviamente è la mia molto modestissimissima opinione ;)

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  4. Allora devo dire la mia pur'io :)

    All'epoca mi piaceva com'era la scuola, più vicina alla "bottega" e mi è servita per conoscere gente, amici ( con alcuni dei quali sono tutt'ora in contatto) e professionisti in gamba nonchè persone amabilissime.
    Certo ho pure imparato diverse cose da loro, anche se altre invece mi hanno bloccato la creatività per anni, ma è soggettivo.

    Frequentare la scuola mi ha dato opportunità?
    No.
    Anzi.

    Sarò io che ricordo male, ma l'unica opportunità lavorativa che ho avuto è stata grazie a Jacopo, compagno di banco all'epoca ( anzi, salutamelo :) ).
    Per il resto ho avuto diverse delusioni, che non sto qui a riportare, e un episodio in particolare che mi fece restare malissimo.

    ciao
    el

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    1. Ovviamente per ogni esperienza negativa ce n'è una positiva :)

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  5. Fai i nomi sono curioso :)
    Sono in totale disaccordo su quello che dici, punto uno
    la gente è libera di scegliere quando non và a discapito di altri, ti faccio un esempio se un editore finisce i soldi e non può più pagare i suoi disegnatori che fà? non chiude come sarebbe logico, ma attinge dalle scuole persone a costo zero, e guarda che questo è capitato .
    Piuttosto sarebbe meglio che tu prendessi persone a bottega come facevano un tempo,tanto non lo fai per soldi ,no?
    Dai si sà come funziona U_U

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    1. Lupacchino, Trono, Fattori, Vitti, Benevento, Critone, Della Schiava, sono i primi che mi vengono in mente.
      Il fatto che io e te siamo in disaccordo, mi pare che ormai sia nella natura delle cose :)
      Si torna ad un discorso già affrontato.
      L'esempio che mi porti è certamente capitato. Ma io parlo di major. Di grossi editori, non di quelli improvvisati o dei soliti furboni. Quelli ci saranno sempre. Anche nel "mondo reale" è pieno di gente che non paga o fa lavorare le persone con false promesse.
      Personalmente non mi è MAI capitato di veder proporre ai ragazzi dei lavori non retribuiti e, per quella che è la mia esperienza, la scuola non sfrutta nessuno. Almeno quella di Firenze. Per le altre non saprei.
      Io non ho uno studio capace di accogliere dei ragazzi "a bottega".
      Qui si vive in pochi metri quadri.
      Ma a quelli che hanno lavorato con me, dal 2005 ad oggi, sui vari Insonne, Cornelio, The Secret o Diabolik, credo di aver insegnato quel poco che sapevo. E naturalmente gratis.
      Altri insegnanti della comics, alla fine dei corsi, prendono degli alunni "a bottega". E si fanno pagare. Anche se avessi uno studio grande come Piazza della Repubblica, non potrei mai farlo. Questione di carattere.
      I soldi mi servono per vivere, ma non vivo per i soldi.
      Potrei starmene a casa a disegnare Diabolik. Non ci perderei una lira. Anzi. Ma per un paio di mesi l'anno, per un totale di circa 18 lezioni, mi piace frequentare quell'ambiente che, ci si creda o no, è pieno di stimoli. Io aiuto loro (e alla fine dei corsi, ai migliori, riesco anche a passargli qualche lavoro retribuito) e loro aiutano me con gli stimoli che possono darmi. Non voglio ritrovarmi sulla mia torretta d'avorio, vecchio e fuori dal tempo, a dire "com'era meglio prima".
      E' brutto isolarsi.
      Ci si inacidisce col mondo.

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    2. Come al solito tu ( e tanti altri con cui ho discusso nei blog) parti dal presupposto che se uno critica o discute di qualcosa lo faccia perché è invidioso o perché le sorti sono state avverse con noi e ce l'abbiamo con gli altri perché ...invidiosi.
      Potrebbe essere che abbiamo scelto di fare altro e che non era nostra intenzione fare i disegnatori bonelliani? Perché all'epoca come ora l'unica scelta nel fumetto, come lavoro intendo, è fare il disegnatore o lo sceneggiatore bonelliano.

      Io per esempio ora faccio un lavoro molto vicino al fumetto (come tempo fa ho lavorato per diversi studi di animazione) quindi non m'interessa se tizio o caio hanno successo come disegnatori bonelliani, ognuno fa quello che ritiene meglio per lui.
      Però posso criticare LA scuola di fumetto perché penso che alla fine si tratti solo di una scuola privata dove paghi e ti dicono che sei bravo (poi magari a quelli bravi sul serio li prendono in privato e, zitti zitti non ditelo agli altri che sennò mi lasciano la scuola a metà).

      Uno di quelli che hai nominato all'inizio è stato un pò scorretto.

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    3. Per me potete criticare quello che vi pare.
      Sono così democratico che credo che ognuno possa fare quello che vuole e come vuole.

      Mi pare che siano altri a chiedere "la chiusura delle scuole" oppure "che un autore possa decidere se collaborare o no ad un progetto gratuito".

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    4. Aggiungo sulla scuola un paio di note personali.

      Mi è capitato di pensare che certi "allievi" fossero davvero braccia rubate all'agricoltura...
      Se gli avessi detto "lascia perdere che sei scarso" avrei commesso un errore e gli avrei fatto un danno, perché dopo tre anni hanno fatto passi da gigante con lo studio e il sacrificio.

      Chi sono io per "stroncare" una possibile carriera?

      Avete scelto di NON fare i disegnatori bonelliani? State sereni. Le vostre cose, tra l'altro, mi piacciono pure.

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    5. Allora ho sbagliato tutto, all'epoca avrei dovuto star dietro a te e non a chi, nella scuola, contava e che di quello che facevo non gli è mai fregato niente.
      Che strano però, dato che avevo sempre i voti finali alti, al pari vostro.
      Magari non interessava il genere che facevo?
      Ops, ora ha pure un nome e viene portato in trionfo!!!

      Eh, ho davvero sbagliato tutto U__U

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    6. Ah, dimenticavo, a me piace disegnare, da sempre come penso anche tu, se mi deve diventare uno stress, come immagino lo sarebbe se dovessi disegnare con le regole bonelliane che piacere è?
      Dopo la scuola, con la testa piena di tutte quelle regole, ti giuro che non riuscivo più a disegnare!! ho ripreso molto dopo quando ho ricominciato a disegnare per divertimento e come continuo a fare.

      Chi insegna dovrebbe tenerne conto, altrimenti perché non rinominare la scuola?
      Scuola internazionale Bonelli
      Almeno uno si regola prima,no?

      Poi si lo so io sono un caso a parte

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    7. No, non hai assolutamente sbagliato.
      All'epoca ti avevamo proposto di lavorare sui "bonellidi" perché quello c'era. Che c'entrano i voti? Sai bene che sia io che Jacopo pensavamo (e pensiamo) che tu disegnassi molto, ma molto bene. Certamente non ti interessava il genere e bene hai fatto a starne lontano. Nessuno si è messo a minacciarti, però :D
      Dillo, altrimenti sembriamo aguzzini ;)
      Se qualcuno (e ho capito a chi ti riferisci) si è comportato male con te, mi spiace, ma non parlavo della condotta "etica" dell'autore in questione. E non lo porto in trionfo. Dico che pubblica per un grosso editore. Io neppure lo sento da secoli!

      Oggi, a insegnare, trovi me (orrido cultore dello sterco del demonio)... ma anche Pagliaro e Ciampi. Tre teste che più diverse non si può. E nessuno "indirizza" verso il bonelliano.
      Mi piacerebbe che qui potessero arrivare delle testimonianze di quanto la scuola lasci libera la creatività.
      Forse 17 anni fa era diverso. Il mondo era diverso.
      Passate da scuola e parlate con i ragazzi del terzo anno, con quelli che hanno fondato studi, che lavorano insieme e fanno cose stranissime. Non pensate a quello che avete visto eoni fa. Le cose cambiano.

      Voi avete fatto bene a prendere altre strade. le vostre.
      Io, noi, seguiamo la nostra, quella, l'unica che sappiamo fare.

      Quello che mi dici, sullo stress del disegnare il "bonelliano", me lo disse 17 anni fa l'immensa Lucia. Disegnare è un piacere. Disegnate quello che volete!
      Ma non criticate un sistema che non è il vostro. Non so se mi spiego ;)

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    8. Beh, la mia esperienza con la scuola si riferisce a quel periodo, quindi parlo di quel periodo.

      Comunque anche oggi è impensabile una collocazione per chi non è bonelliano, quindi è cambiato poco.

      Ti rispondo qui anche per il caso "Davvero", lo sapevi già cosa ne pensavamo e non solo tu, continuo a ritenere tutta l'operazione scorretta, ma è opinione mia, e se ricordo bene si disse, prima che ci fosse anche solo l'idea della pubblicazione cartacea, che ci sarebbe stato lavoro per tutti i coinvolti poi.
      Ovviamente cosa impossibile.

      Però si poteva pensare che, dati i presupposti del progetto, una volta diventato un vero lavoro si sarebbe preferito puntare solo sugli esordienti e non sui "vip" ma così non è stato.

      Commercialmente è giusto così, ovvio, ma a questo punto non capisco bene a cosa è servito, dato che forse bastava presentare il progetto alla casa editrice come tutti gli altri.

      Si lo so che gli hanno sbattuto tutti la porta in faccia, ma che cosa presentava? uno shojo manga? e te credo!!! ma quello non è uno shojo, è un bonelliano, un dramma come ormai lo è DD (toglici i mostri, ah non ci sono già più!!).

      Niente di nuovo quindi.

      E allora? Perché tutto quell'esperimento?
      Meglio verticalismi allora, con più libertà :D

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    9. >Comunque anche oggi è impensabile una collocazione per chi non è bonelliano, quindi è cambiato poco.

      Ma non è vero! In Italia magari no, concordo, ma il mercato francese, ad esempio, è ricettivo verso proposte alternative. Gli altri insegnabti della scuola indirizzano gli studenti proprio verso quel mondo!

      >Però si poteva pensare che, dati i presupposti del progetto, una volta diventato un vero lavoro si sarebbe preferito puntare solo sugli esordienti e non sui "vip" ma così non è stato.

      Ma quali vip? I disegnatori scelti facevano TUTTI parte del progetto "Davvero" (escludendo Dominici che non mi pare un vip). Va bene tutto, ma non posso permettere che si mettano in giro voci inesatte.
      Prendete nota dei nomi dei disegnatori che hanno lavorato alle prime storie di Davvero. Ecco... coincidano! :) Quelli che non sono stati inseriti avevano nel frattempo, trovato un'altra occupazione.

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    10. Beh, come al solito in Italia bisogna andare all'estero per fare qualcosa di diverso =___=

      "Ma quali vip? I disegnatori scelti facevano TUTTI parte del progetto "Davvero" (escludendo Dominici che non mi pare un vip)."

      Beh, la parola "vip" l'ha usata la Barbato, e a quanto dici c'è pure uno che non ha partecipato al progetto on line, boh mi sembrava più giusto dare lavoro a chi ha partecipato allora (senza scendere nel merito se uno è più bravo di un'altro eccetera).
      Il fatto che dei 6 disegnatori almeno 3, a detta tua non mia, sono comunque già professionisti che hanno già lavorato per la star vuol dire che si è preferito far lavorare soliti nomi e non esordienti.
      Per carità, giustissimo a livello commerciale, ma non era quello che si professava di fare col progetto "Davvero" tutto qui.
      Per conto mio bastava creare il progetto con questi disegnatori e proporlo, senza tutta la scena dell'"esperimento" (marketing?).
      Mia opinione, vista dalla parte di chi legge ;)

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    11. >Il fatto che dei 6 disegnatori almeno 3, a detta tua non mia, sono comunque già professionisti che hanno già lavorato per la star vuol dire che si è preferito far lavorare soliti nomi e non esordienti.

      Santa pazienza.
      Quei “professionisti”, hanno partecipato (volontariamente e gratuitamente) alle prime storie di Davvero. Che poi bisognerebbe definire “professionismo”. Delle pubblicazioni saltuarie non possono essere equiparate al professionismo. Mi spieghi per quale motivo avrebbero dovuto escluderli? Li avresti ghettizzati ed esclusi perché avevano avuto il marchio dell'infamia su una “pubblicazione popolare”?
      Mi arrendo e vi saluto :)
      A mio “modesto parere” (cit.) o travisate la realtà, o sono io che sento il caldo.
      Lo chiederemo ad Adam Gnagmon.

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    12. Intanto secondo te,quando uno diventa professionista?
      comunque non è questo il problema, leggi bene che ho scritto in fondo, nessuno vuol ghettizzare , solo che quei disegnatori erano già passati dalla Star come professionisti (che io intendo disegnatori di albi di quell'editore, pagati)
      Va benissimo per me scegliere uno di loro, però va contro i presupposti di quel progetto.

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    13. Ah, dimenticavo ciao ciao :P

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    14. Citazione dal dizionario: "Chi pratica un'attività in modo esclusivo e continuativo per la quale viene retribuito (di contro al dilettante)".
      Uno è un professionista quando vive del suo lavoro. Pubblicare un libro non vuol dire essere un professionista della scrittura. Pubblicare con continuità fa della passione una professione. Pubblicare un albo a fumetti non fa di me un professionista. Pubblicare per dieci anni, continuamente, sì.
      Come fa ad andare contro i presupposti del progetto, se quegli autori hanno da subito fatto parte del progetto?
      Potresti citarmi la fonte da cui deduci le regole di "Davvero"? Magari mi sto sbagliando, ma dov'è che Paola ha detto: "saranno tutti disegnatori esordienti"?
      Nel pezzo che puoi leggere qui ( http://www.davvero.org/fumettonline/davvero ) Paola dice: "Molti dei miei disegnatori sono imperfetti, nessuno è un professionista affermato, ma ci mettono tutto quello che possono, e quello che possono è TANTO."
      "Nessuno di loro è un autore affermato" non vuol dire "tutti esordienti".
      La peculiarità del progetto stava nelle tematiche, non nei disegnatori.
      Le chiacchiere stanno a zero, amici miei.
      Avete voluto vedere quello che volevate vedere.
      E ciao, ciao! Senza rancore, si fa per dicutere.
      ;)

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    15. Quindi se tutti loro continueranno ad aderire a progetti tipo "Davvero" professionisti non ci diventeranno mai. :)

      Per concludere un'altra piccola critichina:
      alla fine si è scelto tutti disegnatori "Bonelli Style" come al solito.

      Ora basta che mi son stancata
      Ciao ciao, alla prossima sfida ahahaha! :D

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    16. >Quindi se tutti loro continueranno ad aderire a progetti tipo "Davvero" professionisti non ci diventeranno mai. :)

      Questa è chiaramente una provocazione :)
      Ovviamente no. La dimostrazione è che, avendo aderito a questo progetto, alcuni di questi autori, potranno diventare professionisti. Alcuni lo sono già... sono già nella vostra "odiata" Bonelli. Felici e contenti.
      Altri, mi auguro, lo saranno in Star.
      Pensate a questa cosa: per lavorare su una testata si devono fare delle prove. Ecco,, è come se quelle "prove" fossero state pubblicate on line senza scopo di lucro. Pratica, quella di pubblicare le tavole) che facciamo tutti. Allora dove sta lo scandalo?

      Se Paola, un anno fa, avesse detto: "sto progettando una serie, ho bisogno di 6 pagine di prova. Se andranno bene riceverete la sceneggiatura di un albo di 94 pagine e verrete pagati", sarebbe stata la stessa cosa.

      >Per concludere un'altra piccola critichina:
      alla fine si è scelto tutti disegnatori "Bonelli Style" come al solito.

      Premesso che non è del tutto vero, perché man mano che gli episodi passeranno vedrete anche altre interpretazioni, credo che ci sia un fraintendimento sul termine "bonelli style", perché anche le tue cose, mi spiace per te, sono in linea con i disegnatori di Davvero ;)

      Alla prossima ;)

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    17. "è come se quelle "prove" fossero state pubblicate on line senza scopo di lucro."

      Ma ci credi DAVVERO quando scrivi queste cose? O_O

      "Se Paola, un anno fa, avesse detto: "sto progettando una serie, ho bisogno di 6 pagine di prova. Se andranno bene riceverete la sceneggiatura di un albo di 94 pagine e verrete pagati", sarebbe stata la stessa cosa."

      Lo sai benissimo che non è la stessa cosa.

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    18. Caro Paolo, credo in quello che scrivo perché lo penso. Ho una faccia che non sarà il massimo ma è pubblica.
      Dico quello che penso ma soprattutto penso quello che scrivo.

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    19. E un purtroppo c'è lo possiamo aggiugere :)

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    20. Ma stai dicendo che hanno fatto una tavola di prova per poi arrivare a fare altre 6 tavole di prova? O_O gulp

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    21. Paolino caro, se non ti piace quello che leggi puoi farti un bel giro e ripassare tra diciotto anni. ;)

      per El.
      No, intendo dire che è normale fare delle "prove". Evidentemente no mi spiego bene ;)

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    22. No no no , così mi deludi ,non mi chiamare Paolino mi sembra un pò infantile.
      E poi se non ci fossi io che ti ravvivo il blog come faresti? ci vuole qualcuno che vi riporti alla realtà ;)

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    23. Ma perché parli al plurale? Siamo forse una corporazione di fumettisti? Un conclave di disegnatori deliranti?
      La realtà è soggettiva. Credo tu lo sappia bene. La realtà è uno stato mentale. Ognuno ha il proprio. Facciamo che ognuno si tiene il proprio?
      :)

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  6. Mi dispiace molto sentire questa notizia, ma non mollare! Sono sicuro che arriverà un altra occasione, per fortuna abbiamo la possibilità di seguire Desdemona su Verticalismi.
    Saluti
    andrea

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    1. Grazie!
      Io farò di tutto per riportare, ancora una volta, Desdemona in edicola... anche alla faccia di tutti quelli che la considerano morta e sepolta ;P

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  7. "Personalmente non mi è MAI capitato di veder proporre ai ragazzi dei lavori non retribuiti e, per quella che è la mia esperienza, la scuola non sfrutta nessuno. Almeno quella di Firenze. Per le altre non saprei."
    AHAHAHAHHAHAHAHHA era una battuta vero?

    RispondiElimina
  8. Ognuno parla della propria esperienza, giusto?
    Ecco...

    Ribadisco il concetto.

    RispondiElimina
  9. ">Comunque anche oggi è impensabile una collocazione per chi non è bonelliano, quindi è cambiato poco.

    Ma non è vero! In Italia magari no, concordo, ma il mercato francese [...]"


    DiBe, lo sai che ti stimo ed ammiro, ma una cosa da ex-frequentante ci tengo a dirtela, per darti il parere riguardo la Comics di oggi.
    Nel primo colloquio e durante molte lezioni il piccolissimo dettaglio del "se vuoi lavorare in Italia devi avere uno stile bonelliano altrimenti prepara le valigie per la Francia" non viene riportato. Al contrario...
    Non è nemmeno vero (almeno al primo anno, l'unico che ho frequentato) che i professori lascino chissà quale libertà nello stile. Rare eccezioni come te ci sono, ricordo ancora quando mi lasciavi liberamente disegnare con il mio stile, aiutandomi a migliorarlo ed a comprenderne le dinamiche. Sì, sei una perla rara.
    Alcuni mi cambiarono totalmente i disegni dandogli uno stile bonelliano, NON mio, che NON riconoscevo, che NON mi apparteneva, che anche se era bellissimo NON era attinente a quello che avevo dentro. Dicendomi "SI FA COSI'"... Sì, però i dubbi venivano a me quando pensavo di non essere capace, di aver sbagliato tutto solo per avere uno stile diverso. Venivano a me come venivano anche ai miei compagni tutti colpevoli di non avere uno stile bonelliano.
    Non do comunque la colpa a quei professori. Probabilmente non lo facevano con cattiveria.

    Ora, a distanza di 4 anni, rivedo i miei ex-compagni di classe con uno stile "non bonelliano", ma comunque elegnate, delicato e preciso che non trovano lavoro perchè in Italia a quei stili di disegno ci sputano sopra ed allora devono presentare i lavori agli editori esteri...
    Non ne ho mai capito il senso.
    Quel che capisco è la loro rabbia, la loro depressione, il loro voler modificare forzatamente il proprio stile per avvicinarsi ad uno stile più realistico pur di fare questo lavoro nel proprio Paese (e, lasciamelo dire, ne avrebbero tutto il sacrosanto diritto di lavorare qui)...
    Spero sempre che non decidano mai di mollare.
    Il problema è: qui per lavorare bisogna adeguarsi ad uno stile non proprio, cambiando se stessi, quando in altri Paesi questi limiti creativi non esistono? Perchè?

    Cerco solo di riportarti la rabbia di chi è bravo davvero, ma non riesce a farsi notare per "colpa" del suo stile ed inizia a credere di "aver buttato" solo tempo e soldi (TANTI soldi per due lezioni a settimana, sottolineo). A quale speranza si dovrebbero aggrappare questi ragazzi?

    Tanto varrebbe tornare ad una scuola-garage con 5-6 allievi. Non quelli più bravi, ma quelli che hanno uno stile bonelliano, gli unici che potrebbero lavorare. Alimentare la "fuga di cervelli" mi pare un fattore negativo...

    Scusa lo sfogo, ma ci tenevo. Ricordo ancora bene quel periodo fatto di disperazione, ma di voglia di andare avanti solo perchè è quello in cui credi sul serio e ti fa stare bene...
    So che sei una persona intelligente e, anche se forse non condividerai, comprenderai bene la situazione.
    un abbraccio

    Danny

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sarebbe giusto dire "se vuoi lavorare in Italia etc etc etc". Come vaccio o come fa l'istituto a dire una cosa così castrante? Non possiamo sapere se il mercato cambierà, non possiamo sapere come cambieranno i gusti dei lettori. E' palese che la maggior parte delle pubblicazioni italiane sono "realistiche" e con realistico implicitamente si intende anche "bonelliano". Forse dovrebbero spiegarlo a scuola, ma magari basta andare in una edicola o in una libreria. Oppure chiedere. A domanda, io rispondo sempre molto chiaramente per quella che è la situazione attuale, ma dico anche che domani potrebbe cambiare tutto. Se davvero ci credete, nel vostro stile e nelle cose che volete raccontare, fate bene a continuare per la vostra strada ;)

      Sulla faccenda dello stile, purtroppo, non so cosa facesse il vostro insegnante, ma spero che non vi costringesse ad adottare il suo modo di disegnare.
      Però... se anche fosse, si tratta solo di esercizio. Finito il corso, ognuno segue la sua strada e, credetemi, qualsiasi forzatura fa bene.

      >Alcuni mi cambiarono totalmente i disegni dandogli uno stile bonelliano, NON mio, che NON riconoscevo, che NON mi apparteneva, che anche se era bellissimo NON era attinente a quello che avevo dentro

      D'altra parte non si può pensare di avere un insegnante bonelliano per i bonelliani, supereroistico per i filo americani, manga o umoristico.
      L'insegnante dà quello che ha.

      Quando ho frequentato la scuola del fumetto nel '94, ricordo che ero furibondo quando mi toccavano le tavole.
      All'epoca ero molto più "montato" di adesso. Oggi so di non sapere (e non lo dico per falsa modestia). Però, quegli interventi vanno presi per un esercizio, non come una prevaricazione. E' una palestra.

      >Venivano a me come venivano anche ai miei compagni tutti colpevoli di non avere uno stile bonelliano.

      Danny, perdonami... ma dov'erano questi insegnanti "bonelliani" a parte me? Non faccio nomi, ma lavoravano tutti per i francesi, a parte "il titolare" che non c'era mai. Non è che confondete lo stile "accademico", quindi realistico, col bonelliano? Perché nel caso, ribadisco che la base è il realistico, dopo il quale potete fare tutte le interpretazioni che desiderate. Dopo. ;)

      >Ora, a distanza di 4 anni, rivedo i miei ex-compagni di classe con uno stile "non bonelliano", ma comunque elegnate, delicato e preciso che non trovano lavoro perchè in Italia a quei stili di disegno ci sputano sopra ed allora devono presentare i lavori agli editori esteri...

      Gli editori non sputano da nessuna parte.
      Il guaio è che, purtroppo, non si vendono fumetti in libreria. Prendiamocela con i lettori, allora ;)

      Però, il tuo sfogo finale, lo comprendo ma non posso accettarlo.
      Ad esempio...
      Io potrei essere un favoloso poeta... ma in Italia non si vendono libri di poesia.
      Inutile che m'inferocisca con gli editori o con l'ignoranza del paese. E' un dato di fatto.
      Magari mi piace tantissimo produrre succo di mirtillo in botti pregiate, ma, purtroppo, il mio mirtillo, che è fantastico, piace a quattro gatti. Che fare?
      Oppure...
      Sono un favoloso fotografo... ma in Italia, vive di fotografia solo chi fa i servizi ai matrimoni.
      Non possiamo cambiare il mondo in base hai nostri gusti. Questa è solo una forma egoistica e un po' infantile di vedere le cose.

      Il sistema si cambia dall'interno.

      Entri, ti adegui, e quando sei dentro inizi a spingere i bottoni giusti.

      Con o senza scuola ;)

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    2. Uhmm.. non è proprio così.
      Sono daccordo con Danny (ma questo lo sai già) e non siamo gli unici a dire queste cose.

      E' giustissimo imparare le basi accademiche di tutto, ma la scuola di comics si presenta come un corso professionale, non come una scuola d'arte, quindi lo scopo dovrebbe essere quello di avviare ad una eventuale professione.

      Se il mercato del fumetto in Italia è quello che è ( e parlo di fumetti italiani, che già quelli stranieri in italia pare che vendono, probabilmente ai lettori piacciono di più ) chi gestisce la scuola deve tenerne conto, che spesso ne fa parte di quel mercato e lo sa, quindi se per lavorare in Italia le possibilità sono solo in Bonelli e simili (parlo di lavorare, eh, nel senso di guadagnare su quello che faccio, quindi tutti gli altri editori sono esclusi) sarebbe anche più giusto e onesto che la scuola fosse nominata come Scuola Bonelli.

      Come per l'accademia Disney, dove entra solo chi vuol disegnare paperi e topi, e comunque con uno stile non realistico, anche alla scuola Bonelli io non entro se voglio disegnare manga.

      Tutto il discorso sulle opportunità sul sistema e sui cambiamenti può essere anche giusto, ma qui stiamo parlando delle scuole.

      P.S. non ho mai detto che mi fa schifo il bonelliano, ma solo che non è il mio stile (con stile comunque intendo una cosa più ampia, non solo il disegno, intendo anche il modo di narrare e di rappresentare, che per qualcuno può essere soffocante :)

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    3. Perdonatemi, ma insisto :)))
      E' un corso professionale.
      In un primo momento si danno le basi accademiche (realistiche), poi, in un secondo momento (secondo e terzo anno) si affrontano i mercati. Ci sono autori come Pagliaro e Ausonia, che non mi pare siano "bonelliani". Anzi. Pagliaro indirizza al mercato francese, Ausonia verso la creatività del giovane autore. La scuola porta gli autori anche ad Anguleme.

      Continui a fare la battuta della "Scuola Bonelli" :) ma ti assicuro che oggi, a Firenze non è così. E si fanno anche corsi indirizzati ai Mangaka.

      Probabilmente, anzi, certamente, il corso è migliorabile, ma non sarà un caso che vengono da tutta Italia per frequentare il corso a Firenze ;)
      Il passaparola è un ottimo metodo di valutazione ;)

      Non sto difendendo la scuola per partito preso. Magari l'anno prossimo smetto (è anche molto probabile) e non ho interessi secondari. Dico queste cose perché ci credo, ma nono interessato a sentire anche chi dalla scuola è rimasto deluso ;)

      Il Bonelliano è forse soffocante, così come lo è disegnare tutto il popolare quando si hanno attitudini e ambizioni autoriali.
      E' sacrosanto perseguirle. da questa spinta potrà nascre qualcosa di certamente buono e nuovo.
      Ma che colpa ne ha il "popolare" se il fumetto da libreria vende così poco da non garantire la sussistenza dell'autore? Di Gipi ne nasce uno ogni venti anni ;)

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    4. Ripeto, sto parlando di opportunità di lavoro, poi uno può anche fare la scuola o un qualsiasi corso per suo piacere personale.

      In Italia quali sono gli editori che ti permettono di lavorare? saranno 3 o 4, e sono tutti orientati verso uno stesso modello, il che vuol dire che se io voglio lavorare in italia devo rivolgermi a loro.

      Se pensi che io abbia ambizioni autoriali ti sbagli, io sono molto più favorevole al fumetto popolare di quanto tu pensi.
      Anche le mie letture sono quasi tutte verso fumetti popolari, che per me comprendono anche i fumetti Marvel e i manga.

      Si i manga!!! nonostante siano fumetti scritti e disegnati molto spesso da una sola persona sono popolari, perchè per me la distinzione fra "autoriale" e "popolare" non sta nella divisione dei compiti (che spesso è più dovuta ad un fattore pratico, come nei bonelli, di uscite mensili impossibili per una persona sola) e pensavo che questa fosse una cosa scontata.
      Se tu avessi letto una mia storiella ( roba semplice, non mi permetto di fregiarmi col titolo di "autrice" semmai preferisco "fumettara" U__U ) avresti notato quanto più vicina fosse ad un popolare e non ad un autoriale.

      Sottolineo questo perché mi pare di capire che tutto quello che dici si basa su questo fraintendimento.
      Ora ci riprovo.
      A scuola puoi fare quello che ti pare, ma se ti classificano come "non collocabile" (come mi fu detto) non ti daranno mai l'opportunità di entrare alla Bonelli a lavorare, sei escluso che ti piaccia o no.
      Forse detto così si capisce di più.

      Per il resto, quando ho fatto il primo anno c'erano con me delle ragazze con stile manga, vennero ignorate in blocco e smisero subito.
      Fatti i calcoli, stranamente ora si tengono di conto e gli si fa il corso apposito, nonostante il mercato italiano sia uguale ( o forse ancora più stretto) di 20 anni fa.
      Bizzarra questa cosa.

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    5. Scuola Bonelli non è una battuta, è come Accademia Disney, dove si formano disegnatori per un certo mercato mirato e possibile.
      Corso di Manga non può essere finalizzato alla professione ma solo al diletto.

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    6. La Scuola Bonelli potrebbe fondarla solo Bonelli ;)
      Ma non l'ha fatto... quindi resta una ipotesi, una fantasia.

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  10. >Se pensi che io abbia ambizioni autoriali ti sbagli, io sono molto più favorevole al fumetto popolare di quanto tu pensi. Anche le mie letture sono quasi tutte verso fumetti popolari, che per me comprendono anche i fumetti Marvel e i manga.

    Io non penso nulla :)
    Mi dicevi tu stessa che soffriresti ad essere inserita in un meccanismo da produzione seriale. O ho capito male? Va da sé che se non ci si trova bene a seguire una sceneggiatura e le regole altrui (io soffro spesso, ma lo prendo come un lavoro ;)), si va verso una produzione "autoriale" che può essere disegnata anche in stile realistico ;)

    >Se tu avessi letto una mia storiella ( roba semplice, non mi permetto di fregiarmi col titolo di "autrice" semmai preferisco "fumettara" U__U ) avresti notato quanto più vicina fosse ad un popolare e non ad un autoriale.

    Se mi capiterà tra le mani o on line la leggerò volentieri ;)
    Quindi, in soldoni, scrivi fumetto "popolare" ma non ti trovi bene a collaborare con altri. Ergo, dovresti scrivere e disegnare tutta da sola le tue cose (che per una pubblicazione mensile sappiamo bene è estremamente problematico).

    >A scuola puoi fare quello che ti pare, ma se ti classificano come "non collocabile" (come mi fu detto) non ti daranno mai l'opportunità di entrare alla Bonelli a lavorare, sei escluso che ti piaccia o no.
    Forse detto così si capisce di più.

    "Mi fu detto". Ho capito, El. vent'anni fa :)
    Oggi, col tuo stile OGGI saresti perfettamente collocabile in un bonellide. Poi bisogna vedere se sarebbe per te gratificante. Non credo tu sia troppo distante da una apprezzatissima Vanna Vinci, da Toffolo o Accardi. Mi sbaglio?
    Il problema è che le pubblicazioni "moderne" sono troppo poche.
    Il mio progetto è proprio quello di "modernizzare" il formato "bonellide" della Stra Comics... ma ci vuole tempo ;)
    Se vent'anni fa ti hanno detto qualcosa di sbagliato, dovresti prendertela soprattutto con chi te l'ha detto ;)

    >Per il resto, quando ho fatto il primo anno c'erano con me delle ragazze con stile manga, vennero ignorate in blocco e smisero subito. Fatti i calcoli, stranamente ora si tengono di conto e gli si fa il corso apposito, nonostante il mercato italiano sia uguale ( o forse ancora più stretto) di 20 anni fa.
    Bizzarra questa cosa.

    Qualche insegnante è ostile al manga. Ma sta nella natura delle cose.
    Una delle mie ex studentesse, Jenny Della Schiava, era partita con uno stile fortemente manga. Poi ha conosciuto "altro" (francesi, americani, italiani). Ora ha il SUO stile. Ha pubblicato sul settimo numero di "The Secret" e stiamo progettando altre cose. Nessuno l'ha "forzata". Le sono stati dati degli imput che l'hanno fatta crescere come autrice (o fumettare, se preferisci ;)).

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  11. Non di "produzione seriale" ma metodo.
    Dato che ho lavorato per anni nell'animazione non ho problemi con il disegnare cose altrui, su sceneggiature altrui, con regole e nei tempi, anzi.

    "Ergo, dovresti scrivere e disegnare tutta da sola le tue cose (che per una pubblicazione mensile sappiamo bene è estremamente problematico)."

    Enoch lo fa :)

    "Il problema è che le pubblicazioni "moderne" sono troppo poche. "

    Appunto, e troppo pochi editori "veri"

    "Se vent'anni fa ti hanno detto qualcosa di sbagliato, dovresti prendertela soprattutto con chi te l'ha detto ;) "

    Infatti sto criticando le scuole :)

    In definitiva si fa per chiacchierare, oggi ho altre priorità e sinceramente rimettermi a girare per editori con le tavole di prova non ne ho voglia.
    Anche perché il tempo libero è quello che è, rispetto ad un ventenne che comincia ora ed ha meno pensieri, e preferisco a questo punto usarlo per fare le cose che mi piacciono. Per rimettersi in gioco dovrebbero esserci delle vere opportunità lavorative, che tutt'ora non ci sono.

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  12. Non di "produzione seriale" ma metodo.
    Dato che ho lavorato per anni nell'animazione non ho problemi con il disegnare cose altrui, su sceneggiature altrui, con regole e nei tempi, anzi.

    "Ergo, dovresti scrivere e disegnare tutta da sola le tue cose (che per una pubblicazione mensile sappiamo bene è estremamente problematico)."

    Enoch lo fa :)

    "Il problema è che le pubblicazioni "moderne" sono troppo poche. "

    Appunto, e troppo pochi editori "veri"

    "Se vent'anni fa ti hanno detto qualcosa di sbagliato, dovresti prendertela soprattutto con chi te l'ha detto ;) "

    Infatti sto criticando le scuole :)

    In definitiva si fa per chiacchierare, oggi ho altre priorità e sinceramente rimettermi a girare per editori con le tavole di prova non ne ho voglia.
    Anche perché il tempo libero è quello che è, rispetto ad un ventenne che comincia ora ed ha meno pensieri, e preferisco a questo punto usarlo per fare le cose che mi piacciono. Per rimettersi in gioco dovrebbero esserci delle vere opportunità lavorative, che tutt'ora non ci sono.

    PS. ma l'accademia Disney l'ha aperta Walt? :)

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    1. Dai, allora prova tu ad aprire una Scuola Bonelli e vedi che ti dicono ;)

      Ovviamente una scuola che usa il marchio dell'editore deve essere almeno autorizzata dallo stesso ;)

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    2. Hai capito cosa volevo dire, dai su...

      E mo ti saluto ciao ciao
      :)

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  13. "Danny, perdonami... ma dov'erano questi insegnanti "bonelliani" a parte me? Non faccio nomi, ma lavoravano tutti per i francesi, a parte "il titolare" che non c'era mai. Non è che confondete lo stile "accademico", quindi realistico, col bonelliano? Perché nel caso, ribadisco che la base è il realistico, dopo il quale potete fare tutte le interpretazioni che desiderate. Dopo. ;)"

    Ovviamente, ed è giustissimo che sia così. Non si può costruire una casa partendo dal tetto. ;)

    "Quando ho frequentato la scuola del fumetto nel '94, ricordo che ero furibondo quando mi toccavano le tavole.
    All'epoca ero molto più "montato" di adesso. Oggi so di non sapere (e non lo dico per falsa modestia). Però, quegli interventi vanno presi per un esercizio, non come una prevaricazione. E' una palestra."

    Hai perfettamente ragione. Quello che intendevo però è che quando tu mi facevi una correzione, mettiamo in campo anatomico, allora mi spiegavi passo per passo cosa avevo sbagliato, mi facevi vedere come e cosa cambiare. Era una correzione che non invadeva il mio stile, perchè cercavi di ripeterlo, ma in maniera perfettamente corretta. Anzi mi consigliavi su cosa potevo cambiare nel mio stile, ma MAI per farlo diventare "forzatamente realistico", ma solo meno sbagliato.
    Ecco, se si potesse scegliere, preferirei che i professori fossero tutti simili a te, con lo stesso rispetto, attenzione e cura.
    La tua testa ti porta a puntare al "moderno", anche da editore, Giuseppe, ma parliamoci chiaramente... Quanti hanno lo stesso coraggio?
    Il sistema siamo noi, hai ragione. Noi dobbiamo entrarci dentro e cambiarlo dall'interno, ma il difficile è proprio entrarci e vedere che chi c'è già dentro si è semplicemente adattato senza alzare un dito per "il cambiamento".

    "Sulla faccenda dello stile, purtroppo, non so cosa facesse il vostro insegnante, ma spero che non vi costringesse ad adottare il suo modo di disegnare.
    Però... se anche fosse, si tratta solo di esercizio. Finito il corso, ognuno segue la sua strada e, credetemi, qualsiasi forzatura fa bene."

    E' un bel punto di vista a cui non avevo pensato. :)
    Solo preferisco il tuo metodo di insegnamento. L'ho sempre trovato più giusto. ;)

    Grazie per la risposta, sei stato gentilissimo.

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  14. Grazie.
    Tutta la discussione mi ha portato a sottolineare con più forza ai ragazzi della comics, che le mie "correzioni", non sono correzioni ma suggerimenti. Il mio punto di vista che deve solo attivare in loro una riflessione.

    Grazie ancora ;)

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    Risposte
    1. Possibile che per lavorare, ci sia solo la Bonelli?
      Cristo comincio a temere che e' così .
      Forse e' meglio cercare di approdare al mercato americano.

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    2. Ciao Carmelo, ho visto le tue tavole che mi ha mandato Beniamino ;)

      Io credo che i disegnatori bravi, prima o poi lavorano anche in Italia. Ho i cassetti pieni di esempi. Poi, il villaggio globale, aiuta ad "emigrare", e non ci vedo nulla di male ;)

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