Matteo Bussola è un ottimo disegnatore. Lo sapevo anche prima di iniziare a collaborare con lui per la realizzazione di Davvero.
Conoscevo il disegnatore ma non conoscevo l'uomo.
Ecco, dietro al disegnatore Matteo Bussola c'è davvero una bella persona, uno che lavora con passione e onestà, e col quale sento di condividere molte cose.
A ferragosto ho letto una sua nota su Facebook e visto che la condividevo in pieno, ci tenevo a farvela leggere.
Parla del fumetto e dei fumettisti nell'era della rete e dei social network.
E parla di rispetto.
Buona lettura e grazie a Matteo per avermi concesso di rimbalzare qui il suo testo.
Qualche tempo fa quello del Fumetto era un ambiente magnifico, parlo anche solo di sette, otto anni fa. E parlo quasi più da lettore/appassionato che da autore (visto che sono passato dall'altro lato della barricata da pochissimi anni, in proporzione).
C'erano i mostri sacri, quelli che avvicinavi - quando ti riusciva - con un misto di reverenza e incredulità, e sui quali giravano voci che li ponevano a pochi passi dalla leggenda. C'erano gli autori giovani ma promettenti, i professionisti navigati sempre pronti a elargire consigli e incoraggiamenti, in certi casi anche capaci di prenderti a bottega. C'erano gli wannabe - come ci sono oggi - carichi di entusiasmo e voglia di fare, che però avevano sempre ben chiara la differenza tra loro e anche il più scarsone dei professionisti. C'erano i padri nobili che ci hanno insegnato che per definirti Editore dovevi averne mangiata di biada, ma soprattutto dovevi esserti guadagnato il rispetto sul campo e anche fuori. C'erano i fans, i lettori appassionati, i nerd accaniti, i lettori occasionali che "lo fanno ancora Tex?", giravano pochi manga ma tutti di qualità sublime. I fumetti americani erano disegnati da storyteller di professione, sobri, solidi, e le poche, vere superstar erano tali a livelli oggi forse irraggiungibili.
I critici erano persone preparate e esenti da ridicole invidie, di certo non autori mancati o wannabe frustrati, per capirci.
E poi, all'improvviso, la Rete. I social, i forum, facebook stesso su cui sto scrivendo anch'io in questo momento. Che se da un lato hanno fatto diventare tutto più facile (oggi entrare in contatto con un qualsiasi autore, anche con un mostro sacro, o spedire in giro lavori e ottenere ingaggi - se c'è la giusta preparazione, ovvio -, o parlare con altri appassionati, è diventato semplicissimo), dall'altro lato hanno invece appiattito tutto.
Eliminate le "gerarchie", la sacra distanza tra autori e lettori e critici che in una certa misura - secondo me - sarebbe giusta e sacrosanta, è scomparsa. Tutta la comunicazione è divenuta orizzontale, pervasiva, tutto si confonde in un indistinto chiacchericcio nel quale si perde quasi del tutto l'orientamento. Tutto sembra avere la medesima importanza, lo stesso peso. L'opinione dell'addetto ai lavori ha lo stessa valenza di quella dell'ultimo degli sfigati provocatori. Le chiacchiere da cortile oscurano le poche discussioni interessanti. Pressoché chiunque può dire la sua, scrivendo anche totali falsità in un gioco di specchi che rende evidente l'arroganza di sentirsi al sicuro, protetti dall'anonimato o dalla "distanza" che la rete consente, anche solo mettendoci un'ipocrita faccina alla fine.
Ma su tutto: il rispetto, ecco. Ho letto più volte commenti di lettori o nerd dell'ultim'ora, a volte anche anche di autori ma in misura molto minore, con i quali magari si liquida in due righe il lavoro di Maestri assoluti, permettendosi giudizi di una superficialità imbarazzante su carriere di personaggi che hanno fatto la Storia di questo settore, e non solo. Leggo di wannabe livorosi, totalmente privi di capacità autocritica che è uno scandalo che "quello lì lavori e io no", quando "quello lì" magari pur non essendo un disegnatore irresistibile realizza venticinque pagine al mese di fumetto solido, professionale, leggibile, senza aver MAI scazzato una consegna in trent'anni di carriera, mentre tu wannabe pensi di saper disegnare perché hai una wacom da mille euri e sai usare il filtro Timbro di Photoshop. "Critici" che snocciolano dati presi non si sa dove, quando non totalmente inventati, solo per creare pretestuose e vuote polemichette da giardino che svelano pateticamente la loro unica ragione di vita: esserci. Non importa come, né dove, né parlando o sparlando di chi/che cosa, ma bisogna essere "del giro".
E poi ci sono i coglioni, si sa, ma quelli c'erano anche prima e ci saranno sempre. Solo che ecco, mi pare che ultimamente la proverbiale madre sia sempre più spesso incinta di gravidanze plurigemellari e di padri ignoti. Ed è un peccato. E' un peccato perché la percezione di "isola felice" del Fumetto che avevo - da lettore e appassionato principalmente, lo ridico - anche solo qualche anno fa, certi giorni sembra essere completamente scomparsa. Siamo diventati un pollaio di frustrati invidiosi convinti di detenere la Verità alla luce (o all'ombra) dell'unico faro che riteniamo attendibile: noi stessi e i nostri gusti. La nostra storia e la nostra esperienza e le nostre letture sono le uniche che contano, mentre tutto il resto è merda, senz'appello.
Fino a qualche anno fa era cristallina la percezione di far parte di "qualcosa". Oggi invece sempre più spesso la sensazione di far parte di niente ed essere costretti a tirare avanti guardando solo il proprio piccolo orticello.
E prima che arrivi il solito Saggio ferragostano a sottolineare che "eh, ma è così dappertutto, anche i panettieri e i geometri comunali" rispondo in anticipo che sì, per carità, sarà certamente tutto il mondo che sta andando in culo. Ma la sensazione indelebile di far parte di una specie di Sogno condiviso e rispettato, un'isola felice e incontaminata, il privilegio di far parte di una élite di sfigati indistruttibili capaci di convogliare su carta occhi, cervello e mano, senza la bava alla bocca o il desiderio di sputarsi addosso (innato, o indotto) certi giorni mi manca davvero tanto.
Figurati a Ferragosto su facebook.
Matteo Bussola
carissimi
RispondiEliminanon c'è mai stata un'età dell'oro del fumetto felice e rispettoso. tutto è in divenire. la comunicazione è più veloce e orizzontale. può creare malessere. ma poi ti rendi conto che il commento livoroso, l'attacco pretestuoso o la malafede evidente tanto sono clamorosi al momento, altrettanto sono privi di effetti e conseguenze dopo.
quello che conta è la tua identità e reputazione professionale, che si vedono da come si disegna, come si sceneggia, come si organizza, che valori si rispettano.
appunto, come dici ad un certo punto, matteo, quei comportamenti sbagliati rivelano solamente la necessità di esserci. e chi sceglie quella strada per esserci non fa molta strada...
Pienamente d'accordo.
EliminaConcordo con Michele.
RispondiEliminaGrazie Matteo!
RispondiEliminaPerò, chiariamo: io ringrazio Giuseppe di avere condiviso qui, ma la mia intenzione non è mai stata quella di mettermi su un pulpito a fare il filosofo da due soldi, o l'osservatore privilegiato, men che meno di puntare il dito contro qualcuno in particolare. E non ho soluzioni, né risposte, la mia era solo una riflessione relativa a un MIO malessere personale, una sensazione vischiosa e affatto piacevole, uno sguardo - certamente - pure un filo nostalgico. Nel senso: io dico che molto è cambiato e voi mi confermate che molto è cambiato ma che va così. Benissimo, ma molto è cambiato, appunto:). E io lì mi sono fermato, non era e non è mia intenzione spingermi oltre. Come disse qualcuno mi accontenterei al limite una volta ogni tanto di mettere a fuoco qualche buona domanda. Ma le risposte, no, quelle no, non ne ho e manco
RispondiEliminam'interessano. Mica sono un critico, io.
Matteo
Intanto anch'io sono daccordo con MicGin, ma vorrei aggiungere un appunto:
RispondiEliminale critiche anche feroci ci sono sempre state solo ora è più facile farle arrivare all'interessato, Bussola parla di una "isola felice" di "elite" di "gerarchie" in tutto questo io leggo solo una cosa, che si vorrebbe essere superiori ad altri sulla base di non so quali criteri.
Diciamo che ultimamente prevale sempre di più il "personaggio autore" e poco quello che uno fa ( e questa è una ragione della livellatura: bravo o meno bravo è come ti fai vedere in giro che conta), ci si arroga il diritto di giudicare gli altri solo perché magari non lavorano col "Grande Editore", definendoli "wannabe", orribile termine che vi siete inventati voi.
Volevate esserci a tutti i costi? farvi riconoscere alle fiere? Far vedere che voi siete "I grandi disegnatori" arrivando a richiedere a gran voce uno spazio apposito come l'artist alley alle fiere pur di pavoneggiarvi? Beh, ora che l'avete vi lamentate perché non piacete a tutti e qualcuno vi critica (ovviamente non parlo di chi insulta e basta), è l'altra faccia della medaglia, che vi piaccia o no.
Gerarchie? Se mi avvicino ad un falegname, di quelli che con le mani fanno miracoli, lo faccio con rispetto e senza avere la presunzione di saperla più lunga di lui, solo perché mi diletto di "fai da te". Credo sia semplice rispetto.
EliminaE anche se capisco che il discorso era generale, personalmente vorrei sottolineare che non mi sono mai avvicinato alle arere artisti delle fiere o allo show case di Lucca ;) Se sto al pubblico è perché mi ci mandano da contratto (e chi mi conosce lo sa bene) ;)
Grazie.
"Eliminate le "gerarchie", la sacra distanza tra autori e lettori e critici che in una certa misura - secondo me - sarebbe giusta e sacrosanta, è scomparsa."
EliminaParole del Bussola.
Un falegname spocchioso sarà pure bravo, ma il rispetto fai fatica a darglielo.
Per l'altro discorso infatti parlavo delle aree per gli artisti fatte così tanto per, non degli stand degli editori dove si promuovono i libri con l'aiuto degli autori (come nel tuo caso).
Prego
Eccallà. Quando mi hai chiesto se potevi condividere, Giuseppe, avevo scordato che il tuo blog è frequentato da persone che hanno grosse difficoltà a leggere e capire l'italiano e che proseguono discorsi propri che sono partiti verosimilmente da traumi nell'adolescenza. Così m'imparo:)
RispondiEliminaRagazzi... vi prego :)
RispondiEliminaPer una volta...
"Volemosebbene!"
Lo chiedo come cortesia nei miei confronti :)
Grazie!
Mirko Perniola, sceneggiatore Bonelli, ne parla anche qui:
RispondiEliminahttp://www.postcardcult.com/articolo.asp?id=6127&sezione=59
Grazie Mirko!
Beh, adesso mi pare chiaro chi è che critica e basta e chi offende senza minimamente conoscere l'interlocutore.
RispondiEliminaGrazie a te Giuseppe
Conoscere l'interlocutore? el, tu e P. (che tra parentesi NON ho la minima idea di chi siate) avete dato addosso, singolarmente o in stereo, a QUALSIASI cosa io abbia scritto in rete, su vari blog o su facebook, negli ultimi - uhm - due anni? spesso (quasi sempre, direi), solo per partito preso. portando avanti vostre personali crociate in nome di non si sa bene cosa, dileggiando, facendo congetture sul sottoscritto, facendo dietrologia spicciola e pure un filo ridicola. aggiungo, NON lo avete fatto solo con me, ma spuntate come funghi pressoché a ogni post di Giuseppe, e solo per perculare (quando va bene). quindi facciamo che io mi scuso se ti ho "offeso", ma anche tu mi stai offendendo. offendi la mia intelligenza, in particolare. dato che nel tuo primo commento non v'è la minima traccia che possa ricondurre a qualcosa che io possa aver scritto nel mio post che Giuseppe ha qui riportato. c'è solo uan tua personalissima e distorta e faziosa interpretazione. come sempre, del resto.
RispondiEliminaCiao:)
Matteo
Ma cosa stai dicendo? sembra che ti si perseguiti da anni... boooh paura
EliminaL'unica cosa per cui io e il p. abbiamo discusso era su Davvero, tu sei intervenuto a difesa e abbiamo discusso. Punto. Su altre cose non mi risulta.
Ma non m'interessa riaprire questo discorso.
Comunque mi pare che anche tu non sia poi così convinto di quello che hai scritto, o no?
Giuseppe lo conosco da vent'anni e sarà lui a decidere se siamo persone sgradite o no.
non ho altro da aggiungere e non intendo essere trascinato anche stavolta oltre la soglia del ridicolo. facciamo che abbiamo due intepretazioni diverse di "discusso", ok?:)
Eliminae Giuseppe, certamente, può decidere quel che vuole, il blog è suo. dato che però lo scritto in calce è mio non gradisco che venga distorto a piacimento o intepretato ad cazzum, grazie:)
Vado e, per quel che mi riguarda, chiudo qui. Ciao Giuseppe, e grazie ancora dell'ospitalità.
M.
Beh, facile chiudere il discorso insultanto senza dare l'opportunità di replicare, se non volevi discuterne non lo rendevi pubblico il tuo pensiero, semplice no?
EliminaIl fatto è che volete esternare solo per sentirvi dire dagli amici quanto sono daccordo con te quanto hai ragione, basta un minimo di critica che sbroccate (anche se c'è un distinguo: se la critica è mossa da un collega va bene, si sa che fra di voi vige la legge non scritta, ma da uno che reputate inferiore sia mai, non è degno!)
Quello che leggo io lassù è solo una lagna verso il fatto che chiunque può dare un'opinione fare una critica e via così su tutto, cosa che prima non c'era e vi faceva sentire al sicuro, ma questa è la democrazia, e se non vuoi ricevere critiche, interpretazioni o distorsioni delle tue sagge parole te ne resti nella tua "isoletta felice" con i tuoi amici che ti elogiano qualsiasi cosa tu dica e faccia.
Grazie Giuseppe per avermi dato modo di replicare
P.S. il singolare e il plurale mescolati è voluto, perché mi rivolgo a te ma anche ad altri che hanno espresso lagne simili, non sei il primo.
Ma alla fine, che cosa cambia? Bussola ha ragione, Di Bernardo pure e se c'è qualcuno invidioso peggio per lui e che critichi pure. Credo faccia parte del gioco, purché ci sia rispetto. Con l'avvento dei social s'è solo amplificato tutto, nel bene o nel male, nei contatti tra professionisti e non. Come dice Giuseppe: "Volemosebbene!"...
RispondiElimina"invidioso" si vede che hai capito tutto , sei proprio una volpe U_U
EliminaMi critichi=sei invidioso
Eliminaformula trita e ritrita.
sa tanto di scudino contro i cattivoni