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mercoledì 14 agosto 2013
Due o tre cose che mi han detto sulla distribuzione da edicola
C'era una volta...
"Un re!" diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato.
C'era una volta un distributore...
Ho sentito tante strane storie intorno ai distributori da edicola e oggi vorrei condividerle con voi, perché inizio a vedere un fil rouge che unisce tutte queste vicende distinte. Ma io sono un complottista e i complottisti, secondo il buon senso comune, non sono da prendere seriamente in considerazione.
Quello che sto per scrivere lo pesco dalla memoria.
Ometto i nomi e probabilmente dirò delle inesattezze, essendo un autore e non un
editore. Nel caso, correggetemi o dite la vostra. Io non ho la pretesa di conoscere la verità e vorrei che questo post fosse l'occasione per chiarire uno degli aspetti più influenti nella sopravvivenza del fumetto popolare e delle serie a fumetti alternative. Serie a fumetti che non sono solo il sogno di un autore ma il lavoro di tante persone.
Cominciamo.
La storia inizia anni fa, quando due editori distinti, in momenti distinti, 1995 e 2000 mi dissero la stessa cosa: "Il distributore nazionale Pincopallino gonfia i dati delle proiezioni sulle vendite del primo numero, in modo che l'editore sia invogliato a stampare di più. Sai, il distributore ha un guadagno anche dalle rese, per questo la sorpresa poi arriva con i dati definitivi... dati che sono più bassi del previsto e l'editore si trova a dover mandare al macero la maggior parte degli albi. E si svena per saldare i conti col distributore."
In un altro caso gli scatoloni con le rese arrivavano "truccati".
Sotto un paio di strati "regolari", con le rese giuste, si trovava di tutto: giornali, riviste, addirittura mattoni.
Tanto chi si metteva a controllare centinaia di scatoloni con 60.000 albi in resa?
Passano cinque anni e un altro editore mi racconta, impotente, un altro fatto incredibile: "Sai... ci sono tornati gli scatoloni con le rese. Avevano ancora i sigilli della casa editrice."
Cosa voleva dire?
Semplice: che non erano mai stati distribuiti.
C'era da portare tutti in tribunale, ma il piccolo editore non voleva saperne. Una causa contro un colosso della distribuzione come Pincopallino lo avrebbe rovinato. E preferiva sopravvivere.
E poi, come si faceva a capire di chi fosse la colpa? Pincopallino si affidava a distributori locali. Era lì, localmente, che accadevano quelle cose.
Poi, recentemente, è arrivato il reso immediato.
Di che si tratta? In pratica gli edicolanti avevano la facoltà di rimandare subito indietro il prodotto fumetto insieme alla merce non vendibile. Gli edicolanti festeggiarono perché potevano avere subito del contante dal distributore, ma alla lunga, questa pratica li ha privati del materiale da vendere.
Ora, il reso immediato non c'è più, ma a quanto pare resta la consuetudine di rimandare indietro il materiale, non solo cose che non possono essere vendute, ma anche pubblicazioni che non considerano vendibili.
L'editore, tra l'altro, ha difficoltà a raggiungere l'edicolante per promuovere il suo nuovo prodotto, perché nella maggior parte dei casi, l'edicola non è informatizzata. L'unico modo è attraverso delle circolari. Peggio potrebbe andare solo con la posta pneumatica.
Era la fine degli anni '90, quando andai a parlare con un distributore nazionale romano. Tra le tante cose che mi disse, una mi rimase impressa in testa: mediamente, il primo numero di un fumetto, dovrebbe vendere il 25% dello stampato, perché viene "polverizzato" sul territorio. Questo vuol dire che viene mandato più o meno a caso nelle edicole dello stivale. Tenete a mente questo dato. Ci torneremo.
Oggi, a giudicare da quello che si legge in rete, se certi dati sono corretti, c'è da fare una riflessione: perché prodotti diversi, di editori diversi, venderebbero in edicola sempre, più o meno la stessa cifra?
Stampano più o meno la stessa quantità di copie (abbastanza, in linea teorica, per distribuire una copia per ogni punto vendita anche se ritengo la cifra un po' troppo bassa), stampano storie diverse, con tipografie diverse, di autori e generi diversi, eppure, a quanto si dice, la cifra di venduto è sempre quella. Cinquecento più, cinquecento meno.
Io, che come dicevo sono uno spregevole complottista, ho un sospetto.
Un sospetto e nessuna prova, sia chiaro, ma spero che questo post serva proprio a spingere qualcuno a controllare (e magari, quel qualcuno si sta già organizzando).
Forse i distributori locali sono oberati di prodotti? Prodotti di ogni tipo e molto più costosi dei tre euro di un fumetto. Prodotti di grandissimi colossi dell'editoria. Colossi che in nome della loro storia e della quantità di libri e riviste che stampano, hanno diritto al loro posto sui camion che fisicamente distribuiscono la carta stampata (e tutti gli allegati vari).
Facciamo una ipotesi, una fantasia... immaginiamo che sui camion di un distributore locale non ci sia abbastanza spazio per tutti.
C'è la crisi, l'editoria non va bene, i costi sono alti e di certo non è che ora può comprarsi cinque camion in più per far contenti quei fessacchiotti dei comics.
Allora cosa fare?
Bisogna fare una scelta.
Qualcuno deve restare fuori.
Tipo le scialuppe del Titanic.
E secondo voi, tra i prodotti dove il margine di guadagno è buono perché il prezzo di copertina è alto, tra i prodotti degli editori più importanti e dal grande peso politico, e i piccolissimi editori di fumetto, magari appena nati o che hanno poche testate in edicola, ecco,
secondo voi, chi potrebbe (ipoteticamente) restare fuori?
E ancora. La sapete quella del macero diretto?
Il distributore viene pagato per rimandare le copie invendute all'editore. Tra l'altro, l'editore, se ha delle pubblicazioni mensili rischia di trovarsi centinaia di migliaia di copie in magazzino che costano anche solo se restano stipate sui pancali.
Per questo il distributore dice: "Amico Editore, facciamo così... te le mando direttamente al macero dove mi torna più comodo, e ti faccio pure risparmiare".
L'editore naturalmente accetta, ma perde di vista gli scatoloni, rinunciando alla possibilità di fare una controllatina.
Ora, certamente esisterà il modo di fare dei controlli e sicuramente tutte quante le rotelle dell'ingranaggio saranno onestissime.
Non ne dubito.
Ma se, facendo una ipotesi assurda, complottistica, degna di Adam Kadmon... non fosse così?
Se qualche distributore truffaldino si approfittasse della situazione?
Tutti i piccoli editori di fumetto italiano da edicola stampano la stessa cifra di copie, e al primo numero, ultimamente, secondo quello che viene sbandierato sulla rete, invece di vendere il 25% del tirato, se ne vende circa il 13%.
E sono prodotti di vario genere e pubblico. Possibile che siano tutti scadenti?
Dove va a finire quel costante 12%? Non è che viene spedito direttamente al macero?
No, certamente non è così.
Non voglio neppure pensarlo.
E come chioserebbe il noto complottista mascherato, le mie sono solo fiabe dell'età moderna, e dunque prendetele come tali, anche se, è noto, ogni favola ha la sua morale. In questo caso la morale è: dobbiamo spingere tutti dalla stessa parte, fare fronte comune, non limitarsi a schermaglie e battibecchi egoici. Viviamo strani giorni.
***
Aggiunta del 15 agosto.
Vorrei aggiungere una precisazione al post.
Se siete a conoscenza di situazioni diverse, se con i distributori, a voi, va alla grande, portate qui la vostra esperienza. Ditelo. Raccontateci la vostra versione e dateci i vostri numeri.
Questo post non è nato per coprire qualche presunto insuccesso, ma per la volontà di verificare la correttezza del sistema.
Il mio obiettivo è che si preservi la possibilità per tanti autori di inventare storie e di farsi leggere. Non mi interessano le fazioni.
Grazie.
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In cechia funziona cosi'.....presenti il prodotto al distributore che ti dice quanto secondo lui devi stampare e come distribuire ( nin pratica e' una trattativa ), trovato l'accordo gli dai tot copie e lui ti paga a fine mese quelle vendute e ti restituisce il reso ( se l'accordo e' per piu' mesi ovviamente ti paga mesexmese e restituisce il rimanente alla fine dell'accordo )....lui rischia e quindi ha interesse a vendere e tu stampi per le copie dell'accordo iniziale. E' facile.
RispondiEliminaMarco Turini
Il tuo post è molto interessante, Giuseppe.
RispondiEliminaSecondo me, alla fin fine, c'è una serie di (sfortunate) concause.
Tempo fa un amico (con molta più esperienza diretta di me nell'editoria, anche in edicola) mi disse “Guarda, quella dei distributori d'edicola è una vera e propria mafia”. E non dubito che sia vero. Anche perché il piccolo editore non ha certo il potere contrattuale che ha, per dire, la Bonelli (che sforna ogni mese tot prodotti da decenni, e garantisce un certo venduto, sempre).
A questo, poi, aggiungiamo che molti edicolanti lavorano con i piedi (e preferiscono tenere fuori otto/dieci numeri vecchi di anni di Dylan Dog piuttosto che Julia o Dampyr, e tengono nelle scatole sul retro le novità dei piccoli editori).
E, dulcis in fundo, la sovrapproduzione. Davvero, oggi in edicola, anche solo a livello fumettistico, esce qualunque cosa. Dai “bonellidi” tratti da fumetti americani o francesi, ai manga, ai supereroi, ecc. Negli ultimi anni mi sembra ci sia stata un'impennata.
Insomma: mala tempora currunt...
Post interessante e degno del miglior "giallo estivo". Solo un appunto circa l'ipotesi della sovrapproduzione in edicola. Su questo aspetto mi permetto di enunciare una idea diversa da quella dell'ottimo Davide Caci. Che le edicole siano stracolme non ci piove ma non certo di fumetti. Oggi in edicola vengono distribuiti molti meno fumetti di una volta. E' vero che la Bonelli è attualmente nella fase di massima espansione, ma se guardiamo agli anni ''70, per esempio, il numero degli editori era molto maggiore. A parte Bonelli, che frazionava le sue proposte sotto varie etichette (Daim Press, Isola Trovata, Altamira, Cepim ...), esisteva la Dardo, la Universo, la Bianconi, la Corno, la Furio Viano Editore, la Edifumetto, la Erregi, la Cenisio, la Williams .. giusto per citare i primissimi che mi vengono in mente. Avventura, guerra, erotici, fumetto per ragazzi, gli epigoni di Diabolik, il fumetto di guerra, super eroi,il fumetto d'autore. Basta procurarsi un Mencaroni o farsi un "giro" su Ebay e potrete verificare quanto da me appena espresso. Il vero problema è che l'attuale produzione editoriale da edicola è sopravanzata da riviste con allegati pentole, borse termiche, mazzi di carte da gioco e dalla pletora di giochi in busta per bambini. E qui ci riallacciamo al post di Di Bernardo. Evidentemente il fumetto non ha lo stesso appeal distributivo - economico di altro materiale.
RispondiEliminaGiuseppe Marinello
Domandona, allora: A CHI giova la distribuzione in edicola.
RispondiEliminaPerché insistere?
Long Wei, ad esempio: perché viene escluso dalle fumetterie?
Giova, questo?
Se è un settore "mafioso", perché non andare altrove?
Io credo che si debba andare su tutte le piattaforme di vendita possibili.
EliminaMa io parlo da autore, naturalmente.
Escludere l'edicola vuol dire dipenticarsi buoni fumetti a prezzi bassi. Se un fumetto italiano di 100 pagine va solo in libreria dovrà costare almeno 10€... e addio larga diffusione.
Se per larga diffusione intendi stamparne 35mila, per venderne 4mila... piuttosto che farne 1000 per venderne 7-8 cento, ben venga...
EliminaSe parli di venduto da 30-40 mila, allora, è un altro discorso...
Per larga diffusione intendo una pubblicazione che orbiti intorno alle diecimila copie.
EliminaE comunque...
Se fosse vero... diciamolo per assurdo, che c'è un problema... qualcosa di losco, non condivido l'idea di andarsene e abbandonare.
;)
Ok, ma se non è un "problema", ma il sistema che funziona così... cosa vuoi fare? Una guerra?
EliminaO provare strade nuove?
10mila? e chi ci arriva, oggi, bonelli a parte?
Non è questa la questione del discutere.
EliminaIo parto dal sospetto che ci possa essere un problema.
Se tutto avviene regolarmente, come certamente sarà perché il paese notoriamente brilla di correttezza, allora la questione decade e ognuno, semplicemnte paga le proprie scelte sbagliate, sia dal punto di vista creativo che editoriale.
:)
Le strade nuove vanno tentate e credo che anche da queste parti vedrai provenire dei tentativi ;)
10 mila copie nessuno oggi le fa.
La mia domanda è:
E' colpa della qualità dei prodotti offerti?
O c'è altro?
Io non faccio guerre, anche perché non ho armi.
Ho raccolto negli anni testimonianze di anomalie e ve l'ho raccontate.
Non ho medicine. Ho solo notato degli ipotetici sintomi.
Starnuti.
Magari non è influenza ma solo un po' di allergia ;)
ti dico la mia:
RispondiEliminahttp://prontiallerese.blogspot.it/2013/08/edicola-e-complotti.html
Caro Giuseppe,
RispondiEliminacomplimenti sempre post interessanti. Se posso dire la mia mi sembra di aver letto che le sorelle Giussani, agli inizi di Diabolik, facessero il giro delle edicole milanesi per invogliare a tenere l'albo più tempo e in prima fila offrendo bottiglie di vino ai più solerti. Forse uno sforzo da parte degli editori o degli autori stessi per promuovere il proprio lavoro anche al di fuori dei canali tradizionali, come fiere e riviste specializzate, potrebbe aiutare.
Saluti
Marco
Ciao Marco!
EliminaGrazie dell'intervento.
Sì, risulta anche a me questo aneddoto.
E credo anche che sarebbe ancora efficace ;)
Vorrei aggiungere una precisazione al post.
RispondiEliminaSe siete a conoscenza di situazioni diverse, se con i distributori, a voi, va alla grande, portate qui la vostra esperienza.
Ditelo. Raccontateci la vostra versione e dateci i vostri numeri.
Questo post non è nato per coprire qualche presunto insuccesso, ma per la volontà di verificare la correttezza del sistema.
Grazie.
Giuseppe parla con cognizione di causa (visto che si è sempre occupato di fumetti non solo per disegnarli ma anche per promuoverli e distribuirli). Io condivido i suoi dubbi sulla buona fede dei distributori. Anch'io tempo fa volevo realizzare un mio fumetto ma dopo aver parlato con alcuni distributori (per le edicole)ho rinunciato (per loro noi siamo pesci piccoli, a loro interessa spingere i colossi dell'editoria che gli danno sicurezza e guadagni).Io li comprendo(specialmente in un periodo di crisi come questo)però cosi facendo sarà praticamente impossibile che un nuovo fumetto possa divenire popolare come in passato.
RispondiEliminaGrazie :)
EliminaE' così difficile ammettere che un "certo" prodotto di un piccolo (per non dire piccolissimo o presunto tale) editore è un fallimento totale sia da un punto di vista contenutistico sia per le ridotte forze economico-finanziarie? Si, per chi, troppo a stretto contatto con la realtà fittizia dei forum, preferisce credere a favole e complotti e non vedere la realtà.
RispondiEliminaP.S.: ma la collatura di Diabolik non può proprio migliorare? A fronte di buoni numeri recenti, ogni tanto c'è qualche albo che non si riesce ad aprire bene senza quelle odiose pieghe all'altezza della costoletta.
Trovo che, se dalla parte degli autori ci sia naturale repulsione ad usare per le proprie opere la parola "fallimento", allo stesso modo viene usata troppo spesso dagli appassionati con sottile piacere. A Firenze c'è un luogo chiamato "la culata", dove i debitori inadempienti venivano sbattuti a chiappe nude ed esposti al pubblico ludibrio. A volte mi sembra che si pretenda ancora questa umiliazione :P
EliminaSul contenutistico, in generale, non entro. La questione è troppo soggettiva e dalle mille sfaccettature.
Ripeto il concetto del post: qui non si parla di "un caso", ma numerosi casi di stranezze distributive. "Stranezze" che puoi anche leggere nei commenti. Il mio post è nato per segnalare delle anomalie che non sono favolette.
Al di là di tutte le mancanze editoriali ed artistiche di un prodotto, un problemino di distribuzione esiste. Certamente non è la sola causa dell'evidente calo di vendite.
Forse sì, sono troppo incline al complotto e alla dietrologia, ma d'altra parte chi nasce tondo non muore quadrato ;)
Sulla questione della colla hai ragione e ricordo anche di averne parlato con l'editore. Sinceramente, però non ricordo la risposta. Bisognerebbe chiedere ai ragazzi del Diabolik Club. Loro sono informatissimi su tutto.
Un saluto!