Firma per riportare L'Insonne in edicola! Bastano pochi click!

sabato 29 settembre 2018

Del "dono", del cancro e del pensiero positivo

Avete presente la faccenda del "DONO" che sta imperversando sui social?
Nella vita l'ho sentita molte volte e troppe volte l'ho professata.
Per capirla a pieno bisogna conoscere il retroterra, per certi versi, "new age" in cui il concetto nasce. Sono ambienti che ho frequentato e da cui mi sono un po' allontanato, forse a causa della disillusione e del cinismo dell'età. E dalla pessima compagnia.
In certi ambienti inclini al "pensiero magico", le difficoltà della vita sono dei "doni", perché superando le difficoltà si cresce. Sono come scalini che salendoli permettono di vedere il mondo che ci circonda un po' più dall'alto e quindi più chiaramente. Sono dei confini, e i limiti sono una buonissima cosa, perché quando si individuano si inizia già a superarli.
Ok, fin qui tutto molto bello.
La faccenda si complica di fronte a un problema di salute bello grosso. Un problema che terrorizza come terrorizza la paura della morte. Per affrontarlo bisogna indubbiamente far ricorso a tutte le proprie energie e certamente anche ad una profonda fiducia nel domani. Lo spirito è utile, fondamentale, ma non è abbastanza. L'ho visto con i miei occhi come molti di voi. E no, purtroppo non basta. Anche ad Auschwitz c'era il pensiero positivo: "Il lavoro rende liberi" recitava la scritta sull'ingresso. Sapete come andava a finire.
Il pensiero positivo, semplificato e proposto alle masse come un prodotto di banale consumo è deresponsabilizzante e inutile. E' utile in un lungo percorso di consapevolezza personale, e non può essere ceduto o insegnato. "Venduto" come una semplicistica panacea è addirittura pericoloso.

Nessun commento:

Posta un commento