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giovedì 6 settembre 2018
La notte di Scopeti - Il Mostro di Firenze
Trentatre anni fa, nel luogo che vedete nella foto, si concludeva la vicenda criminale del Mostro di Firenze con il suo ultimo duplice omicidio ai danni di una coppia di turisti francesi accampati (incomprensibilmente, per me) in una malmessa piazzola a Scopeti. I ragazzi erano diretti verso Bologna e avevano trasformato un viaggio di lavoro in una breve vacanza. Gli scontrini e i biglietti autostradali si fermano alla notte di venerdì 6, ma le indagini avevano collocato l'attacco alla notte tra domenica e lunedì, cosa che fu subito messa in dubbio visto l'avanzato stato di decomposizione dei corpi. Oggi la data del delitto è stata anticipata almeno di uno o due giorni, come spiegato chiaramente nell'interessantissimo libro di Cochi, Cappelletti e Bruno. Si disse che erano stati avvistati il 4 settembre a Montesenario, vicino a dei "cerchi magici" fatti con le pietre, ma in quella data i ragazzi stavano partendo dalla Francia. Poi venne il super testimone che tutto aveva visto, comprese cose impossibili, ma non era la prima volta che accadeva. Io sono uno di quelli che non crede alla versione ufficiale, ma non per uno spirito complottista, anzi. Stando ai fatti è la versione ufficiale che sembra frutto di un complotto. Comunque, per me "questa" è la notte. E mi ricordo ancora quando fu diffusa la notizia dell'ennesimo scempio. Siamo agli sgoccioli di un nuovo filone di indagine. Tra breve sapremo se verrà archiviato o se si andrà a giudizio. La mia versione dei fatti (romanzatissima) la potrete, se vorrete, leggere a marzo (per le Edizioni Inkiostro), e sappiate che c'è ancora tantissima gente che su questa vicenda si scervella. Gente preparatissima che tutti i santi giorni affronta qualche dettaglio della storia, alla ricerca di un maledetto filo rosso che unisca i puntini. Sì, gente preparatissima e incazzata nera che cerca una soluzione. Lo dobbiamo a quei ragazzi, e per ultimo a quel Jean-Michel Kraveichvili (in basso nella foto), musicista, che suonava in un gruppo dal nome profeticamente inquietante: Venerdì 13.
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