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venerdì 20 agosto 2010

Il fumetto in mutande?



Ci risiamo, torniamo a parlare della crisi, vera o presunta, dei comics made in Italy.
Non riassumerò la faccenda, ma la questione parte da in post dell'amico (e mio editore) Mario Taccolini delle Edizioni Arcadia.
Ecco qui l'intervento di Taccolini che nel Blog di RRobe viene ripreso con la promessa di venir riesaminato a settembre.

Dico in due parole la mia posizione.

Certo, la crisi ha colpito anche il fumetto, certo, fare il disegnatore/autore in Italia e viverci, è un privilegio per pochissimi. Certo, le vendite vanno male, male in edicola, malissimo (per quello che so) in fumetteria.
I motivi sono tantissimi, dalla distruibuzione, alla poca visibilità, al calo di interesse dei lettori.
Ma su una cosa io continuo a puntare l'indice: secondo il mio modestissimo parere noi fumettisti facciamo fumetti solo per noi, e rappresentano solo noi.
Dovremmo uscire dalle camerette in cui siamo (troppo) cresciuti, fatti e strafatti (nel senso della droga) di telefilm, fumetti, e ricordi d'infanzia. Dovremmo essere più aggressivi (e non solo sui forum e sui blog), ma raccontare la vita vera, quella là fuori, invece ci ostiniamo (io per primo, sia ben chiaro), a riproporre i soliti personaggi dal solito vetusto linguaggio. Lo facciamo un po' per colpa nostra, un po' per colpa degli Editori ed Editor che non osano rischiare.
Evoluzione è la parola chiave.
Credo che, editorialmente parlando, ci aspetti un "cigno nero", un evento imprevedibile che manderà tutte le nostre abitudini a farsi benedire. Solo che avrà fatto scelte corggiose e diverse potrà sopravvivere.


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