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mercoledì 18 agosto 2010

Il quarto tipo




Di solito non faccio recensioni cinematografiche e non temete, questa sarà la prima e ultima volta.

Come qualcuno di voi sa, mi interesso da sempre di UFO, e specialmente del controverso fenomeno delle “abduction”, ovvero i presunti rapimenti da parte di entità aliene, così ho accolto con entusiasmo e speranza il film “Il quarto tipo”, interpretato da Milla Jovovich e diretto da Olatunde Osunsanmi (sospetto che con questo cognome non farà molta carriera), che in questi giorni è nelle sale cinematografiche.
In breve, gli incontri con gli alieni sono stati classificati da J.Allen Hynek negli anni '70 in quattro tipi: il primo è l'avvistamento di un UFO, il secondo è il reperimento di un segno nell'ambiente, il terzo è il contatto diretto e il quarto è il rapimento.
“Il quarto tipo” vuole raccontarci di quest'ultimo genere di contatti e lo fa con una struttura narrativa particolare. All'inizio, Milla Jovovich ci spiega che lei è un'attrice e nel film interpreta la dottoressa Abigail Tyler, detta Abbey, in una ricostruzione drammatica di fatti realmente avvenuti nei primi giorni dell'ottobre del 2000 nella cittadina di Nome in Alaska. Naturalmente, per proteggere la privacy delle persone coinvolte, i nomi sono stati cambiati. Però, ci viene detto che il regista ha inserito del reale materiale d'archivio, girato dalla stessa Abbey che compare a raccontarci degli avvenimenti. Lei sembra subito la più aliena degli alieni. Will, il marito di Abbey, è stato misteriosamente ucciso una notte mentre dormiva accanto a lei. Per capire qualcosa della sua morte, Abbey prosegue gli studi di Will e si reca a Nome, i cui abitanti soffrono di persistenti disturbi del sonno. Si svegliano di soprassalto e ricordano d'aver visto uno strano gufo alla finestra. La regressione ipnotica di uno di loro scatena poi una tragedia con la morte di tutta la famiglia del paziente. Su un nastro rimangono impresse delle misteriose parole che vengono poi tradotte dal dottor Odusami come Sumero. I sumeri avevano avuto contatti con gli alieni? Basterebbe ricordare le teorie di Zacaria Sitchin e del suo pianeta Nibiru. Dal punto di vista registico il film è figlio di pellicole come “Blair Witch Project”, “Rec” e “Cloverfield”, dove l'horror mira a dare l'illusione che quelli che vediamo siano orrori reali, ma le parti del film che dovrebbero essere documento autentico sono troppo perfette per essere vere, e a me hanno fatto lo stesso effetto della famosa autopsia aliena di Roswell.
Ma questo non è un semplice film horror. E' chiaro che si è tentato di fare un film documentario, altrimenti l'intreccio narrativo sarebbe dovuto essere molto più articolato. Infatti, in soldoni, in questo film non accade quasi nulla e non si danno risposte. D'altra parte, le risposte sul mistero delle abduction, ancora non ci sono.
Però...
Però ci sono dei dettagli che mi hanno fatto riflettere. Particolari apparentemente minori nella casistica UFO, ma secondo me, nei dettagli si trova sempre la verità.

1-Il gufo che i pazienti di Abigail Tyler vedono fissarli dalla finestra e anche dall'interno della camera da letto nel bel mezzo della notte, arriva direttamente dal best seller “Communion” di Whitley Streaber, dove viene presentato come un “ricordo di copertura”, una “pecetta” messa dagli intrusi nella memoria dei rapiti. Sembrerebbe infatti che gli alieni, o chi per loro, non gradiscano molto essere “visti”, per evitare che l'umano prenda coscienza della loro esistenza. Se è così, deve esserci anche un motivo.

2- I pazienti di Abigail parlano anche di un cattivo odore che accompagna il ricordo del rapimento e lo associano alla “cannella marcia”. Sempre in “Communion” si parla di un odore sgradevole come di formaggio e cannella. E la “puzza” è un elemento regolarmente connesso e testimoniato dall'incontro con i “grigi”.

3- Il Sumero come lingua aliena. Beh, questo è l'elemento più interessante che ho trovato nella pellicola di Osunsanmi, perché un risultato simile emerge dal controverso ricercatore italiano Corrado Malanga, il quale, sotto ipnosi, farebbe emergere quelle che chiama “memorie aliene attive”, ovvero delle tracce innestate nella mente umana per vari scopi. Queste memorie parlerebbero una lingua che sarebbe simile al sumero.

4- Ne “Il quarto tipo” si realizza anche un importante ibridazione tra alieni e demonologia, un po' “Incontri ravvicinati”, un po' “L'esorcista” infatti gli alieni non vengono presentati solo come viaggiatori spaziali che fanno esperimenti sui poveri terrestri, ma qualcosa di molto più spaventoso e agghiacciante. Qualcosa che sconvolge i protagonisti del film tanto da fargli perdere ogni speranza. Gli alieni sono nella mente degli addotti, profondamente conficcati nel loro inconscio, forse a succhiare la loro energia vitale. Sono qui da sempre, siamo di loro proprietà e non c'è speranza. I diavoli del medioevo sono gli alieni di oggi? Sono le nostre stesse paure inconsce che generano il fenomeno oppure sono loro che vestono diversi aspetti in base al nostro grado di percezione?

Come dicono i protagonisti alla fine del film: "tocca a voi decidere in cosa credere".

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