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venerdì 8 ottobre 2010

Intervista

Tratto da “Intervista a Giuseppe Di Bernardo” a cura di Gianfranco Staltari

Personaggi

Domanda: Come si affronta la creazione di un personaggio e come, invece, la lavorazione, l’invenzione di storie per una serie per un personaggio già esistente? Quali sono le difficoltà in entrambi i casi?

Risposta: La genesi di un eroe a fumetti, almeno per me, è improvvisa e inaspettata. I miei personaggi sono germogliati da soli, sono nati dalla fertile terra dell'inconscio e hanno preso vita. Mi sono limitato a versare un po' d'acqua che organizzasse le loro esistenze, ma il grosso del lavoro l'ha fatto l'alchimia dell'immaginazione.
Si possono creare dei personaggi a tavolino, ma ai miei occhi, appaiono senz'anima. Cloni destinati ad una breve vita.
L'Insonne è nata per la mia voglia di raccontare la radio e la notte della mia città. I crimini efferati che si compiono alla luce dei negozi di moda del centro storico. Desdemona ha un carattere tutto suo e ben definito, che è nato autonomamente e ha preso una fisionomia precisa solo con la serie edita dalla Free Books. “Cornelio”, invece, doveva fare i conti con la presenza di Carlo Lucarelli. Avendo il volto del noto scrittore e presentatore televisivo, Cornelio non poteva mostrare un carattere troppo marcato, ma doveva essere consono all'immagine che lo spettatore di “Blu notte” aveva di Carlo. In “The Secret”, invece ho avuto completa libertà e trovo che i personaggi siano molto sfaccettati, pieni di paranoie, tormentati e ambigui.

D: Quali caratteristiche psicologiche deve avere “il cattivo” perché funzioni?

R: Come al solito non ci sono delle formule magiche, posso solo farti degli esempi. Pensiamo al rapporto Diabolik-Ginko, il primo freddo e calcolatore, il secondo molto più umano. Per quanto mi riguarda, questi ruoli sono evidenti nel rapporto Desdemona-Cronide della serie “L'Insonne”. Cronide agisce in preda a raptus, spesso senza una ragione precisa, fa del male perché è nella sua natura farlo. È un personaggio colmo di sessualità perversa, non ha rapporti umani, è una “monade”, un individuo fuori dalla comunità. Desdemona, invece, ragiona anche fin troppo, non farebbe mai del male e la sua sessualità è legata solo ai sentimenti. Nella serie, più volte, il loro essere l'opposto dell'altra è stato evidenziato in vari modi, anche graficamente. In “The Secret”, i malvagi sono irreggimentati, obbediscono agli ordini e fanno parte d un gruppo. Sono i pezzi di un puzzle che s'incastrano perfettamente l'uno con l'altro e hanno quasi una mentalità da alveare. Adam vuole ribellarsi ed essere unico, vuole essere l'ingranaggio difettoso che blocca il sistema.
D: Molte scuole di scrittura affermano che una storia non esiste senza un conflitto. Sei d’accordo? Se sì, come lavori su questo elemento? Che genere di conflitto preferisci usare? (per esempio conflitto tra due uomini, conflitto interiore, conflitto dell’uomo contro una forza della natura).

R: Sì, senza conflitto non c'è storia. Sono assolutamente d'accordo. In genere si tratta di conflitti interiori palesati dal conflitto tra due o più personaggi. C'è il conflitto di Desdemona con suo padre Isaia, che è anche un conflitto tra modi di essere. Il conflitto di Adam è con la società e la famiglia che lo hanno ingabbiato, ed è rappresentato attraverso la ribellione verso le forse oscure che tengono il genere umano inconsapevolmente prigioniero.

Serie

D: Come procedi con la creazione di una serie \ miniserie? Qual è il tuo metodo di lavoro? Parti dal personaggio? Dalla trama? Hai bisogno di vedere subito visualizzato il tuo lavoro con degli studi da parte di un disegnatore?

R: Dipende. Per L'Insonne sono partito dalleroe: una deejay nottambula alle prese con gli strani personaggi che affollano la notte delle radio. Per The Secret, invece, era il tema. Volevo parlare di complottismo, interferenze aliene, new age, così, per prima cosa ho lavorato su una teoria unificatrice delle tante storie che girano su questi argomenti. Poi, pian piano sono venuti i personaggi.

D: Come avviene la selezione dei disegnatori?

R: Durante l'anno mi si propongono molti autori. Io li valuto e li metto in una cartella in attesa del momento del bisogno. Un bisogno che può anche essere di altri, infatti spesso giro i bravi disegnatori ai colleghi. Poi, navigo spesso sui blog cercando bravi disegnatori, in questo modo ho scoperto Emanuela Lupacchino, Walter Trono, Daniele Statella e diversi altri. Mi dicono che sono un talent scout di giovani autori. Un po' è vero, quelli che ho fatto esordire sono tutti diventati apprezzatissimi autori.

D: C’è veramente bisogno di nuovi bravi sceneggiatori, ci sono gli spazi?

R: Bisogno non so, ma gli spazi ci si creano. Io, per poter scrivere fumetti, ho dovuto imparare a disegnare. Intendo dire che per uno sceneggiatore è molto più complesso farsi notare. Gli spazi ci sono se ci sono delle idee e tanta professionalità, perché per gli editori minori, uno sceneggiatore deve anche fare da supervisore ai disegni, insomma, portare un prodotto finito.

D: Quali sono i consigli, le dritte che puoi dare a degli aspiranti sceneggiatori che si vogliono proporre in Italia?

R: Nessuno ha voglia di leggere quello che scrivete. Nessuno. Se mandate un progetto, nelle prime cinque righe dovete sparare tutto quello che avete. Non tenetevi per “dopo” le idee. Dovete colpire subito chi ha aperto la vostra mail o sfogliato il vostro book. E siate insistenti: se non vi rispondono insistete anche solo per farvi dire “no grazie”. Se mandate le vostre cose e restate eternamente in attesa, non otterrete nulla. Chiamate, presentatevi in casa editrice, proponete.

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