Firma per riportare L'Insonne in edicola! Bastano pochi click!

giovedì 25 novembre 2010

Incipit

Qualche anno fa ho scritto un paio di racconti neri per l'editore Marco Del Bucchia. Il secondo che ho pubblicato si intitolava "Delitto in livrea" e raccontava di un delitto, come si evince dal titolo, ambientato durante una partita del Calcio Storico Fiorentino.
Cos'è il calcio storico fiorentino?
Date un'occhiata al video...



Oggi vi regalo l'incipit di quel racconto.

Delitto in livrea

Anche se chiudo gli occhi, quell'immagine non scompare.
È enorme il Cecchi, veramente grosso. Mi ricorda un cinghiale con quei suoi capelli neri ritti sulla testa come setole. Lo vedo sdraiato a terra, faccia in su, a non più di un paio di metri da me. Respira ancora mentre la macchia di sangue inzuppa quella che fino a pochi minuti fa era una candida livrea bianca. Scalcia, il Cecchi, e si tiene le mani sporche di rena strette intorno alla carotide. Fissa un punto in alto nel cielo sopra le teste delle ottomila persone accalcate sulle gradinate di ferro montate in piazza signoria. Stanno tutti zitti, il boato del pubblico che ha accompagnato la caccia dei bianchi si è smorzato improvvisamente.
Al Cecchi piaceva l'idea di avere tutti gli occhi addosso, per quello era diventato un giocatore del calcio storico, ma ora sembra anche imbarazzato mentre tutta quella gente lo guarda a pochi metri dalla rete degli azzurri.
Il Cecchi, ora è più simile alla fontanella di vino di Carmignano che a un marcantonio di quasi cento chili.

Sono seduto in una stanza della caserma dei carabinieri di Firenze, ho le manette ai polsi e la mano destra ferita, eppure non riesco a smettere di sorridere. Ho ancora i pantaloni della livrea addosso, mentre sulle spalle mi hanno buttato una giacca di chissà chi. Il sudore mi ha seccato la rena sulla pelle e ho il labbro rotto. No, non è stato uno scontro di gioco, non ne quasi avuto il tempo. Mi hanno rotto il labbro con un pugno. Volevano linciarmi, ma la sicurezza mi ha trascinato via.
La partita era iniziata da quindici minuti, almeno credo, perché sinceramente avevo un po' perso il senso del tempo. I miei compagni non facevano altro che riprendermi. Il Pini, uno dei cinque Sconciatori, il più stronzo, mi è venuto davanti a pochi centimetri dal muso e ha gridato:
“Ma che cazzo fai, Brogi? Stai dormendo? Ti passano accanto e neppure te ne accorgi!”
Per forza, ho pensato. Non li guardavo i miei avversari, ne puntavo uno, uno degli Innanzi dei bianchi, e aspettavo il momento che entrasse nella mia zona di campo. L'avevo quasi acciuffato un paio di volte.
“Brutto figlio di puttana!” Glielo avevo urlato in un orecchio, mentre gli serravo il collo tra le braccia, ma lui era riuscito a divincolarsi e non sembrava neppure avermi sentito. La seconda volta era finita in una mischia e il Maestro di campo ci aveva diviso.
Era giovane il Cecchi, quasi dieci anni meno di me, e quando non faceva il calciante era bidello del Liceo Artistico, la scuola di Silvia. Silvia, la mia bambina.
Silvia frequenta il secondo anno e una sera, al mio rientro dal cantiere, mi corse in contro e mi disse:
“Lo sai che il nostro bidello gioca nei bianchi?”
“Bella razza!” gli risposi io, “In Santo spirito c'è solo gentaccia.”
“Ma smettila, babbo, mica siamo più negli anni settanta! Ancora con queste menate sui quartieri storici. Guarda che non è di Santa Croce, il mio fidanzato!”
Che fidanzato? Silvia ha appena quindici anni, è solo una bambina.
Ecco che mi torna l'immagine del Cecchi agonizzante nel catino di Santa Croce. Ti sta bene, Cecchi, e se tornassi indietro lo rifarei senza pensarci troppo su. Eri un porco e sei finito sgozzato come un maiale.


Qui potete trovare la scheda del libro.

2 commenti:

  1. Gran bell'incipit, complimenti. Incuriosisce al punto giusto.
    Ammetto di essere appassionata di gialli; penso dunque che me lo prenoterò, appena possibile, in libreria.
    Grazie per la segnalazione!

    _Danny_

    RispondiElimina