Oggi mi faccio un regalo, pubblico un racconto tratto dal libro che ho scritto un paio di anni fa per l'editore Marco Del Bucchia.
Come dite?
Il regalo lo sto facendo a voi?
Nì.
Se leggete qualcosa di mio, ai miei occhi, mi fate un regalo. Sono fatto così. Spero che l'editore non mi spelli vivo per quello che sto facendo, ma in tutta onestà, un libro se non viene letto muore. E io non voglio che quel romanzo dedicato a Desdemona finisca nel cimitero dei libri dimenticati.
È il mio modo di rispondere a quelli che dicono che L'Insonne non interessa più a nessuno. Lo dicevate anche nel '95, minchioni. Lei vi ha seppelliti tutti.
Questa è solo la prima parte. Le altre, arriveranno nei prossimi giorni.
Sempre parlando di racconti, vi segnalo la seconda parte di "Sul sedile accanto al mio" di Marisa Lo Zito. Lo trovate sul sito Setteperuno. Complimenti, bacini e cuoricini sparsi alla salute di quelli che protestano per queste effusioni pubbliche.
A proposito... Marisa come la protagonista di questa storia.
Ah! I casi della vita.
La storia che pubblico oggi, gira intorno all'affresco di Benozzo Gozzoli che potete ammirare nella Cappella dei Magi in Palazzo Medici Riccardi. Il bellissimo affresco, però, custodisce un segreto che scoprirete arrivando alla fine del racconto.
A CAVALCATA DEI MAGI (parte prima)
Tratto da “La lunga notte de L'Insonne”
Di Giuseppe Di Bernardo editore Marco del Bucchia
Non ditemi che avete sonno, amici ascoltatori nottambuli. Desdemona ha per voi un’altra storia, una vicenda che inizia con un incontro casuale in un mondo che di casuale non ha niente. Ci sono dei fili invisibili che ci legano e ci tirano l’uno verso l’altro. Se qualche filo ci indica la strada, altri ce la fanno perdere, se uno ci porta fuori dal labirinto del Minotauro, un altro ci serra la gola fino ad ucciderci.
Avevo conosciuto Marisa al bar della Casa dello studente, il nuovissimo edificio che dà alloggio ai tanti ragazzi iscritti alle facoltà fiorentine.
Io non vivo lì, ma a motivo di pubbliche relazioni ero immersa nel cazzeggio prenatalizio insieme ai soliti amici coetanei, impegnati da sempre a fare di tutto tranne che studiare, quando una vocina timida che arrivava dalle mie spalle mi interruppe nel bel mezzo di una dissertazione su quanto il consumismo avesse stravolto il vero significato di una festa, che in realtà era pure di origine pagana.
Mi voltai, e dietro di me c’era una ragazza che con soggezione mi chiese se per caso fossi L’Insonne, la voce che la teneva sveglia a notte fonda raccontando storie assurde dalle casse della sua piccola radio.
«Sì» risposi. «Un’insonne come me non sopporta che gli altri dormano e deve trovare sempre argomenti interessanti per tenerli svegli». Era una mia risposta tipo, ma funzionava sempre.
Mi ascoltava da tempo, diceva, almeno da quando era arrivata dal Gargano per studiare all’accademia di Firenze. Aveva riconosciuto la mia voce e per salutarmi si era sforzata di vincere la sua naturale timidezza.
Marisa era minuta, così gracile che sembrava poter volar via al primo soffio di vento maligno; aveva occhi profondi come la notte, ma meravigliosamente vivi come il fuoco. Quella piccola opera d’arte pugliese sfoggiava con disinvoltura un cesto di capelli neri irrequieti, tenuti inutilmente a bada da un elastico viola.
Mi ringraziò per la compagnia che le facevo nelle notti in cui portava avanti le sue complicate, ma affascinanti, ricerche extrascolastiche. Marisa cominciò a raccontare che aveva una vera passione per “La cavalcata dei magi”, un affresco di Benozzo Gozzoli, poco conosciuto dal turismo di massa, un dipinto che decora la Cappella dei Magi nel palazzo Medici Riccardi e rappresenta il viaggio di re orientali verso Betlemme. Marisa si era messa in testa di scoprire l’identità dei personaggi che formano il corteo al séguito dei magi. Sapeva bene che era consuetudine dell’epoca usare, come modelli per le opere, i personaggi reali che circondavano il pittore. L’esempio piú famoso era certamente La scuola di Atene di Raffaello, dove Michelangelo, Bramante e Leonardo prestano il volto rispettivamente a Eraclito, Euclide e Platone.
Discussione interessante, ma i miei amici, come probabilmente voi in questo momento, stavano già sbadigliando e dimostravano evidenti segni di impazienza. La compagine di fancazzisti si ridestò solo quando Marisa fece riferimento al mistero custodito in quella cappella. Un mistero che i visitatori distratti avevano sott’occhio da secoli, ma che era sempre rimasto nascosto proprio perché cosí evidente.
Quella piccola e deliziosa ragazza mi chiamò in trasmissione un paio di giorni dopo, per raccontarmi ancóra delle sue ricerche. Da almeno due mesi, con regolarità, attraversava la centralissima Via Cavour e si soffermava a osservare, rapita, la facciata di Palazzo Medici Riccardi. Il palazzone, oggi sede della Provincia e di importanti mostre d’arte, fu ideato da Michelozzo alla metà del quattrocento. È un edificio squadrato, duro, costruito in pietra forte e circondato dal classico bugnato fiorentino. Uno scrigno che custodisce perle preziose.
Marisa, passando per il cortile, percorreva lo scalone settecentesco ed entrava con rispettoso silenzio nella Cappella dei magi, uno degli ambienti piú suggestivi del rinascimento, che ha mantenuto integra l’atmosfera originaria e il fascino di decorazioni e arredi. La cappella, che è composta da due vani quadrati, uno maggiore e uno minore, venne costruita a metà del cinquecento e dotata del pavimento a marmi intarsiati e del soffitto ligneo intagliato e dipinto. Per l’altare, Filippo Lippi, artista prediletto da Cosimo il Vecchio de’ Medici, dipinse l’Adorazione del Bambino. Quella che vediamo oggi è una copia, l’originale è custodito a Berlino. Chissà come c’è finito, lassú.
Benozzo Gozzoli, allievo del Beato Angelico, realizzò con cura minuziosa gli affreschi che rivestono le pareti. Sembrano arazzi multicolori e narrano il viaggio dei magi, la veglia dei pastori in attesa dell’annuncio e gli angeli adoranti, il tutto condito dagli immancabili simboli dei quattro evangelisti.
Le ricerche di Marisa procedevano spedite, anche se si era incaponita sull’identità di uno dei paggi al seguito dei magi. Un bimbo di una decina d’anni a cui proprio non riusciva a dare un nome. Quel volto la ossessionava tanto da apparirle addirittura familiare.
No, amici nottambuli, non immaginatevi Marisa come una triste studentessa vecchia dentro, come le opere che studiava. Nella sua vita c’era posto anche per la passione. Stava con un ragazzo, Florian, un giovane croato che frequentava la sua stessa università e che divideva con lei interessi e aspirazioni. Era carino, diceva lei; aveva il fascino misterioso degli uomini dell’est, un po’ zingari un po’ intellettuali.
Passò Natale, iniziò un nuovo anno e Marisa mi telefonò ancóra, ma questa volta non volle andare in onda. Fabio la tenne in linea e me la passò alla prima interruzione pubblicitaria. Questa volta il tema non erano i misteri degli affreschi fiorentini, ma la sua storia d’amore con Florian. Quel ragazzo stava cambiando sotto i suoi occhi e lei aveva bisogno di un consiglio.
Di male in peggio: poveretta, non sapeva che io con gli uomini sono un disastro. Me la cavo addirittura meglio con la storia dell’arte, ed è tutto dire.
Florian non frequentava piú l’università e ormai passava tutto il tempo in un bar sotto casa, dove avevano installato un videopoker. Sembrava che quella infernale macchinetta fosse diventata l’unica cosa importante per lui. Seduto su uno sgabello pigiava istericamente sui tasti della consolle computerizzata che rispondeva seducente con luci, colori, suoni ma quasi mai con la moneta.
Florian aveva anche rubato dei soldi alla sua ragazza. Marisa era furiosa e stava da cani. Non era per il valore del denaro, ma per il tradimento della fiducia che aveva riposto in lui.
«Ho iniziato per gioco» erano state le sue parole «tanto per passare il tempo tra un esame e l’altro».
A Marisa era apparso un passatempo innocente, pochi spiccioli per uccidere la noia di vivere; a Florian bastava schiacciare un pulsante per entrare in un Casinò virtuale dove ogni volta si perdeva. Gli sembrava una magia; il piacere di una puntatina lo eccitava e, alle prime vincite, una scarica di adrenalina lo rendeva felice. Un desiderio insopprimibile di vincere denaro gliene faceva spendere sempre di piú. Come se una forza misteriosa lo obbligasse a puntare, a scommettere e poi a provare ancóra il giorno dopo.
L’orizzonte di Florian, schiavo della doppia coppia, del tris, e della scala reale, si era ristretto fino a chiudersi nello spazio di un video lampeggiante. La febbre del gioco lo aveva assalito facendogli dimenticare gli affetti. Si era addirittura bruciato i soldi per tornare a casa dalla sua famiglia durante le festività natalizie.
«Che stronzo» avevo pensato, ma non l’avevo detto a Marisa. Gli uomini che giocano d’azzardo mi fanno contemporaneamente schifo e compassione. Arrivano secondi solo dopo gli uomini che alzano le mani sulle donne.
Comunque non potei esserle di molto aiuto se non per dirle che una ragazza come lei aveva diritto a essere felice. Se Florian preferiva la compagnia dei videopoker, che lo lasciasse alla sua dipendenza. Il mondo era pieno di uomini che avrebbero ricoperto di attenzioni un piccolo gioiello come lei.
Per alleggerire la tensione le chiesi delle sue ricerche e Marisa recuperò istantaneamente il sorriso. Mi disse che aveva scoperto una cosa che nessuno aveva mai notato: il paggio misterioso che compariva al séguito dei Magi era un personaggio storico noto in tutto il mondo, una vera icona, ma che nessuno aveva mai saputo del suo passaggio nella Firenze rinascimentale.
Marisa mi fece un breve ripasso della storia di quel periodo. Il 2 marzo 1439, si tenne a Firenze il Concilio per favorire il riavvicinamento della Chiesa Ortodossa d’Oriente con quella d’Occidente. Artefice dell’avvenimento era stato Cosimo il Vecchio dei Medici, che con un’abile strategia politica era riuscito a far spostare la sede del Concilio da Ferrara nella sua città. Poco importa se su Firenze stava calando l’ombra della peste, epidemia che fu naturalmente taciuta in favore di enormi vantaggi economici e di potere.
Il tempo passa, ma i potenti continuano a mentire nel nome dei loro sporchi affari.
Ma non divaghiamo. A causa della pressione turca, l’impero romano d’oriente, ma soprattutto la sua favolosa capitale, necessitavano dell’aiuto militare delle potenze occidentali. La cristianità intera era chiamata alla guerra santa contro gli infedeli, e il presupposto per questa crociata unitaria era la riconciliazione della Chiesa Cattolica con quella Ortodossa. A Firenze venne sancita l’unione tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente, un patto che non serví a impedire, qualche anno dopo, la caduta di Costantinopoli. Fu cosí che i rappresentanti d’Oriente fecero il loro trionfale ingresso a Firenze.
L’imperatore di Bisanzio Giovanni VIII Paleologo, insieme alla sua corte, fu ospitato nel palazzo dei Peruzzi in Borgo dei Greci. Proprio qui soggiornò per il tempo necessario allo svolgersi del concilio, un paggio di otto anni poi raffigurato da Benozzo Gozzoli al seguito dei magi. Ma chi era quel bambino? Perché doveva essere cosí importante e misteriosa la sua storia? La mia curiosità cominciava a pizzicare: cosa aveva scoperto di tanto importante quella minuscola ragazza pugliese?
La seconda parte sarà online tra pochi giorni.
Ti è piaciuto?
Sospiro e sorrido :)
RispondiElimina<3
Grazie per aver condiviso virtualemente questo pezzo di racconto.
RispondiEliminaInutile dire che è scritto benissimo, la cosa non mi sorprende più ormai.
Il personaggio di Marisa mi sta già simpatico, un pò mi ci vedo, spero che non subisca nulla di grave a causa di Florian!
Ho apprezzato molto anche tutte le parti artistiche e storiche che vengono descritte in maniera precisa e chiara, mi fa sempre piacere un pò di sana cultura.
"«Che stronzo» avevo pensato, ma non l’avevo detto a Marisa. Gli uomini che giocano d’azzardo mi fanno contemporaneamente schifo e compassione. Arrivano secondi solo dopo gli uomini che alzano le mani sulle donne."
Quanto è vero, pienamente d'accordo.
"Il tempo passa, ma i potenti continuano a mentire nel nome dei loro sporchi affari."
Verissimo anche questo!
"La mia curiosità cominciava a pizzicare"
Anche la mia!!! :)
Grazie ancora e grazie anche per aver ricordato la seconda parte del racconto di Marisa su setteperuno.
p.s. W le vostre effusioni! Siete così dolci e romantici che può solo che fare piacere. ;)
_Danny_