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lunedì 26 novembre 2012

Come si presenta la proposta per una serie a fumetti

A grande richiesta iniziamo una piccola rubrica a cadenza occasionale su come si presenta una serie a fumetti. La grande richiesta non è venuta da voi, ma dalle vocine insistenti che affollano la mia testa.
Per prima cosa mettiamo in chiaro un paio di importanti aspetti: questo metodo è assolutamente personale. Quindi non ditemi: "alla Pincopallo edizioni fanno in modo diverso". Immagino. Non esisterà un modo, ma quello che vi espongo è il sistema che piace  a me. La seconda cosa che voglio sottolineare è che questo non è un annuncio del tipo: "La Star Comics cerca delle nuove serie".
No.
Per adesso abbiamo i cassetti pieni di belle (e non) proposte e soprattutto, non sono previste nuove pubblicazioni.
Tutto chiaro? Allora iniziamo.

LA FORMA
In che modo presentare un progetto? Il primo approccio deve essere equilibrato, non mandate dieci righe di spiegazione della serie, troppo poche, ma neppure quindici pagine in corpo otto. Un paio di paginette vanno benissimo. In una prima parte giocatevi tutte le carte, convinceteci a leggervi. Spiegate qual è l'idea innovativa contenuta nella vostra storia. Che cosa la differenzia da tutte le altre. Qual'è il motore scoppiettante del vostro racconto. Incuriosite chi vi legge fin da questo primo approccio. In una seconda parte esponete la storia, la sinossi. Da dove si parte e dove si andrà a parare. Alla fine, è gradita una breve presentazione dei protagonisti. Presentare i protagonisti non vuol assolutamente dire: "Jo Giaguaro, ventisette anni, alto un metro e ottantasette. Segno zodiacale, fringuello. La sua alimentazione a base di fibre e legumi lo rendono poco gradito nelle riunioni dei super eroi". Insomma, non fate una fredda scheda, ma descrivetene la personalità. Ricordatevi, giovani autori disoccupati, che i personaggi devono essere sempre coerenti a se stessi.

GLI STUDI
Servono degli studi dei personaggi. Materiale provvisorio ma che ci permette subito di visualizzare le caratteristiche degli eroi della nostra storia. Il più delle volte non si ha a disposizione un disegnatore adeguato, me ne rendo conto, ma non è un buon biglietto di presentazione. Se siete degli sceneggiatori potreste far un piccolo investimento. Vagare per i blog o DeviantART, cercare il disegnatore adatto e commissionargli gli studi della vostra proposta. Vi suggerirei di non chiedere al disegnatore di fare gli studi gratis. Mi rendo conto che siamo tutti sulle spese, che non si arriva a fine mese etc etc, ma di fare fumetti non ve l'ha prescritto il dottore. Se non volete spendere duecento euro per gli studi e un paio di tavole di prova (e sono stato su un prezzo davvero basso) vuol dire che non credete alla vostra storia. E se non ci credete voi perché dovrebbero crederci gli altri? Probabilmente trovereste comunque qualche volenteroso disegnatore disposto a fare tutto gratis, ma sarebbe certamente un esordiente e il risultato non sarebbe garantito.

                                                         Esempio di studio. Rosario Raho.

L'IDEA
Vorrei soffermarmi su questo aspetto perché è fondamentale ma troppo spesso trascurato. Se la vostra storia racconta di un detective vedovo che indaga su fenomeni paranormali, oppure che lavora per un'agenzia super segreta e fighissima, oppure un horror con gli zombie, allora evitate di perdere tempo. Quello che ho notato in questo anni da editor Star Comics per il settore italiano, è che spesso le idee non c'erano, oppure erano trite e ritrite. Avrei voluto trovarmi tra le mani proposte nuove, forti, sconvolgenti, invece c'è stato un diluvio di luoghi comuni con strutture comuni.
Si parla tanto male delle pubblicazioni italiane, sul fatto che non ci sono idee e si raccontano sempre le stesse cose, e allora osate. Immaginate un progetto diverso e provate a proporlo.

ANDARE PER GRADI
Se non avete mai pubblicato una storia a fumetti è sinceramente inutile puntare all'editore più grande. Fare fumetti non è semplice. Bisogna conoscere i tempi e il linguaggio. Bisogna fare esperienza. La gavetta serve, rassegnatevi. Sì, lo so che la mamma vi dice che siete bravi e che scrivete bene, ma le mamme sono infingarde, e per un sorriso del loro cucciolotto venderebbero l'anima. Dunque, sappiatelo, non è detto che riuscirete mai a fare bene i fumetti, neppure dopo averne scritti decine. A volte manca il quid, non c'è nulla da fare. Lo so, è politicamente scorretto da dire, ma la maggior parte di chi vuole scrivere fumetti è semplicemente negato. Tutti sanno scrivere, articoli, racconti brevi, sms. Ma scrivere fumetti è un'altra cosa. Tutti immaginiamo storie, ma le immaginiamo in un flusso. Chi scrive fumetti è capace di selezionare le immagini chiave e di alternarle in modo da tenere desto il lettore, ed è capace di scrivere dialoghi dove recitano tanti personaggi ed ognuno deve avere la propria personalità. Facile da dirsi, difficile da farsi. A volte mi arrivano  proposte di serie o semplicemente pagine di prova addirittura con errori ortografici. Per carità, capita. Io sono il peggiore, in questo senso, ma se mandate cinque tavole o un breve testo da valutare, fatemi la cortesia di essere sicuri di aver messo gli accenti giusti.
Un consiglio: prima di proporvi per una serie da edicola, fatevi le ossa. Lo so, questa società del cavolo ci convince che possiamo ottenere tutto e subito, e che tutti, ma proprio tutti, possiamo diventare delle star. Ecco. E' una cazzata. Dai che lo sapete.
Quindi, armatevi di pazienza e modestia, e iniziate a fare pratica. E' come nel Tango: per ballare davvero bene servono tanti anni. Mica è la Salsa.
Fino a qualche anno fa, gli autori emergenti, non avevano altra possibilità che convincere qualcuno a pubblicarli. Poi sono arrivate le autoproduzioni favorite dalla stampa digitale che permette di fare poche copie di un prodotto, e soprattutto la possibilità di pubblicare in rete. Sul proprio blog o su siti come Verticalismi, Shockdom e tanti altri. Poi, il fenomeno dei fumetti passati dal web alla carta sta diventando massiccio: Davvero, Zerocalcare, Harpun e chissà quanti me ne dimentico. C'è anche il fenomeno inverso con Agenzia incantesimi e L'Insonne, perché questo dimostra che la rete è uno spazio in più e complementare alla carta (non dirò che il primo fumetto on-line l'ho fatto nel 2000 con Nebula del pioniere Lucio Staiano, e non dirò neppure che già ne 2005, sul primo numero de L'Insonne, c'erano interazioni con la rete, e da lì a poco ho iniziato a realizzare storie anche per il web. Ups, l'ho detto. Pardon). Tornando a noi: fate esperienza e fate vedere che conoscete il media fumetto. Che avete del talento. Per anni i fumettisti hanno sostenuto: "fare fumetti è un lavoro". Verissimo. Lo abbiamo gridato e sostenuto con forza, perché vent'anni fa, fare fumetti era considerato un passatempo, una cosa semplice e anche un po' ignorante. Di certo non un lavoro serio. Ricordo ancora questa scenetta realmente accaduta:
"Cosa fai di lavoro?"
"Faccio fumetti."
"Sì, ma di lavoro che fai?"
Ecco.
Quindi fare fumetti è un lavoro. Ma non è un lavoro come gli altri. Prevede un talento di fondo che, reggetevi, non è detto che abbiate. Anzi, è proprio improbabile. Quindi è inutile lamentarsi con frasi del tipo: "Le case editrici non danno possibilità ai giovani!" come se, questo motto degno di Renzi, implichi che essere giovani sia un valore che automaticamente debba permettere una pubblicazione. Manco per il piffero. Prima di tutto bisogna avere talento, essere "intonati nel disegno o nella scrittura". Poi, serve un editore capace di scorgere questo talento come un diamante nascosto da mille impurità. Leggo di autori che accusano il mondo del fumetto di non dargli spazio, ma non si rendono conto di quanto inadeguate siano le loro proposte. Un disegnatore-sceneggiatore che avevo gentilmente rifiutato mi ha scritto: "Peggio per te, perdi una chance. Sentirai parlare di me tra qualche anno, e di certo non vorrò lavorare con chi mi ha trattato così."
Da neurodeliri.
Insomma, prima di puntare ad una casa editrice da edicola, con tirature oltre le trentamila copie a diffusione nazionale, vi suggerirei di testarvi. Purtroppo non a a tutti sarà concesso di avere una serie in edicola. E' un privilegio di pochi fortunati, non un diritto ereditato la prima volta che avete preso un pennarello in mano. Basta riflettere: quanti autori ci sono in Italia? Quanti sono affermati e quanti emergenti? Tantissimi. Quante sono le serie pubblicate in edicola? 
Voi avete mai pensato quanti soldi servono per realizzare una miniserie da edicola per un editore medio? Ve lo dico io, sono dati approssimativi, ma danno un'idea. Ogni albo che va in edicola costa almeno 12.000 € tra stampa e disegni. Se la miniserie che vi fanno fare è di sei numeri, l'editore investe su di voi 72.000 €. Non vi tremano un poi polsi? A me sì. Ogni volta che una mia serie è andata in edicola, non ci ho dormito la notte. Certo, se la serie è un successo, un po' di soldi rientrano, ma di questi tempi è più probabile che l'editore ci rimetta. Quindi, a fronte di questi numeri, l'editore vi appare sempre brutto e cattivo? Le scelte editoriali fatte non è l'argomento in questione, magari si pubblicano delle porcherie, ma forse, gli autori pubblicati, erano come voi: giovani esordienti che avevano diritto ad una possibilità. E l'hanno cannata.

Quindi, quali sono i miei consigli?
Prima di tutto testarvi. Testate le vostre idee. Nessuno ve le frega, tranquilli. Provate a  fare qualche fumetto on-line, collaborate con qualche professionista, poi, magari autoproducetevi un volume,  mandatelo agli editori insieme ad un progetto nuovo presentato come abbiamo visto prima. E poi sperate. Vorrei dirvi che "volere e potere", ma preparatevi con serenità anche alla possibilità di non farcela. Il fumetto è un po' come la musica: in tanti suonano, ma pochi diventano star.
Comunque, provateci.

"Era la consapevolezza che l'insuccesso fosse comunque il frutto di un tentativo. Che talvolta è meglio perdersi sulla strada di un viaggio impossibile che non partire mai."
                                                                       (G. Faletti)



Addendum... :)

24 commenti:

  1. Questa riflessione ci sta. Piace. Tutti noi ( o quasi) abbiamo sempre mille idee per romanzi, racconti, fumetti etc etc, ma spesso non ci si rende conto della differenza di forma mentis che serve per lavorare con un media piuttosto che un altro. Anch'io ovviamente ho sempre voluto sceneggiare fumetti e negli anni ho avuto un sacco di idee, ma non ho mai praticamente fatto nulla in proposito perchè mi rendevo conto dell'assoluta maggiore difficoltà nello scrivere un fumetto piuttosto che un racconto o romanzo! Incredibile a dirsi ma è proprio così. Ma, comunque, continuo a testare idee chissà....

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  2. Bel post. Condivido ogni singolo punto.

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  3. Si belle parole,uno segue tutte le regole e poi viene Paola Barbato.U_U

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    1. No, no, vengono anche La Rosa e Cardinali, Salati e Caci, Porretto e Mericone ;)

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    2. "Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire" :)

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    3. se vuoi ti faccio uno schema o un disegnino per capire U_U

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    4. Tutte le soluzioni qui:
      http://youtu.be/JpD4BlP5Ymw

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    5. Troppo scontato ti puoi applicare un pò di più, forza su stupiscimi ;)

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    6. Sono certo che saprai stimolarmi. Magari fammi quel disegnino, ok? :)

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    7. U_U

      http://youtu.be/pNUp-2Ji_Eo

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  4. Bel post! Aggiungo una cosa, che è però fra le righe: tanta determinazione. Perchè non sai mai quando la svolta potrà arrivare.

    Comunque mi ha fatto sorridere la frase iniziale "questo non è un annuncio del tipo: "La Star Comics cerca delle nuove serie".

    Paura eh? ;-)

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    1. Tantissima :D

      No, ho specificato per evitare false illusioni...

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  5. Tutto giusto fino a sfiorare il sacrosanto.
    Specie la parte sui settantaduemiladiconsisettantaduemila euro.
    :)

    Curiosità: The walking dead raccontato in due paginette sarebbe stato pubblicato o sarebbe stato bollato come la trita storiella sugli zombies?
    Dura la vita dell' editore (se perde l'occasione). Dura la vita del wannabe (se perde la chance).
    :)

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    1. >The walking dead raccontato in due paginette sarebbe stato pubblicato o sarebbe stato bollato come la trita storiella sugli zombies?

      Bella domanda.
      Io so solo che il tema zombie è il più presente tra le proposte ;)

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    2. Eheheh lo immagino. Ma adesso è derivativo.
      Ha creato figliastri anche in Lamerica con i Crossed di Ennis o Blackgas di nonmiricordochi.
      :)
      Sottotrama: il derivativo è necessariamente brutto? Tex era originale ? O si è guadagnato la sua straordinaria longevità non tanto per il soggetto, quanto per i soggetti che ne curavano il trattamento?

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    3. Che poi il tema zombesco andrebbe benissimo, ma con uno sviluppo originale.

      Il derivato potrebbe anche essere più innovativo dell'originale, ma spesso si tende a ricalcare le linee guida e più superficiali senza comprendere il succo ;)

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  6. Vero. Poi resta il problema di far emergere gli elementi distintivi della propria idea nelle - canoniche - due paginette di cui sopra.
    E quello non secondario (vedasi 72milaeuro) di convincere il lettore ad andare oltre una copertina col - canonico - braccio che spunta dalla terra.
    :)

    P.s. per tutti.
    A Lucca c'è il "project contest" che concede spazi maggiori ... E' una roba tipo assalto alla baionetta, ma c'è tutto un anno per prepararmicivisiti. Fate uno strappo alla regola del processo creativo (che prevede la realizzazione de "Il Tutto" negli ultimi tre giorni validi per la consegna) e partite/iamo per tempo!
    :)

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  7. The Walking Dead presentato su soggetto da l'Ominoqualunque sarebbe passato inosservato. Il nome conta tanto e Kirman alle spalle aveva già una bella gavetta alle spalle. Se sei un novello wannabe il soggetto che presenti conterà senza dubbio molto ma ci va anche una dose di culo e che l'editor creda molto in te e in quello che proponi. Le due ideatrici del Dr. Morgan delle nuove proposte? E tutto quello che hanno fatto prima allo Coniglio Editore? Non sono due ragazze che si sono improvvisate sceneggiatrici!

    Suore Ninja. Dove sta la novità? Si prende per il culo la chiesa e il Vaticano. Avrebbe avuto ugual successo senza andare a toccare questi argomenti "scottanti"? Senza contare che se ti segnala Recchioni sul tuo blog sei a posto.

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    1. >Se sei un novello wannabe il soggetto che presenti conterà senza dubbio molto ma ci va anche una dose di culo.

      Indubbiamente.

      >Le due ideatrici del Dr. Morgan delle nuove proposte? E tutto quello che hanno fatto prima allo Coniglio Editore? Non sono due ragazze che si sono improvvisate sceneggiatrici!


      Il Dr. Morgan è un crossover tra Dr. Morgue e Dexter?
      :)
      Per il formato popolare d'avventura erano delle nuove proposte. Non cercate i cavilli, dai.

      >Suore Ninja. Dove sta la novità? Si prende per il culo la chiesa e il Vaticano. Avrebbe avuto ugual successo senza andare a toccare questi argomenti "scottanti"?

      Anche in questo caso si tratta comunque di esordienti nel formato popolare. A mio modesto parere, toccare questi argomenti in quel formato, notoriamente conservatore, è una novità.

      >Senza contare che se ti segnala Recchioni sul tuo blog sei a posto.

      E allora speriamo lo faccia :) Il buon Cajelli l'ha già fatto :)

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