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domenica 22 gennaio 2012

Ancora sul fumetto seriale e le miniserie

Riprendo un argomento già affrontato QUI e QUI. Parliamo di serie a fumetti e miniserie. Quale strada è meglio seguire per il futuro? Tra i commenti del post ce ne sono un paio che necessitano di un approfondimento.

Federico dice: "All'oggi aggiungerei anche un altro fattore: il personaggio "ongoing", o meglio il suo carattere e la sua personalità, potrebbero incarnare quelli della casa editrice che lo pubblica."

E Roberto aggiunge: "Secondo me, un editore dovrebbe quindi pubblicare in parallelo sia miniserie che nuove serie potenzialmente "eterne". E infatti ero molto deluso anche della politica degli ultimi anni della SBE, che si è dedicata esclusivamente alle miniserie. Per fortuna è già annunciato da tempo un cambio di rotta."

Concordo con voi ma, banalmente, aggiungerei: "però, tra dire e il fare... etc etc".
Il guaio di creare una serie "ongoing" sta nel fatto che si tratta di un salto nel buio che può costare l'osso del collo. Da quando il primo numero esce, a quando l'editore ha i dati di vendita effettivi, passano circa sette mesi. Dico, sette lunghissimi mesi. Nel frattempo dal distributore all'editore vengono comunicate delle proiezioni che hanno più o meno il valore delle famose "bandierine di Emilio Fede", ovvero cifre di vendita che potrebbero essere molto distanti dai dati reali. Dopo sette mesi, l'editore avrà come minimo messo in produzione 7-8 numeri della serie, investendo una cifra pazzesca. Una cifra che porterebbe al fallimento un'azienda che non abbia altre testate capaci, perdonatemi il paragone tristemente attuale, di tappare la falla nello scafo. Ma poniamo caso che l'editore sia in grado di sopportare economicamente il fallimento di una testata. A quel punto cosa fa? Deve chiuderla, con relativa "onta" per la casa editrice, che da una parte avrà l'imperitura vergogna di aver sbagliato bersaglio e l'odio profondo di quei lettori che invece apprezzavano la serie. I lettori, poi, hanno una memoria elefantina. Ricordano e non perdonano questi tradimenti. Basta farsi un giro sui forum per rendersi conto di quanto livore provochi interrompere una serie. Oltretutto c'è la difficoltà da parte dell'editore di capire a priori se una testata sia valida oppure no. Non basta farla in modo professionale: il successo è un'alchimia incomprensibile e che avviene, per buona pace dei soloni dei comics, per puro caso.
Detto questo, però, resto dell'idea che sarebbe l'ora di riprovarci. C'è bisogno di sicurezze in quest'epoca in cui non si è più sicuri di nulla. Anche un personaggio, forte, positivo e sempre uguale a se stesso, fatto di carta e china, potrebbe essere una scialuppa di salvataggio per le nostre testoline sballottate dai venti della crisi.

2 commenti:

  1. Per carità, la tua riflessione è sicuramente giusta, Giuseppe... l'editore dovrà farsi i suoi calcoli e valutare i pro e i contro, ma mi pare evidente che per una casa editrice avere un personaggio forte che duri negli anni, significa moltissimo a livello d'immagine e contribuisce a dare maggiore visibilità (e vendite) a tutte le pubblicazioni che manda in edicola. Magari sbaglio (non ritengo di avere la verità in tasca), ma un editore da edicola, senza un personaggio potenzialmente "eterno", potrà sempre e solo vivacchiare.

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