Alla fine degli anni 80 mi sono avvicinato al mondo della radio e delle dirette degli speaker nottambuli. A rapirmi il cuore fu Piero Barbetti di Radio Fiesole, con la sua trasmissione in diretta da una stanzetta impregnata di fumo di sigaro, in compagnia di un simpatico regista e delle telefonate in diretta degli ascoltatori. Andavo a trovarlo con mia cugina, in serate che erano davvero delle piccole grandi avventure. Poi venne la SUA radio, Radio Firenze, senza la quale, Radio Strega de "L'Insonne" non sarebbe esistita. Il nome era diverso, ma la frequenza e le atmosfere erano le stesse. Quella radio iniziai a frequentarla, prima come ascoltatore, poi come ospite soprattutto per quando c'erano argomenti a me cari come fantasmi, UFO o il mostro di Firenze, e poi come co-conduttore insieme a tanti amici in una trasmissione dell'ora di pranzo. Si usciva da scuola e si andava a fare radio.
I più anziani ricorderanno "Mio Mao", una serie TV di animazioni fatte in plastilina. La sigla delle animazioni è stata composta proprio da Piero Barbetti.
Piero Barbetti, che è stato pioniere delle radio private, musicista e personaggio televisivo con un noto spot e un paio di partecipazioni al Maurizio Costanzo Show, mi ha dato anche la possibilità di fare i primissimi passi nel disegno, pubblicando vignette e fumetti sul mensile della radio, ma non solo. Nel 1994, la sua figura e il suo immancabile sigaro, hanno ispirato il personaggio di Piero Conti, il Boss di Radio Strega nella serie a fumetti de "L'Insonne".
Le strade con Desdemona si sono incrociate nuovamente quando abbiamo girato a casa sua alcune scene dell'esterno di Radio Strega per il film a lei dedicato. In quella occasione Piero, che non incontravo da decenni, mi mostrò orgogliosamente dove aveva appeso il quadretto con la tavola che gli avevo regalato e che mostrava la prima apparizione del suo alter ego a fumetti.
Piero è stato un vero riferimento negli anni della mia crescita e della mia formazione come uomo. Lui non l'ha mai saputo, ma io l'ho sempre considerato un padre.
Caro Piero, sapevo che prima o poi il momento di salutarci sarebbe arrivato. Lo sapevo ma avevo cercato di illudermi che non sarebbe mai arrivato. Grazie, Piero, grazie di avermi insegnato il modo giusto di vedere il mondo.