Sono una brutta persona.
Viviamo nell'epoca dei social network,
lo sapete tutti e tutti ne apprezzate i vantaggi. Per un autore di
fumetti come il sottoscritto, che lavora confinato nel suo minuscolo
studio in un paesino alle porte del capoluogo toscano, uno dei pregi
di Facebook è certamente quello di avere l'illusione di lavorare in
un grande studio, accanto a colleghi di tutta Italia. Chiudo gli
occhi davanti al pc e mi immagino in un luminoso loft costruito su
uno dei satelliti di Giove, con una bellissima vista sulla via
lattea. Ogni tanto passano anche i lettori, che nel frattempo sono
diventati amici, a salutare, lasciare qualche parere e prendere un
caffè insieme. Poi riemergo dal sogno e, anche se il loft
nell'orbita di Giove non c'è, grazie alla rete, resta la possibilità
di poter scambiare pensieri con chi condivide la mia stessa passione
per i comics.
Bello, no?
Quasi sempre.
Perché, se fino a dieci anni fa, un
lettore voleva incontrare un fumettista, muoveva le chiappette e
andava a cercarlo a qualche presentazione dei suoi ultimi lavori.
Oggi, gli incontri con gli autori, sono sempre più deserti e i
lettori ci contattano comodamente attraverso Facebook.
E qui veniamo al motivo per il quale io
sarei una brutta persona.
Specialmente il lunedì mattina, visto
che il week end molta gente non sa che cacchio fare, apro i messaggi
della diabolica creatura di Zuckerberg, e mi trovo di fronte alle più
disparate richieste...
<<Salve, stiamo raccogliendo
delle illustrazioni per un'asta il cui ricavato ci aiuterà a
installare i termosifoni negli igloo degli eschimesi. Spero vorrai
dare un contributo!>>
Pare che saranno i fumettisti uniti a
salvare il pianeta. Se lo sapevo presentavo una lista civica alle
elezioni col nome “Risaliamo le chine”.
<<Ciao, raccogliamo tavole a
fumetti per una mostra che sensibilizzi il mondo rispetto
all'estinzione del Loris lento. Il tuo contatto me l'ha passato un
amico comune che però non vuole che ti dica chi è...>>
E ci credo.
<<Bella, fratello! Sono un
giovane scrittore. Non ho ancora un editore, ma mi servirebbero 115
disegni per illustrare il mio libro. Non è che hai cinque minuti per
aiutarmi?>>
Sono figlio unico.
<<Sono
un regista d'avanguardia e vorrei realizzare un remake animato de “La
corazzata Potëmkin”. Ti andrebbe di
collaborare? Naturalmente verrai pagato dopo che il film arriverà
nelle sale.>>
Ok, ma solo se all'inizio facciamo una
ripresa in cui gireremo la scena della carrozzina che rotola per la
scalinata e dentro ci starai tu.
<<Salve, sono uno
sceneggiatore di sedici anni. Ho scritto 20 pagine di un bellissimo e
innovativo fumetto. Tra la Mondadori, La Rizzoli, e RCS ho scelto voi
per pubblicarlo. Vi racconterò lo sconvolgente finale solo durante
l'incontro per firmare il contratto. Non ho il disegnatore, sceglierò
tra i vostri.>>
Scegli pure tra quelli della Mondadori,
va!
<<Hai visto i miei disegni e
non vanno bene? Vergogna! Non riconosci il talento! Ti accorgerai
dell'occasione che hai perso!>>
Sono costernato! Pensavo che i disegni
li avesse fatti il tuo bambino di quattro anni.
E la mail più ricorrente (di solito
sgrammaticata):
<<Ciao, faccio collezione di
disegnini. Mi mandi gratis a casa una illustrazione autografata?>>
Magari te la porto e per l'occasione ti
do anche un paio di mani di vernice al cancello, che ho visto qualche
punto di ruggine.
Ma santo cielo, quando vedo in un
negozio un paio di scarpe che mi piacciono, entro e chiedo quanto
costano, non dico: "ciao, faccio collezione di scarpe, mi
regaleresti quel paio?"
Nella maggior parte dei casi,
soprattutto per le iniziative benefiche, cerco di accontentare tutti,
ma capita che alcune richieste mi indispettiscano particolarmente, ed
è lì che il pacioso Dottor Jekyll diventa un venefico signor Hide.
Succede soprattutto quando mi accorgo
che la mail che mi è arrivata, è stata copia-incollata ad altri 30
colleghi pescati in rete, oppure quando, nel testo sbrigativo, non
c'è neppure una minima traccia di apprezzamento nei confronti del
lavoro che ho fatto. E capita specialmente quando il mittente non
ventila neppure lontanamente l'ipotesi di rimborsare, non il disegno,
ma almeno busta e francobolli.
Il fatto che i fumettisti siano
rintracciabili in rete non vuol dire che siano un ente benefico.
Noi col disegno ci viviamo.
E poi, per me, dover andare a spedire
la busta è sempre un calvario fatto di una lunga fila dove resto
invischiato tra pensioni, bollette e improbabili rimborsi IMU.
Insomma, io i disegni li faccio gratis,
e mi fa molto piacere... ma veniteveli a prendere di persona alle
fiere o agli incontri.
Ecco, è qui che io divento una brutta
brutta brutta persona, perché non resisto alla tentazione di
prendere un po' in giro pubblicamente chi mi fa queste richieste.
E' un po' come una berlina dell'era di
Facebook.
Che poi sono così fesso che se vi
offendete, mi sento pure in colpa.
Fortunatamente, però, ci sono tanti
lettori più sensibili, che in questi anni mi hanno avvicinato
dandomi l'impressione di apprezzare sinceramente quello che faccio.
E sono la maggior parte.
C'è chi mi compra il disegno (e a
prezzi davvero modici, credetemi), c'è chi mi manda un regalo per lo
schizzo ricevuto, magari offrendomi quello che produce, in un
meraviglioso e mai fuori moda, etico baratto. Il mio tempo per il tuo
tempo: perfetto.
Ma a volte basta anche un sorriso
sincero, o magari una lettera che racconti le emozioni che
susciterebbe quel piccolo scarabocchio, perché la riconoscenza è
per me la più pregiata moneta di scambio.