Per me scrivere è come cucinare gli gnocchi: faccio bollire le idee, cerco il sale, che di solito non trovo, e lo aggiungo.
Si blocca la bollitura. Mi sento perso.
Poi ricomincia e allora butto gli gnocchi, altre idee, che spariscono sul fondo della mia testa-pentola.
Poi, come per miracolo, quando avevo già perso le speranze, eccoli che
riemergono, uno dopo l'altro, e vanno a comporre un mosaico inaspettato.
Si raccolgono piano e si impiattano.
Il ragù lasciamolo all'editore, però.
Eh, sì. Il soggetto per una nuova, atipica, storia de l'Insonne è quasi pronto.