Firma per riportare L'Insonne in edicola! Bastano pochi click!

giovedì 29 agosto 2013

L'Insonne e Eva Kant a Serravalle Pistoiese!



Domenica 8 settembre 2013 si terrà, a Serravalle Pistoiese, in occasione del settimo appuntamento con Serravalle Noir, l'ennesima edizione de L'InsonneDay, la festa itinerante che ha come obiettivo far incontrare gli autori de L'Insonne con gli appassionati del fumetto.
Abbiamo iniziato a parlarne QUI

Durante questo evento, a partire dalle 16:30, potrete visitare una mostra dedicata ad Eva Kant con ben 19 pannelli dedicati all'inseparabile compagna di Diabolik.
A Eva e Diabolik è anche dedicato il manifesto che ho realizzato per l'evento.


Intorno alle 17 ci sarà la prima parte della presentazione dell'albo speciale de L'insonne dal titolo “L’Amore Malato”, con disegni di Riccardo Innocenti, cover di Riccardo Pieruccini, contro copertina di Giovanni Ballati e testo di Alessandro Di Virgilio. L'albetto tratta il tema cardine di tutta la manifestazione, ovvero il Femminicidio.




Il sottoscritto, insieme a Riccardo Innocenti, Giovanni ballati e Riccardo Pieruccini, realizzeremo disegni per gli appassionati de L'Insonne e di Eva Kant, quindi, cari collezionisti di scarabocchi d'autore, fatevi sotto. Saranno presenti altri autori "insonni" tra i quali Francesco Matteuzzi. Partecipando all'incontro potrete anche ricevere gratuitamente la bellissima tesserina de L'InsonneCafè realizzata da Alessandro Omogrosso.

Alle ore 21,00 inizierà “Uomini che uccidono le donne: l’orrore del Femminicidio” incontro con il generale dei Carabinieri ed ex-comandante dei RIS di Parma Luciano Garofano, sul drammatico e attualissimo tema dell'evento.

Insomma, il piatto è ricco. Non cercate scuse e venite a trovarci.
Chiudo con un grazie speciale al Comune di Serravalle e all'Associazione Amici del Giallo Pistoia per aver reso possibile questo evento.

Il resto del programma lo trovate QUI (tenete presente che gli orari più aggiornati sono quelli che vi ho dato io).





sabato 17 agosto 2013

Ancora a proposito di autori di fumetto e creature moleste del web

Pare che il rapporto tra autori di fumetto e il web sia proprio l'argomento caldo di questo brandello d'estate. Avevamo iniziato a parlarne giusto ieri, QUI. Non vi riassumo gli ultimi flame di Fumettoville, tanto li conoscete (spero per voi di no, vuol dire che avete una vita), ma ci tengo a segnalarvi questo post di Michele Medda, un autore che non ho la fortuna di conocere personalmente, ma che con questo post mi ha permesso di riflettere sul mio modo di fare. Ha avuto lo stesso effetto dello scappellotto dato dallo zio saggio al nipotino ancora troppo stordito. Quante volte ho dato spago a discussioni faziose, conversazioni al limite della molestia che io sapevo piene di falsità, fatte da persone che avevano il solo interesse a umiliarmi pubblicamente. Infanzie distrutte da troppi bulli e ragazzini cresciuti che cercano vendetta. Forse è davvero l'ora di farla finita.

Ecco uno stralcio del post:

Ora, io non interagisco nemmeno con chi si impegna diligentemente nell’attività di recensore. Scrivo fumetti da un quarto di secolo e non ho mai risposto a una recensione. A maggior ragione non vedo perché dovrei rispondere a uno zero che spara raffiche di stronzate. Mettetevi una mano sulla coscienza, amici, e spiegatemi: voi perché lo fate? Perché il cazzaro di turno una volta, tempo fa, ha detto bene di voi? Perché sperate che, se non lo ha fatto, prima o poi lo farà? O perché non siete (ancora) entrati nel suo mirino, e finché il bersaglio del suo veleno sono gli altri (magari colleghi che vi stanno sulle palle)va tutto bene? Chiunque oggi può intervenire su un forum, aprirsi una pagina Facebook o un blog. Internet è una fogna intasata dove qualsiasi stronzo può salire a galla. Il motivo per cui voi – che al vostro lavoro date importanza e giustamente la esigete – volete tuffarvi nella stessa pozza di merda di certa gente è per me un mistero. Vedete, non dovrei essere io a spiegarvelo, ma stronzi di questo tipo vivono e prosperano solo nella Rete. Nel mondo reale non hanno consistenza. Sono ectoplasmi. Se non avessero una connessione internet scomparirebbero, e nemmeno li sentireste fare puff.Sarebbero il proverbiale albero che cade nella foresta. Ma c’è un modo per neutralizzare gli ectoplasmi anche nella loro esistenza virtuale. Ed è ignorarli. Isolarli. Togliere loro l’attenzione degli autori equivale a togliere loro la voce. Senza il riscontro, senza il certificato di esistenza in vita che alcuni autori ingenuamente regalano, il loro è un grido afono.


Giusto? Sbagliato? Prepotente? Lucido? Ci sto riflettendo. Io amo parlare con i lettori e mi piace anche confrontarmi. Cominciando ad essere anziano mi piacerebbe di più farlo di persona, ma questo, a parte le poche occasione delle fiere, non è possibile. Mi sto comportando bene o male? Do solo energia ad una strana specie di vampiro psichico? Non lo so, ci sto ancora pensando.
Intanto potete leggere tutto il post di Michele Medda QUI.




Questa immagine non c'entra molto, ma ci ricorda la caducità dell'esistenza, una esistenza da spendere in modo migliore rispetto allo stare davanti al monitor di un pc. E' per una mostra su Rodolfo Valentino organizzata da maestro Alessio Fortunato. Ne riparleremo.


venerdì 16 agosto 2013

Il fumetto e i fumettisti nell'era dei social network. Una nota di Matteo Bussola

Matteo Bussola è un ottimo disegnatore. Lo sapevo anche prima di iniziare a collaborare con lui per la realizzazione di Davvero.
Conoscevo il disegnatore ma non conoscevo l'uomo.
Ecco, dietro al disegnatore Matteo Bussola c'è davvero una bella persona, uno che lavora con passione e onestà, e col quale sento di condividere molte cose.
A ferragosto ho letto una sua nota su Facebook e visto che la condividevo in pieno, ci tenevo a farvela leggere.
Parla del fumetto e dei fumettisti nell'era della rete e dei social network.
E parla di rispetto.
Buona lettura e grazie a Matteo per avermi concesso di rimbalzare qui il suo testo.

Qualche tempo fa quello del Fumetto era un ambiente magnifico, parlo anche solo di sette, otto anni fa. E parlo quasi più da lettore/appassionato che da autore (visto che sono passato dall'altro lato della barricata da pochissimi anni, in proporzione).
C'erano i mostri sacri, quelli che avvicinavi - quando ti riusciva - con un misto di reverenza e incredulità, e sui quali giravano voci che li ponevano a pochi passi dalla leggenda. C'erano gli autori giovani ma promettenti, i professionisti navigati sempre pronti a elargire consigli e incoraggiamenti, in certi casi anche capaci di prenderti a bottega. C'erano gli wannabe - come ci sono oggi - carichi di entusiasmo e voglia di fare, che però avevano sempre ben chiara la differenza tra loro e anche il più scarsone dei professionisti. C'erano i padri nobili che ci hanno insegnato che per definirti Editore dovevi averne mangiata di biada, ma soprattutto dovevi esserti guadagnato il rispetto sul campo e anche fuori. C'erano i fans, i lettori appassionati, i nerd accaniti, i lettori occasionali che "lo fanno ancora Tex?", giravano pochi manga ma tutti di qualità sublime. I fumetti americani erano disegnati da storyteller di professione, sobri, solidi, e le poche, vere superstar erano tali a livelli oggi forse irraggiungibili.
I critici erano persone preparate e esenti da ridicole invidie, di certo non autori mancati o wannabe frustrati, per capirci.
E poi, all'improvviso, la Rete. I social, i forum, facebook stesso su cui sto scrivendo anch'io in questo momento. Che se da un lato hanno fatto diventare tutto più facile (oggi entrare in contatto con un qualsiasi autore, anche con un mostro sacro, o spedire in giro lavori e ottenere ingaggi - se c'è la giusta preparazione, ovvio -, o parlare con altri appassionati, è diventato semplicissimo), dall'altro lato hanno invece appiattito tutto. 
Eliminate le "gerarchie", la sacra distanza tra autori e lettori e critici che in una certa misura - secondo me - sarebbe giusta e sacrosanta, è scomparsa. Tutta la comunicazione è divenuta orizzontale, pervasiva, tutto si confonde in un indistinto chiacchericcio nel quale si perde quasi del tutto l'orientamento. Tutto sembra avere la medesima importanza, lo stesso peso. L'opinione dell'addetto ai lavori ha lo stessa valenza di quella dell'ultimo degli sfigati provocatori. Le chiacchiere da cortile oscurano le poche discussioni interessanti. Pressoché chiunque può dire la sua, scrivendo anche totali falsità in un gioco di specchi che rende evidente l'arroganza di sentirsi al sicuro, protetti dall'anonimato o dalla "distanza" che la rete consente, anche solo mettendoci un'ipocrita faccina alla fine.
Ma su tutto: il rispetto, ecco. Ho letto più volte commenti di lettori o nerd dell'ultim'ora, a volte anche anche di autori ma in misura molto minore, con i quali magari si liquida in due righe il lavoro di Maestri assoluti, permettendosi giudizi di una superficialità imbarazzante su carriere di personaggi che hanno fatto la Storia di questo settore, e non solo. Leggo di wannabe livorosi, totalmente privi di capacità autocritica che è uno scandalo che "quello lì lavori e io no", quando "quello lì" magari pur non essendo un disegnatore irresistibile realizza venticinque pagine al mese di fumetto solido, professionale, leggibile, senza aver MAI scazzato una consegna in trent'anni di carriera, mentre tu wannabe pensi di saper disegnare perché hai una wacom da mille euri e sai usare il filtro Timbro di Photoshop. "Critici" che snocciolano dati presi non si sa dove, quando non totalmente inventati, solo per creare pretestuose e vuote polemichette da giardino che svelano pateticamente la loro unica ragione di vita: esserci. Non importa come, né dove, né parlando o sparlando di chi/che cosa, ma bisogna essere "del giro".
E poi ci sono i coglioni, si sa, ma quelli c'erano anche prima e ci saranno sempre. Solo che ecco, mi pare che ultimamente la proverbiale madre sia sempre più spesso incinta di gravidanze plurigemellari e di padri ignoti. Ed è un peccato. E' un peccato perché la percezione di "isola felice" del Fumetto che avevo - da lettore e appassionato principalmente, lo ridico - anche solo qualche anno fa, certi giorni sembra essere completamente scomparsa. Siamo diventati un pollaio di frustrati invidiosi convinti di detenere la Verità alla luce (o all'ombra) dell'unico faro che riteniamo attendibile: noi stessi e i nostri gusti. La nostra storia e la nostra esperienza e le nostre letture sono le uniche che contano, mentre tutto il resto è merda, senz'appello. 
Fino a qualche anno fa era cristallina la percezione di far parte di "qualcosa". Oggi invece sempre più spesso la sensazione di far parte di niente ed essere costretti a tirare avanti guardando solo il proprio piccolo orticello. 
E prima che arrivi il solito Saggio ferragostano a sottolineare che "eh, ma è così dappertutto, anche i panettieri e i geometri comunali" rispondo in anticipo che sì, per carità, sarà certamente tutto il mondo che sta andando in culo. Ma la sensazione indelebile di far parte di una specie di Sogno condiviso e rispettato, un'isola felice e incontaminata, il privilegio di far parte di una élite di sfigati indistruttibili capaci di convogliare su carta occhi, cervello e mano, senza la bava alla bocca o il desiderio di sputarsi addosso (innato, o indotto) certi giorni mi manca davvero tanto. 
Figurati a Ferragosto su facebook.
Matteo Bussola

giovedì 15 agosto 2013

Una precisazione in merito alla questione distributiva

Vorrei aggiungere una precisazione a QUESTO post che riguarda la distribuzione in edicola.

Se siete a conoscenza di situazioni diverse da quelle che ho raccontato, se a voi con i distributori va alla grande, portate qui la vostra esperienza.
Ditelo.
Raccontateci la vostra versione e dateci i vostri numeri.
Questo post non è nato per coprire qualche presunto insuccesso, ma per la volontà di verificare la correttezza del sistema.
Un sistema che riguarda tutti quelli che amano il fumetto da edicola.
Il mio obiettivo è che si preservi la possibilità per tanti autori di inventare storie e di farsi leggere. Non mi interessano le fazioni.
Quindi, se a vostro parere il sistema della distribuzione in edicola va alla grande, attendo di leggervi. Sarà un contributo importante alla mia indagine.
Grazie.

Un piccolo segreto diaboliko

Ecco da cosa parto per disegnare le mie tavole di Diabolik...


Si tratta semplici bozzetti fatti direttamebte a penna su una cartaccia leggerissima.
In seguito ricalco questi bozzetti sulle pagine definitive e li rifinisco.
Prima o poi vi mostrerò il processo completo, dall'idea alla tavola terminata.
Promesso.
Restate sintonizati.

Carmelo Silva

Quando ero bambino restavo affascinato a guardare le ricostruzioni calcistiche sulle pagine del "Guerin Sportivo". Ricordo bene come allora mi ripromettessi di raggiungere, nel disegno, la morbidezza e la dinamicità di Carmelo Silva.
Ancora oggi, quando devo disegnare personaggi molto piccoli, ripenso al suo inarrivabile esempio.
A volte i grandi maestri si nascondono nei luoghi più impensabili.




mercoledì 14 agosto 2013

Due o tre cose che mi han detto sulla distribuzione da edicola


C'era una volta...
"Un re!" diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato.
C'era una volta un distributore...

Ho sentito tante strane storie intorno ai distributori da edicola e oggi vorrei condividerle con voi, perché inizio a vedere un fil rouge che unisce tutte queste vicende distinte. Ma io sono un complottista e i complottisti, secondo il buon senso comune, non sono da prendere seriamente in considerazione.

Quello che sto per scrivere lo pesco dalla memoria.
Ometto i nomi e probabilmente dirò delle inesattezze, essendo un autore e non un
editore. Nel caso, correggetemi o dite la vostra. Io non ho la pretesa di conoscere la verità e vorrei che questo post fosse l'occasione per chiarire uno degli aspetti più influenti nella sopravvivenza del fumetto popolare e delle serie a fumetti alternative. Serie a fumetti che non sono solo il sogno di un autore ma il lavoro di tante persone.
Cominciamo.

La storia inizia anni fa, quando due editori distinti, in momenti distinti, 1995 e 2000 mi dissero la stessa cosa: "Il distributore nazionale Pincopallino gonfia i dati delle proiezioni sulle vendite del primo numero, in modo che l'editore sia invogliato a stampare di più. Sai, il distributore ha un guadagno anche dalle rese, per questo la sorpresa poi arriva con i dati definitivi... dati che sono più bassi del previsto e l'editore si trova a dover mandare al macero la maggior parte degli albi. E si svena per saldare i conti col distributore."

In un altro caso gli scatoloni con le rese arrivavano "truccati".
Sotto un paio di strati "regolari", con le rese giuste, si trovava di tutto: giornali, riviste, addirittura mattoni.
Tanto chi si metteva a controllare centinaia di scatoloni con 60.000 albi in resa?
Passano cinque anni e un altro editore mi racconta, impotente, un altro fatto incredibile: "Sai... ci sono tornati gli scatoloni con le rese. Avevano ancora i sigilli della casa editrice."
Cosa voleva dire?
Semplice: che non erano mai stati distribuiti.
C'era da portare tutti in tribunale, ma il piccolo editore non voleva saperne. Una causa contro un colosso della distribuzione come Pincopallino lo avrebbe rovinato. E preferiva sopravvivere.
E poi, come si faceva a capire di chi fosse la colpa? Pincopallino si affidava a distributori locali. Era lì, localmente, che accadevano quelle cose.

Poi, recentemente, è arrivato il reso immediato.

Di che si tratta? In pratica gli edicolanti avevano la facoltà di rimandare subito indietro il prodotto fumetto insieme alla merce non vendibile. Gli edicolanti festeggiarono perché potevano avere subito del contante dal distributore, ma alla lunga, questa pratica li ha privati del materiale da vendere.
Ora, il reso immediato non c'è più, ma a quanto pare resta la consuetudine di rimandare indietro il materiale, non solo cose che non possono essere vendute, ma anche pubblicazioni che non considerano vendibili.
L'editore, tra l'altro, ha difficoltà a raggiungere l'edicolante per promuovere il suo nuovo prodotto, perché nella maggior parte dei casi, l'edicola non è informatizzata. L'unico modo è attraverso delle circolari. Peggio potrebbe andare solo con la posta pneumatica.

Era la fine degli anni '90, quando andai a parlare con un distributore nazionale romano. Tra le tante cose che mi disse, una mi rimase impressa in testa: mediamente, il primo numero di un fumetto, dovrebbe vendere il 25% dello stampato, perché viene "polverizzato" sul territorio. Questo vuol dire che viene mandato più o meno a caso nelle edicole dello stivale. Tenete a mente questo dato. Ci torneremo.
Oggi, a giudicare da quello che si legge in rete, se certi dati sono corretti, c'è da fare una riflessione: perché prodotti diversi, di editori diversi, venderebbero in edicola sempre, più o meno la stessa cifra?
Stampano più o meno la stessa quantità di copie (abbastanza, in linea teorica, per distribuire una copia per ogni punto vendita anche se ritengo la cifra un po' troppo bassa), stampano storie diverse, con tipografie diverse, di autori e generi diversi, eppure, a quanto si dice, la cifra di venduto è sempre quella. Cinquecento più, cinquecento meno.

Io, che come dicevo sono uno spregevole complottista, ho un sospetto.
Un sospetto e nessuna prova, sia chiaro, ma spero che questo post serva proprio a spingere qualcuno a controllare (e magari, quel qualcuno si sta già organizzando).

Forse i distributori locali sono oberati di prodotti? Prodotti di ogni tipo e molto più costosi dei tre euro di un fumetto. Prodotti di grandissimi colossi dell'editoria. Colossi che in nome della loro storia e della quantità di libri e riviste che stampano, hanno diritto al loro posto sui camion che fisicamente distribuiscono la carta stampata (e tutti gli allegati vari).
Facciamo una ipotesi, una fantasia... immaginiamo che sui camion di un distributore locale non ci sia abbastanza spazio per tutti.
C'è la crisi, l'editoria non va bene, i costi sono alti e di certo non è che ora può comprarsi cinque camion in più per far contenti quei  fessacchiotti dei comics.
Allora cosa fare?
Bisogna fare una scelta.
Qualcuno deve restare fuori.
Tipo le scialuppe del Titanic.
E secondo voi, tra i prodotti dove il margine di guadagno è buono perché il prezzo di copertina è alto, tra i prodotti degli editori più importanti e dal grande peso politico, e i piccolissimi editori di fumetto, magari appena nati o che hanno poche testate in edicola, ecco,
secondo voi, chi potrebbe (ipoteticamente) restare fuori?

E ancora. La sapete quella del macero diretto?
Il distributore viene pagato per rimandare le copie invendute all'editore. Tra l'altro, l'editore, se ha delle pubblicazioni mensili rischia di trovarsi centinaia di migliaia di copie in magazzino che costano anche solo se restano stipate sui pancali.
Per questo il distributore dice: "Amico Editore, facciamo così... te le mando direttamente al macero dove mi torna più comodo, e ti faccio pure risparmiare".
L'editore naturalmente accetta, ma perde di vista gli scatoloni, rinunciando alla possibilità di fare una controllatina.
Ora, certamente esisterà il modo di fare dei controlli e sicuramente tutte quante le rotelle dell'ingranaggio saranno onestissime.
Non ne dubito.

Ma se, facendo una ipotesi assurda, complottistica, degna di Adam Kadmon... non fosse così?
Se qualche distributore truffaldino si approfittasse della situazione?
Tutti i piccoli editori di fumetto italiano da edicola stampano la stessa cifra di copie, e al primo numero, ultimamente, secondo quello che viene sbandierato sulla rete, invece di vendere il 25% del tirato, se ne vende circa il 13%.
E sono prodotti di vario genere e pubblico. Possibile che siano tutti scadenti?
Dove va a finire quel costante 12%? Non è che viene spedito direttamente al macero?
No, certamente non è così.
Non voglio neppure pensarlo.

E come chioserebbe il noto complottista mascherato, le mie sono solo fiabe dell'età moderna, e dunque prendetele come tali, anche se, è noto, ogni favola ha la sua morale. In questo caso la morale è: dobbiamo spingere tutti dalla stessa parte, fare fronte comune, non limitarsi a schermaglie e battibecchi egoici. Viviamo strani giorni.

***

Aggiunta del 15 agosto.

Vorrei aggiungere una precisazione al post.

Se siete a conoscenza di situazioni diverse, se con i distributori, a voi, va alla grande, portate qui la vostra esperienza. Ditelo. Raccontateci la vostra versione e dateci i vostri numeri.
Questo post non è nato per coprire qualche presunto insuccesso, ma per la volontà di verificare la correttezza del sistema.

Il mio obiettivo è che si preservi la possibilità per tanti autori di inventare storie e di farsi leggere. Non mi interessano le fazioni.

Grazie.

sabato 10 agosto 2013

I miei primi fumetti pubblicati


Di gran parte del materiale prodotto prima del 1998 non ho una testimonianza digitale. Mi sono rimaste solo delle tavole e neppure tutte, visto che all'epoca il disegnatore mandava all'editore l'originale. Ho gli albi, quasi tutti, ma non ho delle scansioni. Questo vuol dire che avevo qualche difficoltà a mostrarvi i miei primi lavori. Però avevo voglia e le ho fotografate, perché a metterli nello scanner gli albi si sarebbero schiantati a metà. Sarà l'età... avevo voglia di fare il punto della situazione e guardarmi indietro. Solo per un attimo, però, che l'unica malinconia che voglio sentire è quella per il giorno che verrà.

Ho esordito nel mondo dei comics con Demon Story, una rivista in formato bonelliano, che raccoglieva storie horror. Era il 1994.





E' curioso accorgersi, dopo tanti anni, che la prima macchina che ho disegnato è stata proprio una Jaguar simile a quella di Diabolik. Destino.


La vita del fumettista è scritta in inchiostro simpatico nello spazio bianco tra vignetta e vignetta.

Per la stessa casa editrice, la Fenix (poi BBD press) pubblicai Desdy Metus L'Insonne. Desdemona è ancora qui con me. E' cambiata molto e spero migliorata, ma fa impressione rivederla con il chiodo, quel suo giubbottino rosso.




Arrivò il 1995 e Marco Bianchini, mio insegnante, mentore e amico, mi chiese di realizzare le matite per un episodio di Mister No. Quelle pagine di Un giorno da cani, sono state una palestra eccezionale. Credo che lì sia cambiato il mio modo di disegnare.




Sì. Ho lavorato per Bonelli, anche se è durato poco. Perché alla fine di quell'albo decisi che avrei voluto provare a far tutto da solo e accettai le lusinghe di Ade Capone che mi voleva sulle pagine di Samuel Sand, una nuova serie che stava preparando per la Star Comics. Alle fiere, i colleghi increduli mi dicevano: "Ma tu sei quello che se ne è andato dalla Bonelli?". Ho fatto quella scelta anche perché speravo, o mi avevano fatto sperare, che la Star potesse riprendere L'Insonne. Ma era solo una illusione. Resta il fatto che nel 1996 disegnai La follia di Monsieu Giraud. Poi, al settimo numero, la serie chiuse.



Nel 1998 passai a Lazarus Ledd con l'episodio n° 60, L'armatura nera. Lo inchiostra Jacopo Brandi e il nostro stile comincia ad essere maggiormente definito.



L'anno dopo avviene una epurazione dei vecchi autori. Qualcuno passò alla Bonelli, qualcuno, forse meno maturo, si ritovò a spasso. Seguirono quattro anni brutti, molto brutti, dove non riescì a trovare un lavoro regolare e se non avessi avuto le agenzie di pubblicità non so cosa sarebbe successo. Nel 2002 avevo fatto 40 tavole di prova per Bonelli, insieme a Jacopo Brandi, e non andavano mai bene. Stavo per lasciar perdere i fumetti, un lavoro troppo discontinuo e senza possibilità, quando è arrivato Diabolik.
Ma quella è un'altra storia.


sabato 3 agosto 2013

Diabolik e la Coop!

Oggi, alla Coop mentre facevo la spesa, ho comprato Colpo su colpo il mio nuovo Diabolik appena uscito. Dell'albo in questione ne ho parlato QUI.
Come al solito ne ho comprate due copie, perché poi mi capita sempre di regalarne qualcuna in giro e non mi va di rimanerne senza.
Tra un cocomero e una busta di spaghetti integrali, il commesso prende in mano l'albetto e inizia a guardarlo.



"Diabolik, eh!"
"Già..." rispondo io, riempiendo la busta con le mie tristi provviste.
"A che anno siamo arrivati?" il cassiere ha voglia di parlare.
"C-come...?"
"Da quanti anni è che c'è?"
"Oh... ecco... non saprei... non lo leggo spesso..." fingo di non saperne niente e mi sento un po' Diabolik che fa la spesa in incognito nel centro commerciale vicino al suo nuovo rifugio.
"Beh, ma ne ha due copie..."
"P-per un amico. Sì... Gli sto facendo un favore..." Sorrido. Faccio schifo a raccontare balle.
"Ecco... c'è scritto in copertina... cinquantaduesimo anno! Mi era sembrato di averlo sentito dire al telegiornale.... eh... anche Diabolik invecchia!"
"Ma no... se li porta benissimo!" intervengo. "E poi è nato in un anno bisestile, quindi tre anni dei nostri sono uno dei suoi."
Il cassiere mi guarda stupito e mi sarebbe piaciuto togliermi la maschera sparandogli un aghetto soporifero prima di svanire nel caos degli allarmi che suonano.

E invece no. Mi sono limitato a sorridere a passargli la carta di credito per pagare.



Spero che i disegni di quest'albo (e del prossimo, visto che si tratta di una storia doppia) piacciano ai nostri esigenti lettori. 
Riguardandolo stampato, devo dire di essere soddisfatto. 
Non completamente, perché il mio critico interiore è spietato, ma abbastanza contento direi di sì. 
Aspettate... ora che guardo meglio... questi due simpatici poliziotti mi pare di averli già visti da qualche parte...

giovedì 1 agosto 2013

Carboidrati e Martini... la cucina a fumetti

La vostra cucina è triste?
Il massimo della trasgressione tra i fornelli la vivete con la Parodi?
Siete Master Chef addicted?
Ora basta, avete bisogno di qualcosa di nuovo, di un diversivo,  magari di una ninfetta paffutella e simpatica che vi guidi tra i segreti del mangiar bene. Ho detto mangiare bene, perché a giudicare dal titolo "Carboidrati e Martini", il suo blog non sembra  proprio il massimo per seguire una sana alimentazione. Ma Mirty Quibibes è così: "una donna che mangia ovunque e qualunque cosa".
Accettate il rischio, non ve ne pentirete.
Seguitela sul suo divertentissimo blog!