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giovedì 24 febbraio 2011

Storia di fumettisti, leoni e di mosche...

Prendo spunto dalle parole dell'amica Manuela Soriani che ha commentato un mio precedente post. Manuela è un'ottima disegnatrice, una persona che si è davvero rotta la schiena per fare fumetto. Ora si è allontanata dal nostro “piccolo mondo antico”, ma credo che prima o poi troverà l'occasione di rientrare nel giro, anche se non è detto che sia la sua strada.

Inizia tutto con questa mia chiosa: "E tenete presente una cosa... una cosa che dentro non volete sentir dire: quelli bravi davvero li prendono subito."

Manuela: Non soltanto, Giuseppe. Lavorano anche quelli che hanno le amicizie giuste.

Giuseppe: Forse va detto che anche sapersi coltivare le “amicizie giuste” potrebbe essere considerato un merito, se l'autore in questione vale davvero.

M: E che i giovani esordienti non pensino che la buona volontà venga premiata.

G: No. Serve anche il talento. La buona volontà aiuta, come aiuta essere dei professionisti veri.

M: Quelli che lavorano sodo e con dedizione finiscono in mezzo alla strada come tutti gli altri, e senza nemmeno un "ciao".

G: Posso dissentire? Io, di autori validi "scaricati" ne vedo pochi. Dovremmo farla finita di comportarci da vittime. Dovremmo essere padroni della nostra vita e smetterla di considerare un nemico l'editore che ci pubblica. Nella mia ultima esperienza, che sto proprio vivendo in questi giorni con la realizzazione di “The Secret”, ho avuto una percezione molto diversa della faccenda. Tantissimi disegnatori mi hanno detto di “no”. Altri hanno chiesto se avevo una storia e quando gli ho detto sì, hanno cambiato opinione. Altri hanno affrontato l'impegno con superficialità, non rispettando la sceneggiatura, le indicazioni e la documentazione. Altri invece, hanno dato molto di più di quello che mi aspettavo. E la sai la cosa curiosa? Che a “tradire” sono stati proprio i “professionisti”, mentre gli esordienti al primo lavoro sono stati bravissimi e umili. Forse perché ancora non hanno capito come stanno le cose? Può darsi, ma sono certo che un paio di loro, tra qualche tempo saranno a lavorare per editori davvero grossi, mentre gli altri staranno ancora a barcamenarsi in qualche modo. Perdonami, ma quello che ci è successo (e che non rivelo per amicizia) avrebbe troncato le gambe a tutti, avrebbe fatto gridare allo scandalo su tutti i blog e i forum e poteva finire in tribunale. Invece io sono qui, insieme a colleghi disponibili e di valore a ritoccare le vignette fatte male e a cercare di salvare una barca che rischiava di affondare prima del varo.
Non sto incolpando nessuno.
Capisco che certe cose possano capitare e sto al gioco, ma d'ora in poi ascolterò con molta più sufficienza le lamentele degli autori verso gli “editori cattivi”. Non sempre a “finire in mezzo a una strada” sono gli autori.

M: E molto spesso non hanno nemmeno il tempo per migliorare nel corso degli anni, visti i tempi medi di consegna che vengono richiesti.

G: Dissento di nuovo. Guarda che disegnando tanto si migliora comunque. Se si smette di "crescere" è solo colpa nostra. Io capisco, e ci sono passato, che se c'è da pagare un mutuo siamo costretti a "trottare" con le consegne, ma non ce l'ha prescritto il dottore.
Si fanno delle scelte.
Alcuni preferiscono aspettare il "treno buono" e magari un giorno passa, altri, come il sottoscritto, fanno qualsiasi lavoro per andare avanti, perché altrimenti "si deve fare un lavoro serio e abbandonare i propri sogni".

M: Questo li danneggia ulteriormente, perché quando cercano di proporsi altrove si ritrovano con portfoli scarni e di qualità medio bassa.

G: E allora, se si vuole fare il "salto di qualità", o meglio, se si vuol provare a farlo, ci si prende tre mesi, sapendo che non si guadagnerà un euro, e si lavora ad un portfolio dignitoso. Ora stai a vedere che se i portfoli sono scarsi è colpa degli editori che ci pubblicano.

M: Ci sono davvero un sacco di buoni motivi per non fare fumetto.

G: Su questo sono profondamente d'accordo. Non facciamolo. Facciamo altro! Io è una vita che voglio darmi all'imbiancatura. Se domani mi chiuderanno tutte le porte in faccia, farò altro, e non è detto che continui a disegnare o scrivere. Cambiare è sempre fonte di crescita.

M: E solo chi osserva dalla distanza, avendo cambiato settore, può capire quanto questo mercato sia ristretto e limitato.

G: Anche dall'interno appare ristretto, ma sono le dinamiche umane che ci fregano.
I fumettisti sono persone che riflettono nel lavoro la loro personalità. Se un autore ha una crisi lo si vede nel lavoro che fa. Il fumettista non è tutelato, non ha pensione, non ha malattia, viene pagato spesso pochissimo, viene sfruttato, viene vessato, ma è libero. Libero anche di non consegnare la storia che aveva preso l'impegno di realizzare a 40 giorni dall'andata in stampa. Libero di cambiare lavoro e libero di fare altro. Le regole sono sbagliate e spesso non ci sono? Fare altro, cambiare settore è l'unica cosa da fare. Se un posto non mi soddisfa posso andarmene o cercare di cambiarlo dall'interno.
La sapete la leggenda curda della mosca e del leone?

"Un giorno la mosca ritrovandosi collocata sulla pancia di un leone, decise di diventarne amica e per fare questo tentò di attirare l'attenzione del re degli animali. Non riuscendo nell'impresa si avvicinò all'orecchio del leone invitandolo a stringere un patto di amicizia, ma il re non prese in considerazione la proposta, derise la mosca e la scacciò in malo modo. Quest'ultima meditò una vendetta e si infilò in fondo alle narici del leone disturbandolo notevolmente al punto da costringerlo a dare una serie di musate su una roccia finendo così con l'insanguinarsi il naso; a causa della presenza della mosca, il leone piano piano impazzì e si gettò da una rupe e morì. Appena un attimo prima la mosca uscì dalle narici per chiedere nuovamente al leone se voleva fare la pace e stringere una amicizia."
(Ringrazio Francesco Matteuzzi di avermela raccontata)
Capita la metafora?

M: E quanto danneggi le potenzialità stesse dell'artista.

G: Ma siamo artisti o artigiani? Io propendo per la seconda definizione, anche se vedo molti modesti artigiani comportarsi come "artisti", ma nella accezione negativa del termine: meteoropatici, non professionali, raffazzonati, primedonne mancate etc. Ci manca che devastino le camere d'albergo, poi siamo a posto.

Poi "Max" interviene:
Concordo pienamente con la brava Manuela Soriani. Del resto sono le stesse sensazioni che provo io leggendo le cose che escono in edicola

G: Un bel gatto che si morde la coda. E' sempre colpa del gatto. Forse la situazione è tale perché i lettori diminuiscono a vista d'occhio, oppure i lettori diminuiscono perché si fanno prodotti approssimativi e senza professionalità e amore? Anche in questo caso, nessun dottore prescrive l'acquisto di fumetti.

Grazie a Manuela e Max per il loro prezioso intervento.

19 commenti:

  1. >Il fumettista non è tutelato, non ha pensione, non ha
    >malattia, viene pagato spesso pochissimo, viene
    >sfruttato, viene vessato, ma è libero.

    O___O

    Giuseppe, spero che tu ti renda conto che qui c'è una contraddizione in termini grossa come una casa.

    Chi viene sfruttato, sottopagato, ecc. non è "libero".

    Una risposta così è la fotocopia del "se Lei non arriva alla fine del mese, si sposi uno ricco".

    Certo, è libero di andare a fare un altro mestiere (come ha fatto Manuela, e quanto meglio vive, ora!), ma allora abbiamo già riconosciuto che il fumetto (come industria organizzata) deve morire e diventare un hobby.

    Ma non è libero di fare il "suo" mestiere e di farlo bene.

    Quanto viene pagata una tavola dall'editore X?
    Quante ore servono per farla ad un livello decente?

    Da qui, si può calcolare la paga oraria di un fumettista, e il totale, per quasi tutti gli editori, è inferiore a quanto viene pagata una donna delle pulizie.

    Se vuoi, ci vediamo a Mantova. Di persona è tutto più facile, e per iscritto le polemiche sembrano sempre più aspre che di persona.

    RispondiElimina
  2. Ciao!
    Non entro nella dinamica della questione che pare essere molto concreta.

    Solo un punto mi fa strano del discorso di Giuseppe:
    è solo per natura lunatica che un libero professionista sceglie di non completare un lavoro? O ci sono altre cause?
    Se l'autore è lunatico, o se si rompe un braccio, o ha una colica, haimè, non c'è molto da fare.
    Ma forse capita che in corso d'opera cambi qualcosa, come ad esempio capita che l'autore scopra che le sue tavole verranno pagate meno di quello che era stato accordato in precedenza.
    E lo dico perchè haimè nell'italica ristretta cerchia fumettara è capitato anche questo.

    Dopo aver aggiunto questa variabile al discorso di Giuseppe, aggiungo che secondo me ha ragione: se sei bravo nel tuo lavoro difficilmente vieni accompagnato alla porta.

    Infine, aspetto con piacere The Secret, mi è piaciuto molto L'insonne e la prima serie di Cornelio, quindi penso mi piacerà anche questo. :)

    Alla prossima!
    k

    RispondiElimina
  3. Ciao Caro!

    Grazie per aver dato spazio al mio punto di vista.
    ^__^
    Questo è un post che meriterebbe risposta punto per punto, ma non credo di aver il tempo fisico per starci dietro.
    Non avertene a male.

    Io rispetto le persone che si fanno il mazzo per cercare di trasformare la passione di una vita in un lavoro, e stimo coloro che ci riescono, ottenendo buoni risultati e portando aria fresca nel settore.

    Io sono contenta di vederti felice e non voglio cercare di farti cambiare punto di vista.
    Io ho espresso la mia opinione che comunque non cambia.
    Io mi sono sentita troppo spesso "carne da macello" e mi sono stufata, non credo che ci sia crimine in questo.

    Forse c'è stato coraggio, piuttosto, visto che comunque rinunciare a farlo mi è costato molta sofferenza.

    Riproverò il mondo del fumetto, ma con maggiori tutele e maggiore distacco (troverò sicuramente una via!).
    In fondo penso che la mia salute valga di più, sia del mio artigianato che della mia arte.

    ;-)


    P.S. questi tanghi di sottofondo rendono i miei post davvero "maledetti"...
    ^___-

    Sono bellissimi!

    RispondiElimina
  4. Ho letto la risposta di Mattia dopo aver scritto la mia risposta.

    ...diciamo che secondo me questo stato dell'editoria spinge a una maggiore selezione naturale tra fumettisti. E' un male, perchè in effetti c'è vessazione (mi son fatta il mazzo a proposito di questo). Ma in questo modo quelli che sopravvivono sono gli autori più veloci e più capaci. Una vera giungla.

    Un disegnatore come Castellini, bravissimo ma lento, non sopravvive alla selezione, sigh.

    Saluti!
    k

    RispondiElimina
  5. Sopravvivessero "i più veloci e i più capaci" non sarebbe neanche male.

    Magari! Avremmo dei fumetti belli in edicola!

    Il problema è che c'è un gioco al ribasso sui pagamenti (quando non saltano fuori ritardi sui pagamenti o addirittura pagamenti mancati) da parte di tutti-tranne-Bonelli.

    E l'anzianità di servizio conta ZERO, perché le scuole di fumetto buttano fuori altre 200-300 persone L'ANNO disposte a lavorare per poco o nulla.

    Bonelli? Ha calato i compensi anche lui, non ai livelli vergognosi di tutti gli altri, ma è anche lui in esubero a livello di numero di personale.
    Alcuni dei quali non si preoccupano più tanto di essere bravi, conoscendo la politica di non-licenziamento di Bonelli.

    E non ho ancora iniziato a parlare di ghost, del fatto che un contratto scritto non te lo fa nessuno(*), della paranoia che serpeggia tra i disegnatori che, invece di fare fronte comune, sono dispostissimi a farsi lo sgambetto a vicenda per quel posto (sottopagato).


    (*) Chissà se ho ancora quella mail di quel redattore a cui chiesi se voleva che facessi due righe per la cessione dei diritti di una roba che avevo scritto per lui... Mi rispose con vere e proprie minacce, pensava che volessi approfittarmene. Certo, per due tavole di sceneggiatura su una pubblicazione minore avrei proprio potuto spillare miliardi. Branco di buffoni! >_<

    RispondiElimina
  6. X Mattia

    >"Il fumettista non è tutelato, non ha pensione, non ha
    >malattia, viene pagato spesso pochissimo, viene
    >sfruttato, viene vessato, ma è libero."
    >Giuseppe, spero che tu ti renda conto che qui c'è una contraddizione in termini grossa come una casa.
    >Chi viene sfruttato, sottopagato, ecc. non è "libero".
    >Una risposta così è la fotocopia del "se Lei non arriva alla fine del mese, si sposi uno ricco".

    No. Siamo alla solita vecchia questione: fare il fumettista non è come fare il barista o il manovale. Io la penso così. Punto. Mi volete spiegare chi ci "costringe" a fare il fumettista?

    >Certo, è libero di andare a fare un altro mestiere (come ha fatto Manuela, e quanto meglio vive, ora!), >ma allora abbiamo già riconosciuto che il fumetto (come industria organizzata) deve morire e >diventare un hobby.

    Ripeto, per me, il fumettista non è un lavoro normale, come il cantante non è un lavoro normale, come lo scrittore non è un lavorto. Ma voi sapete quasti scrittori vivono di scrittura? Pochissimi. E non si tratta di hobby.

    >Quanto viene pagata una tavola dall'editore X? Quante ore servono per farla ad un livello decente?

    Una mia amica, lavora al bar e la pagano 5€ l'ora. Io mi indigno più per lei.

    ****
    X Ketty

    >è solo per natura lunatica che un libero professionista sceglie di non completare un lavoro? O ci sono altre cause?

    Le cause sono certo che siano importanti e personali e non sono cause da imputare all'editore.

    >Ma forse capita che in corso d'opera cambi qualcosa, come ad esempio capita che l'autore scopra che le sue tavole verranno pagate meno di quello che era stato accordato in precedenza.

    No, no! Niente di tutto questo.

    ****

    X Manuela

    >Io sono contenta di vederti felice e non voglio cercare di farti cambiare punto di vista.
    >Io ho espresso la mia opinione che comunque non cambia.
    >Io mi sono sentita troppo spesso "carne da macello" e mi sono stufata, non credo che ci sia crimine in >questo.

    Le opinioni le possiamo condividere e guai a volerle imporre. Quindi le vostre opinioni sono davvero sempre ben accette.
    Molti hanno interesse a trasformarci in "carne da macello". Anche nella vita privata. Sta a noi far vedere che l'animaletto non è intenzionato a venedere cara la pelle e che qualche artigliata vuole darla.

    Un abbraccio a tutti e grazie!

    RispondiElimina
  7. >Sopravvivessero "i più veloci e i più capaci" non sarebbe neanche male.

    E i più belli, no? :P

    >Il problema è che c'è un gioco al ribasso sui pagamenti (quando non saltano fuori ritardi sui pagamenti o addirittura pagamenti mancati) da parte di tutti-tranne-Bonelli.

    Mah...
    Sul pagare poco possiamo parlarne. Ma attenzione a dire "da parte di tutti-tranne-Bonelli". Per quello che è la mia personalissima esperienza la Star paga regolarmente, e l'Astorina anche in anticipo.

    >E l'anzianità di servizio conta ZERO, perché le scuole di fumetto buttano fuori altre 200-300 persone L'ANNO disposte a lavorare per poco o nulla.

    Ci risiamo...
    Ma c'è l'anzianità di servizio nella musica? E in letteratura? Se l'autore è più bravo o quotato chiede di più e contratta.
    Sulle scuole io sono completamente d'accordo. ma cosa dovremmo fare? Impedire di frequentarle o di aprirle? D'altra parte si sa: "Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna".

    >Alcuni dei quali non si preoccupano più tanto di essere bravi, conoscendo la politica di non->licenziamento di Bonelli.

    Prima di tutto direi che non si tratta di "non licenziamento" perché non c'è assunzione! Poi ho continui esempi che le cose stanno cambiando.

    Un abbraccio!

    RispondiElimina
  8. Astorina, non so.

    Star paga regolarmente però mi pare che così, di punto in bianco, abbia calato i compensi di un 30% circa. Sbaglio?

    Anzianità di servizio: come può un autore diventare "bravo" se tutto ciò che pubblica è, come qualità, "cacata charta" perché deve fare una tavola o più al giorno?
    Se l'editore stesso non ha meccanismi, in azienda, per dare indicazioni all'autore su come migliorare? Quanti editori hanno un editor? Quanti editori sanno qualcosa di fumetto in generale (Leo Ortolani insegna, con il suo Editore Gattavolpi)?

    Fare il fumettista non è un lavoro "normale"? Per quale definizione di "normale"? Una tipo "tu fai una cosa e quella ti viene pagata in proporzione all'abilità, al tempo ed ai mezzi necessari per produrla"?

    Se è questa, in Italia il fumettista non è un lavoro normale, hai ragione! XD

    Spero di sbagliarmi, ma sento un po' l'odore (e non è un profumo) di quella mentalità che vuole l'autore povero-e-sofferente "sennò non è arte".

    E il problema è che molti autori CI CREDONO, e si sentono quasi novelli titani a combattere una battaglia contro il mondo, eroi per la sofferenza che patiscono "per l'arte". E così, rinunciano a fare un altro lavoro, magari altrettanto artistico, che paga meglio.

    Hai mai fatto caso che i più feroci critici di questo sistema sono proprio quelli che ne sono usciti?
    Sarà perché hanno visto situazioni più umane, o perché non devono più tenere le piccole vendette che gli editori possono mettere in pratica contro chi non fa l'omertoso?

    Vuoi un paio di esempi per quest'ultimo punto? Ho delle cose ad un tiro di Google da qui...

    RispondiElimina
  9. >Astorina, non so.

    Grantisco io.

    >Star paga regolarmente però mi pare che così, di punto in bianco, abbia calato i compensi di un 30% circa. Sbaglio?

    Forse il 30% mi pare tanto. A me non è capitato, ma pare che ad altri sia succeso. E' successo una volta.

    >Anzianità di servizio: come può un autore diventare "bravo" se tutto ciò che pubblica è, come qualità, "cacata charta" perché deve fare una tavola o più al giorno?

    La vecchia regola del "sono fatti tuoi". L'editore mica è una scuola? Anche perché se l'autore diventa bravo poi non vede l'ora di approdare (giustamente) a lidi più remunerativi. Se l'autore fa questo calcolo non vedo perché non lo possa fare l'editore.

    >Se l'editore stesso non ha meccanismi, in azienda, per dare indicazioni all'autore su come migliorare?

    Sì, corsi di formazione, avanzamento di carriera... Ma dai.
    Cos'è questa cosa della missione formativa dell'Editore? Come se fuori dal mondo del fumetto i datori di lavoro fossero dei missionari.

    >Quanti editori hanno un editor? Quanti editori sanno qualcosa di fumetto in generale (Leo Ortolani insegna, con il suo Editore Gattavolpi)?

    Quanti disegnatori non conoscono l'anatomia? Io trovo delle castronerie di storytelling grosse come una casa fatte da professionisti. Stai di nuovo accusando l'editore perché non è come lo vorremmo. Non lo è. Sono spesso raffazzonati, ma la perfezione non è di questo mondo.

    >Fare il fumettista non è un lavoro "normale"?

    No. Perche sostanzialmente i fumettisti non sono normali :D

    >Per quale definizione di "normale"? Una tipo "tu fai una cosa e quella ti viene pagata in proporzione all'abilità, al tempo ed ai mezzi necessari per produrla"?

    Lavoro normale: mi alzo la mattina, vado in fabbrica, mi faccio un culo così per fare cose che mi alienano.
    Lavoro creativo (fumettista, musicista, poeta, pisellatore): mi alzo quando mi pare, faccio qualcosa che mi gratifica e mi incazzo con l'editore che mi brutalizza. Ma almeno poi vedrò il mio fumettino stampato.
    Prima cosa, se fosse un lavoro normale dovremmo avere un contratto a tempo indeterminato.
    Se lo avessimo, i fumettisti in Italia sarebbero poche centinaia. Gli sceneggiatori ancora meno, perché le pubblicazioni importanti sono poche. Così i giovani autori scenderebbero in piazza al grido di: "LAVORO PER I GIOVANI! LAVORO PER I GIOVANI! LAVORO PER I GIOVANI!"
    Purtroppo, però, i giovani autori vedrebbero castrate le loro aspirazioni, perché i vecchi "parrucconi" sarebbero sempre attaccati alla scrivania, annoiati ma con la pensione assicurata.
    Ma la spinta dal basso non si può fermare!
    Allora nascerebbero case editrici indipendenti che permettono ai giovani autori di far vedere quanto valgono nella speranza di essere assunti dalle major.
    Quindi torneremmo alla solita situazione di giovani autori sfruttati. :)

    RispondiElimina
  10. >Spero di sbagliarmi, ma sento un po' l'odore (e non è un profumo) di quella mentalità che vuole l'autore povero-e-sofferente "sennò non è arte".

    Ma figurati! Assumeteci tutti!!!!!!!! :DDDD

    >Hai mai fatto caso che i più feroci critici di questo sistema sono proprio quelli che ne sono usciti?

    Sta nella natura delle cose.

    >Sarà perché hanno visto situazioni più umane, o perché non devono più tenere le piccole vendette che gli editori possono mettere in pratica contro chi non fa l'omertoso?

    Primo, fuori dal mondo del fumetto mi pare che sia proprio peggio :D
    Secondo, io non ho mai subito ritorsioni editoriali. Anzi... una... ma l'ho avuta vinta... alla faccia sua.

    >Vuoi un paio di esempi per quest'ultimo punto? Ho delle cose ad un tiro di Google da qui...

    No. Accetto solo vicende personali ;) Alla fine, sono sicuro che la verità stia nel mezzo. Gli editori sbagliano, gli autori sbagliano e anche i lettori, a volte, sparano sonore minchiate. Purtroppo il sistema non è cambiabile dalle pagine di questo blog!

    RispondiElimina
  11. x Giuseppe

    "No, no! Niente di tutto questo."

    meno male!!! Mi era venuto un coccolone temendo che fosse successo...
    Comunque, forza! :)
    k

    RispondiElimina
  12. Dunque avvocati, ingegneri, geometri, architetti, assicuratori, estetisti, parrucchieri, progettisti, programmatori, designer, pubblicitari, ricercatori...

    Tutti lavori "non normali" perché fanno gli orari che gli pare ed il loro lavoro ha una componente creativa ma sono soggetti alle richieste del cliente?

    Io, francamente, non vedo molto la differenza tra un fumettista ed un falegname.

    Non puoi, Giuseppe, trattare il problema come se fosse simmetrico, come se un autore avesse la stessa forza contrattuale di un editore.

    L'autore spesso ragiona "prendo quello che viene, e mando giù il rospo", l'editore "se non lo fai tu, ne trovo altri 10".

    Nessuno parla di "posto fisso a vita", non mettermi in bocca cose che non ho detto.

    Ok, -30% da parte della Star è successo "una volta", ma significa "da ora in avanti", non "una volta e poi torniamo a pagare come prima". -__-


    Altro fatto molto molto sospetto: POSSIBILE che a Lucca 2010 quasi nessun editore fosse presente alla Tavola Rotonda sul lavoro del fumettista?

    Io scommetto su "coscienza sporca" per l'assenza massiccia.

    Per esempio, guada un po' come commenta Taormina:
    http://ilblogdeltao.blogspot.com/2010/10/la-riunioneconvention-degli-autori.html

    "Nessuno vuole prendersi in casa dei rompiscatole".

    Non era NEANCHE una casa editrice, all'epoca del post, e già sapeva di poter MINACCIARE i suoi autori.

    Vedi tu se è una situazione vivibile.

    RispondiElimina
  13. Dunque, rispondo dal nulla a questo post perchè è davvero interessante come dibattito.
    Rispondo a quello che mi pare essere il tema origine: "E tenete presente una cosa... una cosa che dentro non volete sentir dire: quelli bravi davvero li prendono subito."
    Sni (nel senso sì e no), magari a quelli bravi chiedono di inviare delle prove, ma non è detto che poi arrivi una risposta.
    Esatto...una risposta.
    Se c'è una cosa che mi dà fastidio è proprio il non ricevere alcuna risposta! Insomma...cosa costa un: no? (sono esattamente due click e due battiture...tre se si vuole mettere il punto alla fine)
    Poi il bravo penso che sia più decifrabile in: quello che cercano.
    Partendo dal presupposto che mi è successo più volte comunque di pensare di non essere capace, non ho mai mollato.
    Sono ancora in "formazione" ma questo non significa che le cose che facciano non debbano avere valore.
    Il fatto che non ci siano contratti è palesemente illegale.
    Almeno stabilire e firmare un preventivo è d'obbligo.
    Forse alcuni giovani artisti hanno paura di far la figura di chi "se la tira" se stanno attenti a chiedere e pretendere determinate condizioni, oppure hanno paura che non gli si ripresenterà più alcuna occasione, oppure ancora hanno paura di sentirsi dire no e accettano tutto.
    Sarà che io questo atteggiamento non l'ho mai avuto, ciononostante spero di non essere passato per uno che "se la tira" piuttosto come uno che cerca di avere delle sicurezze (quelle minime indispensabili per lavorare professionalmente)
    E si badi bene che di cose gratis ne ho fatte(e ne faccio tutt'ora), ma cose organizzabili fra i lavori veri e propri (che ovviamente hanno la precedenza).
    C'è da dire che di cose gratuite ho sempre preferito farne per aiutare iniziative giovani a crescere, piuttosto che dare episodi di tavole a case editrici incerte(che riappaiono magicamente dopo due anni che gli avevi mandato il porfolio ad esempio...e due anni non è una cifra messa lì per esempio... ...).
    Questo perchè penso che ci si un'eccessivo individualismo nel mondo dell'Arte. Ogni artista cerca di prevalere sull'altro comportandosi in maniera scorretta e danneggiando l'intero sistema.

    Penso altresì che l'Arte sia dell'Artista...il compito dell'editoria sarebbe quello di Valorizzarla ed Organizzarla...ma siamo sicuri che queste cose non siano fattibili in altra maniera?
    Sono un sognatore utopico forse...

    Spero che il mio commento contribuisca ad animare questa bellissima discussione :)

    finisco col dire che si può vivere di Arte in milioni di modi diversi...e che fortunatamente l'Arte ha la particolarità quasi esclusiva (condivisa praticamente solo con la matematica) di essere lingua universale.

    Fill

    RispondiElimina
  14. Mattia, scusa, io ti dico che il fumettista non è un lavoratore "normale" perché è simile al musicista e allo scrittore e tu mi parli di architetti, avvocati etc? Se facciamo a non volerci capire va bene :P
    Fatti questa domanda: quanti potenziali clienti hanno un avvocato, un architetto e tutti gli altri che hai citato e quanti clienti ha un fumettista?
    Gli editori importanti (ovvero capaci di pagare) sono pochissimi.
    Già questo ci rende lavoratori atipici.

    Io la differenza tra mio padre, falegname e me, la vedo benissimo. Lui ha avuto nella sua vita decine di clienti diversi. C'è sempre bisogno di un falegname, ma non sempre c'è bisogno di un fumettista. Il nostro è un lavoro troppo specifico che risulta davvero difficilmente inquadrabile.
    Se è così "normale" come dici tu, com'è che in almeno 50 anni, nessuno è riuscito ha regolarizzarlo? Solo perché tutti volevano solo vessare i poveri fumettisti? :PPPP

    >L'autore spesso ragiona "prendo quello che viene, e >mando giù il rospo", l'editore "se non lo fai tu, ne trovo >altri 10".

    Perché non provi a proporre una soluzione?
    Se io mando al diavolo il mio editore (no, non lo farò :PPP), perché non mi assume o non mi fa un contratto, come posso impedire legalmente al mio editore di dare il mio lavoro ad un giovane autore che si venderebbe la mamma pur di pubblicare?
    Tu chiedi ad un idraulico un preventivo per fare l'impianto e lui ti chiede 1000€, poi chiami un altro e te ne chiede 500€. Da chi ti fai fare il lavoro?
    Lo stesso è per l'editore.
    Tui mi dirai che il lavoro fatto per 1000€ è fatto meglio e più curato... ma nel caso dei fumettisti spesso è il contrario... Lavora con più passione un esordiente che un professionista. Questa cosa mi passa sotto gli occhi continuamente.
    Spiegami per quale dannato motivo un editore dovrebbe cambiare prassi ed acquisirne una meno elastica e più dispendiosa.
    Voglio un motivo pratico, non etico. L'editore è un imprenditore.

    Capitolo contratto...
    Io sono d'accordo che l'argomento è trattato con superficialità da entrambe le parti e dovrebbe essere più rigido.
    Credo che un disegnatore dovrebbe firmare un contratto ogni volta che realizza un albo, come accade all'estero.
    Questo può essere ottenuto, anche se, è la mia modesta opinione, sarebbe inutile (Io non andrei in tribunale per 4.000 €. Poi, visto che la consegna avviene a blocchi, la cifra risulterebbe irrisoria).
    Volete essere pagati di più?
    Fantastico! Io sono d'accordo. Ma siamo sicuri che un disegnatore sia dello stesso parere?
    Immaginiamoci una storia di fantasia...
    Io, egocentrico giovane autore, esco da una scuola di fumetto. Mi credo un po' "Dio in terra", ma mi viene offerto un contratto a tempo indeterminato come fumettista a tempo pieno. La paga è di 1.200€ al mese (facciamo davvero fantascenza). Ma il giovane autore si propone alla Marvel che gli offre 200 dollari a tavola. Il giovane disegnatore capisce che potrebbe guadagnare parecchio e si licenzia.
    Forse l'editore italiano si ritroverà presto solo con disegnatori che scappano continuamente o con pessimi autori.
    Il problema alla base è: l'editore si approfitta e non si regolamenta perché trova sempre qualcuno che si "svende". Io, a questo mal costume non vedo rimedio, ma lavorerò "dall'interno" per migliorare le condizioni di lavoro di tutti.

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  15. Alla fine come fate a decidere fra voi chi ha talento e chi no?
    E' un giudizio troppo soggettivo, ogni editore sceglierà in base ai suoi gusti, è normale. Non è normale se poi vi tratta come degli schiavi e non come dei collaboratori, su questo sono pienamente d'accordo, ma essendo un imprenditore, a logica, sceglierà chi lavora con serietà a prezzo vantaggioso per lui.

    Per fare un fumetto meritevole di lode però ci vuole una certa classe, originalità, voglia di trasmettere qualcosa (informazioni, emozioni) e tanta professionalità (rispettare i tempi di consegna, per esempio).
    Non credo che tutti siano adatti a questo lavoro, non basta avere uno stile grafico "alla Manara" o uno stile di sceneggiatura aulico "alla Recchioni".
    (Se invece sapete tirar fuori una cosa al pari di Watchmen, tanto di cappello, l'editore che non vi pubblica è un pazzo! :P).

    Riprendendo il discorso di Di Bernardo, per esempio, che razza di professionalità sarebbe quella di prendersi l'impegno di disegnare "The Secret" e poi rifiutare?
    Se io fossi un editore, non li vorrei mai individui simili a lavorare per me.
    La professionalità dev'essere reciproca.

    "i lettori diminuiscono perché si fanno prodotti approssimativi e senza professionalità e amore"
    Ecco, è questa la verità.
    Ho letto in questi commenti tanto parlare di soldi, pagamenti, contratti etc.
    Per carità, capisco che dovete mangiare, ma io sono più per la teoria esposta da Di Bernardo:
    "altri, come il sottoscritto, fanno qualsiasi lavoro per andare avanti, perché altrimenti "si deve fare un lavoro serio e abbandonare i propri sogni"."

    Credo che la colpa sia da parte degli editori (per vari motivi che avete detto, non voglio ripetere le solite cose) quanto dei fumettisti che non sanno più divertirsi nel loro lavoro (sempre parlando in generale). ;)

    "Una mia amica, lavora al bar e la pagano 5€ l'ora. Io mi indigno più per lei."
    Questa è la sacrosanta verità.

    E' il mio modestissimo parere, sicuramente ne saprete meglio voi visto che, al contrario di me, siete nel settore. ;)

    _Danny_

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  16. Daccordo con Giuseppe al 100%.

    Io sono stato pagato sempre per tempo e per quello che ho chiesto in Star, se fossi agli inizi accetterei ad occhi chiusi aspirando di crescere.

    Dei tanti che sento lamentarsi in questo periodo alcuni hanno accettato senza problemi i ribassamenti che vengono citati in questi commenti, io sono stato il SOLO a rifiutare e ad ottenere quello che avevo richiesto.
    L'editore è un imprenditore e fa gli interessi dell'Azienda io come libero professionista posso scegliere di accettare o meno contratti e i committenti.
    Si può migliorare il sistema fumetto ma pretendere l'assunzione quando l'Italia presenta un altissimo tasso di disoccupazione da l'idea che si perda il contatto con la realtà.

    Se esordissi ora accetterei di lavorare a The Secret e darei l'anima per far del mio meglio, per Nemrod ho fatto un albo in 2 mesi e mezzo, praticamente non uscivo di casa malgrado i tempi e ho dato del mio meglio.

    Senza offesa ma oggi i disegnatori sono sempre di più e la qualità è in crescita, io non posso pretendere che il mondo si fermi semmai devo cercare di guardare avanti e migliorarmi (anche perchè sono cosciente di poter dare di più).

    Fare le corna se mi superano in autostrada non mi evita di respirare il fumo di chi mi supera.

    Il portfolio si può aggiornare nei ritagli di tempo, pretendere di utilizzare l'editore come stage è ridicolo.
    Se il portfolio è scadente o non aggiornato la colpa è solo dell'autore.
    Quando portavo il mio book in Bonelli ho preso quattro anni di categorici NO! di certo non credevo che la colpa fosse del mondo o della società, forse non mi rendevo conto dei miei limiti ma almeno ho cercato di superarli.

    La professionalità impone di portar sempre a termine il lavoro, preferisco che si dica che sono professionale piuttosto che simpatico e gentile.

    Quando ci si circonda di persone che ti fanno i complimenti perchè ti trovano simpatico e gentile si ha una visione esaltata del proprio lavoro.
    Esser stronzi alle volte ti permette che le persone siano più sincere.
    I fan lasciamoli ai gruppi musicali e agli attori noi come disegnatori è meglio se perdiamo più tempo a testa bassa sul foglio.

    Ciao a tutti IL BUON AMBU.

    Ps. La Cintiq non fa disegnare meglio ;-).

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  17. Eccomi di ritorno da Mantova.

    La Star a quanto pare è indietro nei pagamenti con qualcuno e con qualcuno no.

    Ovvio che se sono loro ad essere fessi e a non volere contratti scritti, o all' "anonimo disegnatore" viene presentata una ricevuta in cui si vede che gli è stata versata la cifra pattuita (verbalmente) entro i 60 giorni pattuiti (verbalmente), oppure il disegnatore (da professionista con un minimo di rispetto per sé stesso) sospende il lavoro.

    Al fake del Cpt. Ambù (perché il Cpt. Ambù che ricordo io era molto più feroce sul maltrattamento agli autori a suon di promesse mancate) rispondo che la qualità ARTISTICA degli autori è in crescita.

    La qualità delle USCITE è in calo. Meno soldi = tempi di consegna assurdi + disegnatori esordienti che non sono abituati a correre e "tirano via".

    La soluzione è:

    1) CONTRATTI SCRITTI

    2) farli applicare (ma questo è un problema di tutta l'Italia, sistema giudiziario ingolfato, leggi carenti, governo che fa leggi per sé più che per il bene collettivo).
    Dove "farli applicare" significa anche poter sputtanare pubblicamente chi ti racconta BALLE.


    Non c'è fumettista USA che non conosca questo sito:
    http://www.unscrewedcomic.com/letter/index.php

    Ora, immaginate cosa succederebbe se un sito simile venisse creato in Italia, quante risate.

    All'estero, la NORMALITÀ è "tu dare cammello, io dare oro".

    Qui no, gli editori si fanno negare al telefono, scappano con la cassa, fanno fare ghosting agli esordienti, gli chiedono una tavola e mezza al giorno come ritmo di produzione... MA SIAMO IMPAZZITI?

    Poi succedono cose come questa, che lasciano astio, veleno e sospetti sul campo:
    http://fumettidicarta.blogspot.com/2009/07/trigger-chiude-in-anticipo-e-ade-capone.html


    3) invece di spendere soldi per portare i personaggi famosi nel mondo del fumetto, sono i personaggi famosi che devono fare pubblicità al fumetto fuori dall'ASFITTICA cerchia di lettori sempre più delusi.

    E non mi venite a dire che Valentino Rossi e Lucarelli si sono fatti mai vedere in pubblico con il "loro" fumetto in mano. -__-

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  18. Sono io non il Fake. Sono sempre lo stesso l'unico non pagato dalla free perchè non ero paziente come tanti altri, ma di certo non ho visto nessuno che si è sollevato in mio favore.
    Lo stesso Cap Ambù a cui è stato detto che chiedere quant'è la paga mentre si contratta con una casa editrice è un errore.
    La casa editrice era la Sunset si proprio la fanta casa editrice a cui tanti di quelli che si lamentano hanno collaborato, rispondendo ad un personaggio misterioso e inesistente all'anagrafe che si presentava con l'appellativo ultimo, quindi se proprio si deve parlare di professionalità facciamolo anche in questo caso.
    Io con Nemrod sono arrivato a fare quattro tavole al giorno e proprio grazie a quel numero ora lavoro in Bonelli, quindi si può fare.
    Per esperienza personale la Star mi ha pagato regolarmente e per la cifra che ho preteso, quindi la correttezza professionale se poi si parla di comportamenti è altro discorso, ma quelli si risolvono parlando a quattr'occhi con i diretti interessati.
    Se non voglio lavorare per una casa editrice non ci lavoro, a volte può capitare un ritardo nei pagamenti ma se è regola finisco il mio fumetto e interrompo la collaborazione.
    Perchè finire il lavoro? Semplice perchè interromperlo crea danno a tutti quelli che ci lavorano, il curatore, gli altri disegnatori e ai lettori.
    Finito il numero mi faccio pagare e chiudo i rapporti con la casa editrice di cui non parlerò di certo bene.
    Ripeto l'editore fa i suoi interessi, concordo con il bisogno di un contratto ma trovo che questa sollevazione popolare sia un sintomo di una crisi di carenza di lavoro, per anni si è lavorato pure peggio di adesso ma nessuno si lamentava (ho buona memoria), mi sono ritrovato una volta senza paga e una volta fuori dalla serie mentre i coniglietti stavano a calduccio nella tana, ora c'è la rivolta dei coniglietti suicidi.
    Il contratto ci vuole e ben venga, ci vuole una politica di distribuzione migliore e magari una seria discussione sul diritto d'autore.

    Se un fumetto è fatto male chiude, se chi lo fa è incompetente e vuole fare il furbo scompare, abbiamo degli esempi favolosi in edicola.

    Riguardo al fatto che qualcuno ha lavorato anche per conoscenza sono daccordo, ma comprendere i propri limiti aiuta a superarli, forse se si guarda ai casi dove si vede la qualità più che quelle minoranze che arrivano per conoscenza si riesce a lavorare.
    Poi siamo certi che noi tutti (presenti in questi commenti) non abbiamo lavorato solo per conoscenza?

    In america funziona meglio? Andate in america, ma li pretendono un certo standard qualitativo e sopratutto oggi lavori domani sei a casa, questo è essere liberi professionisti.

    Ho lavorato in pubblicità, non c'è contratto ma solo lettere d'incarico, ho disegnato come aschitetto d'interni in nero e senza contratto, ho lavorato a teatro dove la diaria era più alta della paga e in caso di infortunio prendevo una miseria il fumetto è solo un settore dei tanti.
    In Italia c'è un problema di etica, correttezza e corruzione ma tutti si muovono su quei binari anche se tutto è sbagliato.

    La verità è che in Italia ci si sveglia solo quando si è col culo per terra e in quei momenti si è più deboli, perchè c'è poca richiesta e tanta mano d'opera.

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  19. Per prima cosa quoto completamente quello che dice Fabiano e poi torno a dedicarmi a Mattia :D

    >La Star a quanto pare è indietro nei pagamenti con qualcuno e con qualcuno no.

    Questa è una tua affermazione e ti prendi tutte le responsabilità di quello che dici. A me non risulta. Spesso, in questi casi basta telefonare in amministrazione. Lì nessuno si nega o scappa.

    >la qualità ARTISTICA degli autori è in crescita. La qualità delle USCITE è in calo. Meno soldi = tempi di consegna assurdi + disegnatori esordienti che non sono abituati a correre e "tirano via".

    Vedi, sono reduce da una chiecchierata con un editore importante e che conosco personalmente. Uno da edicola che produce "bonelliani". Sai cosa mi ha detto: "Le vendite di una serie scadente sono le stesse di una serie curatissima." Mi ha fatto i nomi delle testate e io stesso stentavo a crederci. I lettori sono sempre meno e investire una valanga di soldi non vuol dire agganciare certamente lettori. Mi spiace. Questa equazione non funziona. Il successo è un'alchimia. Tutti sono bravi con la formuletta del successo. Da fuori ;)

    > Contratti

    I contratti scritti sono esticamente giusti e auspicabili.
    Vi invito anche a sputtanare pubblicamente chi non li rispetta.
    Sarebbe duopo anche delle pezze d'appoggio, sennò si va sul sentito dire e ci si becca una denuncia.

    >Ora, immaginate cosa succederebbe se un sito simile venisse creato in Italia, quante risate.

    Aprilo tu :)
    Ma in realtà, con chi ce l'hai Mattia? Fai i nomi tu per primo! E dimmi che ti hanno fatto! Sputtanali! Però non fare di tutta l'erba un fascio ;)
    Poi, a me che sono marcio, sotto sotto, mi viene da pensare che a qualcuno, parlare male di un editore che magari ha rifiutato un progetto, potrebbe essere un buon modo di vendicarsi. Le illazioni sulla rete sono all'ordine del giorno. meglio non cascarci ;)

    >All'estero, la NORMALITÀ è "tu dare cammello, io dare oro".

    Certo. Infatti "all'estero" io non sono stato pagato per mesi dagli Humanoides, che poi hanno patteggiato metà del compenso ed evitare casini peggiori.
    Non prendertela, mi sa che stai scivolando lungo chiglia della demagogia ;)
    Ovunque ci sono editori buoni e altri truffaldini, come ci sono autori eccellenti e mediochri, professionisti e cialtroni. Poi, spesso, c'è il caso che genera rapporti finiti bene e altri finiti male.

    >Qui no, gli editori si fanno negare al telefono, scappano con la cassa, fanno fare ghosting agli esordienti, gli chiedono una tavola e mezza al giorno come ritmo di produzione... MA SIAMO IMPAZZITI?

    Ovvio che sono d'accordo con te sugli editori farabutti, ma per il resto "chiedere" vuol dire "chiedere" e non "pretendere". Fare il ghost spesso è utile a tutti, a chi lo fa e a chi è aiutato.
    Cos'è? se chiedo di fare 25 tavole in un mese, pagando regolarmente, l'autore deve sentirsi offeso? :DDDDDD

    >Poi succedono cose come questa, che lasciano astio, veleno e sospetti sul campo.

    Scusa... che cavolo centra? Tu eri a supervisionare gli incontri tra autore ed editore? Un divorzio lascia sempre strascichi. Sapresti dirmi di chi è la colpa? Sono cose che succedono.

    >invece di spendere soldi per portare i personaggi famosi nel mondo del fumetto, sono i personaggi famosi che devono fare pubblicità al fumetto fuori dall'ASFITTICA cerchia di lettori sempre più delusi.
    E non mi venite a dire che Valentino Rossi e Lucarelli si sono fatti mai vedere in pubblico con il "loro" fumetto in mano. -__-

    Mattia Bulgarelli sale sullo sgabello e arringa la folla al parco! :D
    Non saprei di Valentino, ma ti do una notizia: Carlo Lucarelli non ha preso un centesimo dell'operazione Cornelio, pur parlando di Cornelio/fumetto anche in TV (RAI): http://www.cornelio.biz/intervistenea.htm

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